Racconto dei
fatti.
Questa pagina riassume i fatti ed eventi
principali.
Un racconto molto più preciso e lungo è contenuto nel pdf "Sopravvissuti".
Questo racconto è formulato in maniera diversa da quello presente in
prima pagina: qui si trovano alcune foto ed è affrontato in maniera più
umana.
Riassunto:
Nati
fra fine anni sessanta e inizio anni settanta in terra veneta,
abbiamo
studiato a Padova. Da metà anni 90, abbiamo e
lavoriamo in
una software house. Verso la fine del 2000 si
respirano brutte arie in paese e cambiamo provincia
. Il cambio della
sede e della residenza ci concedono solo qualche anno di
tregua,
ma verso il 2004 ricominciano fatti contro il nostro
patrimonio e contro le nostre persone che ci costringono questa
volta,
per difenderci! A chiedere aiuto alle autorità.
Tra fine 2004 e primi mesi 2005 nascono vari esposti inviati alla
Procura di Roma. A Roma emerge fin da marzo che molte delle
carte
da noi spedite non sono addirittura pervenute. Siamo
impreparati
e sotto shock per quanto successo. Tornare indietro non si può e
segue
dunque
ri-deposito delle carte e una
denuncia contro la Procura di Roma per la sottrazione e/o
smarrimento
di tali esposti depositando anche le ricevute timbrate da
tale Procura
[n]!
Roma non
fa nulla e non indaga su quanto accaduto al suo interno.
Interviene la
Procura di Napoli con una
denuncia contro alcune persone della Procura di Roma. Aperto il
procedimento penale viene trasferito per competenza a Perugia.
A Perugia il magistrato non risolve nulla. A questo punto
interviene la
Procura di Firenze con il PM Rosario Minna che chiede informazioni
sul
procedimento. Ma Minna poco dopo viene trasferito alla corte di
Ferrara
e poco dopo preso dentro uno scandalo viene estromesso dall'ordine
dei
magistrati e muore. Nel frattempo noi siamo costretti
letteralmente a
scappare dal Veneto, ma in ogni posto dove tentiamo di rifarci una
vita
sorgono problemi, segno che quel potere che avevamo denunciato è
forte
e ci vuole morti. Quel potere ci fa perdere il lavoro ad Assisi
nel
2006 come a Terni nel 2007 e a Pescara nel 2009 e così
via...
n
condizioni economiche disastrose siamo costretti a chiedere aiuto
ai
preti e alle associazioni che si occupano di queste cose... Ma
ogni
volta che ci rivolgiamo a tali enti caritativi per noi troviamo
sempre
e solo predisposta la strada del tornare in Veneto. Questa
situazione viene
evidenziata poi in esposto/denuncia contro il direttore della
Caritas
di Assisi...
La dinamica di quanto
succede poi è in fotocopia e sembra quella di un doppio
legame in
psichiatria: ti faccio perdere il lavoro, ti metto in
condizioni di non
trovarne e/o farne altri, e ti accuso che non hai voglia
di lavorare.
Come conseguenza una vita ai margini. A richiesta di
delucidazioni,
viene spiegato a chi le chiede, che si è persone soggette
a un certo
disordine morale, incapaci di vivere socialmente e felici
di vivere da
zingari. Viene inoltre spiegato che abbiamo dei parenti in
Veneto che
sarebbero ben contenti di aiutarci. A richiesta di aiuto
viene
consigliato a chiunque venga in contatto con noi, dalla
Caritas alle
forze dell'ordine, di rimandarci in
Veneto
[n]
.
Negli
anni risultano coinvolte molte persone, chi in buona fede e chi
no. Di
sostanza quel potere, attraverso conoscenze o soldi o amicizie,
comincia con attivare un apparato di diffamazioni per far
nascere un nucleo di persone ostili
[n]
...
E' successo ad esempio nel 2010, quando qualcuno cominciò a dire
che eravamo dei
criminali e fece in modo che tali diffamazioni passassero di bocca
in
bocca fino ad arrivare alle forze dell'ordine.
Le
forze dell'ordine poi intervennero, facendoci uno sfratto illegale
e
presentandoci con un foglio di via. Elencarono sul foglio che
eravamo
delinquenti ma senza specificare quali reati avessimo compiuto e
nemmeno indicazioni circostanziate dei presunti reati. Non fummo
avvertiti per il foglio di Via e non ci fu data la possibilità di
difenderci e/o replicare o un confronto con le fantomatiche
persone che
ci avevano dipinto in tale maniera. Tutte ipotesi le loro che non
trovarono mai atti concreti e reali. L'avvocato replicava che era
evidente che la polizia aveva agito in quella maniera per
sfrattarci
senza ricorrere ai costosi procedimenti di legge previsti per lo
sfratto. In tale maniera avevano ottenuto tutto senza spendere un
soldo...
Dopo questo foglio di Via, dal 2010 al 2014 viviamo addirittura
senza
un tetto e senza l'aiuto degli enti caritativi, ma con il solo
aiuto di
alcuni privati. Non è possibile fare nulla per sistemare la cosa,
perché nell'operazione infame sono coinvolti il parroco, il
sindaco, la
polizia di stato e i carabinieri. Qui si raccontano di essere
tutta
brava gente generosa e se qualcosa va storto ovviamente è colpa
degli
altri. Così chi fa il male poi fa altro male per nascondere il
male
precedente... Se qualcuno chiederà a questa gente perché non siamo
stati aiutati, risponderanno: "non hanno voluto essere
aiutati".
Dal 2012 spieghiamo quanto accadutoci con il termine "Mobbing
Sociale"
o Organised Stalking e/o Gang Stalking. In questo fenomeno sono
coinvolti vari personaggi ed autorità. Chi fa partire queste
azioni è
però un potere ben preciso che molte volte è esterno al luogo ove
si è
manifestato il fenomeno...
Dal 2014 al 2017 io Matteo torno a vivere in
una casa e in una famiglia pugliese, e dal
2016 anche Giovanna. Ma anche qui questi poteri agiscono nel non
permettere di rifarsi una vita in varie maniere e con diversi
espedienti. Nel 2014 mi rubano i documenti (passaporto, carta
identità... ) e non posso rifarmeli perché non ho più nessuna
residenza. E non posso mettere residenza perché dove abito è una
casa
del comune data solo alla famiglia che
mi ospita, ma io non posso mettere residenza perché il contratto
lo
vieta. Senza documenti e
residenza niente medico e tessera sanitaria e mancato accesso ad
aiuti,
contribuiti e soprattutto niente lavoro! Si cerca la via di
fare
la residenza nella casa del prete, come era già stato fatto per
altri,
ma quella dell'anagrafe dice "stop basta residenze nella casa del
prete".E alla fine anche la famiglia si stanca e scoppia nel 2017.
Contattano i parenti di Matteo e Giovanna e sono rimandanti
di
nuovo in strada...
Sullo sfondo di tutta questa storia tanto dolore e una situazione
mai
presa in carico dalle forze di Polizia che non hanno mai voluto
mettere
un freno a quel potere veneto, anzi in alcuni casi sporcatesi pure
con
la loro inazione o con il prestarsi a atti vili.
Finisce nel novembre 2017, con i servizi sociali che non
concedono la
residenza nemmeno al solo fine di rifarmi i documenti. Finisce con
il
personale
dell'anagrafe, con i vigili urbani, con i carabinieri....
tutti a
guardare
adesso cosa potrà succedere...
Cosa farà l'uomo adesso rimesso in
strada senza documenti e senza soldi?
E proprio in quel frangente qualcuno si preoccupa di avvisare i
parenti
che cominciano a tempestarci di messaggi e telefonate. Pronti a
riportarci in Veneto...
La particolarità è che
nella storia vi sono pure incluse molte persone che sono state
convinte
in buona fede di stare a fare la cosa giusta. Ma è proprio questa
la
forza di quel potere: coinvolgere persone anche in buona fede ed
agire
in background in maniera invisibile.
NARRAZIONE
Fino
al 2004 una vita come lavoratori, con una casa con un mutuo come tanti
altri cittadini.
Nel 2004
subiamo l’attacco definitivo di uno stalker.. Ma lo “stalker”
è
solo una pedina in un gioco più grande che parte dalle nostre famiglie
e dal circolo di dove siamo nati fatto di normali operai,
imprenditori nazionali e internazionali, militari di alto lignaggio,
gente di chiesa, ...
Cominciamo
a scrivere alle autorità il giro di
amicizie dei parenti e quello che accadeva nel circolo degli “amici”.
Ma non ci affidiamo a Padova o Vicenza —dove sarebbe naturale— ma a
forze esterne che possono capire il fenomeno con più obiettività. Non
ci rivolgiamo a Padova, semplicemente perché uno dei nostri zii
andava fiero di avere come informatori i carabinieri di Padova per i
procedimenti in Procura di Padova!. Ci
siamo rivolti
prima ai carabinieri di Rovigo, e poi alla Procura di Roma di
piazzale Clodio e al Presidente della Repubblica.
A Roma e al
Presidente della Repubblica (allora Mr. Ciampi) mandammo per
raccomandata vari esposti da
Novembre 2004 a Maggio 2005, ma quando in marzo andammo alla Procura
di Roma a chiedere
a quale magistrato fossero stati assegnati i fascicoli, gli impiegati
ci dissero che solo il primo della lunga serie di raccomandate era
pervenuta: delle altre non
vi era traccia! Una persona intuendo il grosso del problema, ci
consigliò di rivolgerci ad un’altra Procura. Il primo esposto, che era
l’unico pervenuto, fu aperto da un certo dottore Verusio
(diventato famoso per il caso sulla "Concordia") e
mandato a Padova per competenza (Verusio dunque ignorò quanto da noi
scritto sull'esposto relativamente a possibili collusioni all'interno
della Procura di Padova). Andammo anche al
Quirinale per
avere informazioni della copia (sostanzialmente identica salvo le forme
di rito) e ci dissero che i documenti erano stati inviati al Ministero
dell’Interno e poi dal Ministero erano andati in Prefettura di Padova.
Tornati a Padova controllammo dal prefetto, ma tali documenti,
che erano stati inviati da Roma, tanto per cambiare, non
risultavano inseriti nel database! O almeno così ci dissero.
Oltre
metà aprile 2005
tornammo a Roma e verificammo se era arrivata o scomparsa la posta che
avevamo inviato per raccomandata ad inizio marzo: essendo ancora
mancante consegnammo per l'ennesima volta tutto il materiale
all’ufficio primi atti,
facendoci fare un bel timbro sulla nostra
copia
(pensammo, sbagliando, che
questa volta la documentazione sarebbe pervenuta di certo visto che la
consegnammo a mano! Ma non fu così!).
Tornati
a casa, a fine aprile preparammo una denuncia contro ignoti per
appunto la
sottrazione e/o smarrimento della serie di fascicoli inviati da
dicembre 2004 a marzo 2005. Spedimmo anche questa denuncia tramite
lettera raccomandata alla
Procura (senza includere la copia di atti scomparsi). Questa denuncia
corrispondeva oramai alla nostra settima raccomandata nella lunga
serie
inviata alla Procura di Roma. Le varie raccomandate le abbiamo nominate
poi con R1..R8, mentre i due atti depositati a Roma li abbiamo chiamati
D1-D2. Il malloppo totale a maggio 2005 era di 7 raccomandate, 2 atti
depositati all’ufficio primi atti, qualche email alla Procura.
La foto
sotto riportata mostra l'elenco delle ricevute degli atti inviati e/o
depositati in Procura.
Di tutto il malloppo sopra indicato sapremo solo in novembre 2005,
tramite un fax proveniente dalla Procura della Repubblica di Roma, che
solo la nostra raccomandata
R7
era pervenuta: del resto non vi era traccia (la prima non conta, perché
era stata inoltrata a Padova e non l'avevamo dunque inserita nella
lista degli atti scomparsi...) .
Ecco qui uno stralcio del fax arrivato da Roma:
Quanto
indicato qui sopra scritto per mano del magistrato e/o suo
incaricato,
in breve voleva dire che tutto quello che avevamo
spedito/depositato
prima
dell'R7 e dopo l'R1, non era mai pervenuto! Spiego meglio:
l'esposto R7 indicava la
sottrazione e/o smarrimento degli esposti precedenti fornendo
ovviamente una lista del materiale scomparso... Il
magistrato, come vedremo meglio in seguito, pur iscrivendo il
reato specifico numero 616 c.p., inerente lo
smarrimento/sottrazione di documentazione , non risolveva affatto il
caso. A detta sua non
vi erano elementi utili per risolverlo! Dunque non si poteva sapere se
era stato un furto o
uno smarrimento... Mancando elementi non si poteva procedere e dunque
fu archiviato tutto. Ovviamente non si preoccupò di parlare con
noi in proposito: l'unica comunicazione fu quella sopra esposta.
La
controreazione
Ora
torniamo un po’ indietro. Dal momento che cominciammo a scrivere
i documenti alle autorità le cose peggiorarono di brutto.
Cominciò in
particolare a diffondersi una serie di diffamazioni sul nostro conto:
si spargevano a macchia d’olio sul lavoro, sulle forze dell’ordine
locali e sul Comune di residenza. Un fenomeno inarrestabile! Non
solo, in più alcune nostre pratiche normali cominciarono a subire
anomalie, rallentamenti e addirittura smarrimenti anche
all’interno di vari uffici
dell'Amministrazione Pubblica e in alcuni istituti bancari! Oltre che
problemi nella consegna della posta, violazione di domicilio,
minacce... Continuavamo a chiedere
un aiuto alle forze dell’ordine e ai magistrati e nessuno si faceva
sentire.
Andammo
avanti per vari mesi, coi nervi a fior di
pelle, con gente che ci veniva a perseguitare sotto casa . La paura era
di casa.
Finché
in marzo 2005, sotto stress mi capitò un incidente. Presi una forte
scossa e sotto stress per i fatti narrati, uscii e mi scaricai
danneggiando alcune auto dei vicini parcheggiate davanti casa. Fu un
attimo: quella scossa fu come una bibita drogata che mi fece perdere la
ragione per pochi attimi.
L’incidente fu strumentalizzato dai carabinieri padovani che ne
modificarono la dinamica: in particolare dal vice-comandante. Il
tal maresciallo si faceva chiamare comandante pur non essendolo...
Il maresciallo
mi fece passare per un soggetto paranoico e convinse i vicini a farmi
denunciare per minacce: curiosità è che non avevo nessun rapporto con
tali persone delle quali non conoscevo nemmeno il nome! Nel verbale fu
completamente omesso il fattore scossa elettrica (il contatore
segnò un sovraccarico dell'80% per due giorni! E per due ore fu
impossibile ripristinare la corrente elettrica).
Ora
questo passo è molto importante. Ora se vi ricordate, di tutti gli
esposti che avevamo inviato a Roma:
il primo era veramente arrivato e fu letto dal magistrato
Verusio. Era poi stato inviato per
competenza a Padova. Dunque al momento dell'incidente era già arrivato
per competenza al maresciallo padovano per le indagini, visto che
a Padova era arrivato tre mesi
prima dell'incidente, e a Padova lo mandarono per competenza molto
probabilmente ai carabinieri della locale stazione per il principio
della competenza .
Fatalmente
evidenziamo come tutti gli esposti inviati successivamente
all'inoltro del primo esposto a Padova non pervenirono a
Roma! Un
caso? L'unico che pervenne fu un esposto inviato in incognito
con un altro nome: l'R7! Un altro caso? Allora questo
maresciallo
sapeva probabilmente tutto ma non aveva mosso un dito?! Cosa
poteva centrare eventualmente lui con la sparizione di tali
documenti?
Torniamo
all'incidente che ho avuto in marzo 2005: il maresciallo cominciò
a dirigere la situazione in modo da farmi
considerare un mitomane, un paranoico. E nascose completamente la
vicenda delle raccomandate sparite a Roma... Ma non solo. Cominciò con
questa tecnica ancora prima di vedermi, perché anche se
l'incidente capitò il 25 marzo 2005, lui mi vide per la prima volta il
13 aprile... Ciò vuol dire che mi indicò come paranoico e mise in
azione il suo piano ancora prima di vedermi!
Io e mia
moglie ci eravamo decisi,
vista la situazione, di depositare anche li da
loro per le carte sparite a Roma: ma questo maresciallo che si faceva
chiamare "comandante" non solo si
rifiutò di prendere tale carte, ma continuò a considerarci come
persone che farneticavano.: dunque dovevamo essere sottoposti a visita
psichiatrica!
La lettera di cui sopra mi arrivò a casa dopo l'incontro con il
maresciallo
P.P..: mi si dice di presentarmi a farmi una visita psichiatrica!
La spiegazione di questa
lettera, da parte dell'avvocato
professionista a cui ci eravamo rivolti per ottenere aiuto era
chiara:
“vogliono
insabbiare tutto e farvi passare per matti”,
ci disse.
Nell’ottica di arrivare a portare a termine il suo progetto, il
maresciallo fece degli abusi d’ufficio: era stato lui a fare pressioni
sulla dottoressa che sottoscrisse tale lettera. Situazioni che molto
probabilmente continuò a fare negli anni successivi.
Il nostro avvocato ci disse subito che la procedura non era legale e
non doveva essere fatta nessuna visita! Si
mandò dunque una lettera al responsabile superiore della dottoressa
Chieco chiedendo
spiegazioni!
Non ci fu nulla da fare, alcuni carabinieri al comando ci
venivano a rompere le scatole e volavano bestemmie! Per tutelarci
dovemmo emigrare!
Avere
paura dei carabinieri di Este non era pura follia. Una notizia del 30
luglio 2015 lo conferma:
"Hanno
ucciso un uomo nudo e disarmato. L’hanno freddato i
carabinieri in
mezzo alla campagna. Mauro Guerra, 33 anni,
laureato in Economia
aziendale, dipendente di uno studio di commercialista di
Monselice,
buttafuori per arrotondare in un locale di lap dance, pittore e
designer per passione, è morto dissanguato dopo che un colpo di
pistola
gli ha oltrepassato il fianco destro. È successo ieri a Carmignano
di
Sant’Urbano, un paese dove tutti conoscono i carabinieri per nome.
Lì
la gente li conosce uno per uno perché loro sono la Legge. Solo
che
quella stessa Legge, ieri, ha tolto la vita a un uomo disarmato.
Violento ma disarmato. l colpo fatale. Gli ha sparato il
comandante di stazione, il maresciallo Marco Pegoraro, insediato
appena
tre mesi fa nel comando che copre una vasta zona rurale tra
l’estremo
lembo della provincia di Padova e l’inizio di quella di Rovigo.
Due
colpi in aria e uno al fianco (anche se alcuni testimoni dicono di
aver
sentito quattro botti) con la sua Beretta calibro 9 di ordinanza.
Voleva salvare un collega. Voleva fermare il trentatreenne per
togliergli dalle grinfie Stefano
Sarto, 47 anni, brigadiere del nucleo Radiomobile di
Este,
l’unico a rincorrere Mauro Guerra mentre questo, scalzo e in
mutande,
provava a fuggire attraverso i campi."
Anche se non vi furono mai
delle carte "DA MATTO" O CERTIFICAZIONI CHE ATTESTASSERO LA MIA
INSANITA' MENTALE, IL MARESCIALLO COINVOLSE MOLTE PERSONE, IN
MANIERA INDIRETTA IN TAL SENSO FACENDOLO CREDERE. LA
STESSA POLIZIA DI STATO VI RESTO' IMPIGLIATA , NEL
2010 QUANDO ATTIVO' DEI
PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI ILLEGALI. IL TUTTO PER
RISPEDIRMI IN VENETO E SOTTO LE GRINFIE DI TUTTE QUELLE
ISTITUZIONI CHE LUI TENEVA SOTTO SCACCO, COME APPUNTO I MEDICI
DELL'ASL, I SERVIZI SOCIALI..!
Nel 2005 si
abitava a
Baone, il Sindaco era Antonella Buson e il vicesindaco
Piva, divenuto quest'ultimo poi sindaco di Este per due
mandati.
La Buson non volle entrare nella
questione nonostante le nostre richieste e spiegazioni. All'epoca
avevamo conosciuto
anche il senatore Egidio
Enrico Pedrini
di Zeri (MS) che aveva capito la situazione
e tentato una intermediazione con il sindaco nostro senza però
ottenere
nulla.
L'assistente sociale, tale Gabaldo Paola non ci credeva nemmeno
che stavamo vivendo in tenda e continuava a
dire "che erano ben informati sui fatti" facendo intendere che vi
erano
delle persone che informava il comune e che secondo queste fonti
le
cose stavano diversamente da
come la raccontavamo noi. Chi erano queste persone?
Probabilmente
i
carabinieri!
Torniamo alla narrazione della
storia,
In giugno 2005, visto che in procura ordinaria perdevano tutto,
prendemmo la precauzione di spedire tutto il malloppo anche alla Procura Militare di
Roma
che chiamiamo RM1. La Procura Militare se non proprio per quanto
successo a noi, poteva entrare in gioco per la questione delle
Antenne del Monte Cero citate in alcuni esposti...
A
Roma il contenuto della raccomandata RM1, non ravvisandovi in esso
reati militari, fu inoltrato per competenza
nuovamente alla Procura Ordinaria di Roma di Piazzale Clodio.
Qui il fascicolo non venne perso e venne assegnato ad un magistrato, ma
confluì poi in nell'esposto R7 e dunque al
solito magistrato.
In
giugno 2005 la vita in paese a Padova non era
più possibile, non solo per la persecuzione del maresciallo ma
anche
per il clima teso che si era creato nell’intero paese: il maresciallo
infatti mi aveva dipinto come un pericoloso mitomane paranoico
che senza ragione poteva creare danni e minacciare persone.
Probabilmente si erano convinti i vicini a denunciarmi per
minacce, probabilmente facendo leva sulla paura e spiegando che in
quella maniera si sarebbe potuto liberarsi
facilmente di me.
Questa denuncia dei vicini,
rientrando nel
penale, rovinò la vita a Matteo e Giovanna: da notare poi
come
mentre questi fatti vennero poi riversati
alle forze dell'ordine di altri luoghi con molta attenzione,
mentre gli
altri fatti , incluso la violazione di domicilio, la sottrazione
degli
atti in Procura,
e pure la scossa elettrica a base del fatto del 25 marzo, furono
sistematicamente omessi: COSI' SEMBRAVA NON ESSERCI NESSUN LEGAME
FRA
CAUSA-EFFETTO NEI FATTI DEL 25 MARZO.
Dunque
ripeto: In
giugno 2005 la vita in paese a Padova non era
più possibile, non solo per la persecuzione del maresciallo, ma
anche
per il clima teso che si era creato nell’intero paese: il maresciallo
ed i giornali mi avevano dipinto come un pericoloso mitomane
paranoico
che senza ragione poteva creare danni e minacciare persone.
Probabilmente si erano convinti i vicini a denunciarmi per
minacce, probabilmente facendo leva sulla paura e spiegando che tramite
denuncia si sarebbe potuto liberarsi
facilmente di me.
I vicini non sapevano cosa mi era successo nei mesi prima e avevano gli
occhi pieni di odio e meditavano vendetta. Si è
rischiato lo scontro fisico e tutto questo era colpa del Sindaco, dei
giornalisti e del carabinieri.... che dovevano spiegare cosa era stato
alla base di quel gesto. Questo avrebbe contribuito a far calare la
tensione.
Da giugno
2005 avevamo levato le ancore e cercato di risolvere il caso rimanendo
fuori da quell’inferno. Per cinque mesi non tornammo più a casa.
Tornammo pochi giorni di nascosto in ottobre, poi partimmo per non
tornare mai più. Non ci fu nulla da fare: perdemmo tutto! Chi tentò di
cercare informazioni su di noi a riguardo della casa , non ottenne
nessuna informazione ufficiale e nemmeno "non ufficiale" come venimmo a
sapere molto tardi nel 2017.
Perso tutto resistevamo dentro una tenda di campeggio. E Il magistrato
di Roma intanto, proprio mentre vivevamo dentro una tenda sul
lago d'Iseo , ci inviò a novembre
2005 la notifica di richiesta di chiusura delle
indagini sugli esposti spariti.
Vivevamo in una piccola
tenda
nel campeggio Breda
(vedi foto) dove ci era stato concesso di rimanere e dove
tentarono di aiutarci preoccupati che morissimo di freddo in tenda.
Purtroppo i carabinieri del luogo e il loro comandante, erano
stati influenzati
da quelli PADOVANI e dunque non ci offrirono
nessun appoggio e nessun
appoggio avemmo nemmeno dal parroco di Marone, dai servizi
sociali e/o difensore
civico della Comunità Montana di Sale Marasino.
Stavamo
per finire morti di fame e freddo perché nessuno ci aiutava,
ed era perché era stato dato ordine alle autorità di non farlo:
volevano che fossimo costretti a ritornare a Padova per cuocerci ben
bene e assegnarci in stato di indigenza ai nostri parenti che non
aspettavano altro! Sarebbe rientrato tutto: le nostre
testimonianze erano sparite, io sarei stato dichiarato matto, mia
moglie sarebbe stata dichiarata con un forte esaurimento... E sarebbero
stati tutti felici e contenti.
In quel periodo molte persone avevano ricevuto l'ordine di non
aiutarci. Per ottenere qualcosa dovevamo necessariamente uscire dalla zona
e ci
dovevamo spingere almeo fino a Pisogne e/o in provincia di
Bergamo.
il 23 di dicembre 2005 una suora dell'istituto Pro-Famiglia di
Sale
Marasino ci fa entrare nell'istituto e ci prepara in una stanza dei
giochi dei bambini al piano terra (vedi foto).
Lasciamo la tenda e cominciamo a vivere qui. Ma la suora non ha le
idee chiare.
In febbraio
2006 andiamo dunque fuori dall'ambiente del lago d'Iseo,
saltiamo i carabinieri e
puntiamo diritti alla Polizia di
Stato.
In Questura di Brescia
presentiamo il nostro caso: a Brescia non vorrebbero
avere a che fare con una cosa del genere dove c'entra la Procura di
Roma. Il vice questore, tale Dott. Gerardo Acquaviva
non voleva
avere a che
fare con noi, ma la sua collega, ispettrice bionda di polizia
superiore scrive
la ratifica e acquisiscono tutto il materiale. Ri-depositiamo tutti i
documenti di Roma insieme con un foglio riepilogativo dei reati. Il
giorno dopo siamo
sbattuti in strada dalla suora! Vogliono che torniamo
in Veneto! Ma dalla strada e di nascosto riusciamo
a raggiungere Roma in treno.
E’ marzo 2006. Vogliamo assolutamente parlare con
il magistrato di Roma.: ma è fatalmente in ferie e così vediamo
un
suo impiegato. ; Mostriamo all'impiegato il fax che ci aveva scritto
il magistrato. Dunque
spiegavamo all'impiegato che il materiale pervenuto era poca cosa: si
trattava di un aggiornamento indicante tra le altre cose i fascicoli
che non risultavano pervenuti al magistrato! Ci disse che il
procedimento era stato chiuso e ci spinse ad andare in
Cancelleria. Ma
quando eravamo già usciti dall'ufficio,
si affrettò a richiamarci
.
L’impiegato
controllando sul terminale si accorse che il materiale era
corposo e non poche pagine! Ci
spiegò dunque, mostrandoci sul terminale, che il nostro
fascicolo era si in origine piccolo, ma era successivamente
divenuto ben corposo per il materiale proveniente da altro
magistrato (si
trattava del malloppo inviato un anno prima alla
Procura
Militare e spedito per competenza alla Procura Ordinaria, aperto da un
magistrato e confluito poi al dott. C. che aveva già un fascicolo
aperto: l'
R7 ).
Lasciata
la segreteria del magistrato, ci dirigiamo in Cancelleria:
effettivamente il nostro procedimento era stato chiuso mesi
prima! Esattamente Il 3 gennaio 2006!
In
Cancelleria nonostante non fossimo avvocati riusciamo ad ottenere il
decreto
di archiviazione..
Scopriamo
che il decreto contiene una serie di bizzarrie inconcepibili. La prima
è che vi è scritto che noi abbiamo denunciato un reato verificatosi in
una data posteriore all’invio dell’R7. Impossibile! Non è nemmeno
concepibile che una persona possa denunciare un reato che avverrà in
futuro! Non eravamo chiaroveggenti. E poi una serie di errori su date,
su numeri… e una serie di parole formalmente corrette ma
sostanzialmente da gettare perché errate o false. Non si faceva
nessuna menzione dei reati segnalati sugli altri documenti che erano
pervenuti dalla Procura Militare e non vi era stato nessun procedimento
specifico!
Morale
della
favola , quel decreto stabiliva che il reato 616 da noi asserito
non si era mai verificato e chiudeva il caso senza mai averci sentiti
come testimoni, senza darci la possibilità di presentare prove o
indizi… Senza mai che quei nostri esposti (R2,R3,R4,R5,R6, D1, D2)
fossero stati analizzati!
Se
fossimo stati presenti quel 3 gennaio avremmo potuto confutare
chiaramente quanto
stavano asserendo i giudici! Ma con noi i giudici non hanno mai voluto
parlare, e non abbiamo nemmeno mai parlato con la polizia giudiziaria
che doveva condurre le indagini... Del resto se fossero stati interessati
ci avrebbero contattato loro. Ma
si vede che a Roma non gliene fregava nulla dei nostri esposti o meglio
erano abituati che gli atti venissero smarriti e/o persi e/o rubati....
ed essendo cosa normale non ci facevano caso. Difatti quando l'anno prima
dicemmo che mancavano le raccomandate... gli impiegati non
ebbero nessuna reazione: ci si sarebbe aspettato che ci avessero
chiamato in qualche ufficio e controllata la cosa... Dunque sembrava cosa
normale a Roma.
Noi
non avevamo un soldo e rimanemmo a Roma solo pochi giorni. Alla fine delle
ferie del magistrato eravamo già lontani
da Roma: ad Assisi. E inviammo da Assisi un fax al magistrato
contestando il decreto di
archiviazione. Non facemmo nessuna menzione di essere passati al suo
ufficio e aver visto sul suo terminale che disponeva di tutta la
documentazione!
La
replica del magistrato si fece attendere
solo pochi giorni: ci scrisse che l’istanza di riapertura delle
indagini da noi richiesta, era
stata rigettata e che il caso era
chiuso e l’unica
soluzione era il ricorso in Cassazione. Ma scrisse anche che la
documentazione non pervenuta continuava a non essere
pervenuta: cioè
che lui non aveva in mano tutti i nostri esposti. Cosa che a noi, per
quanto avevamo visto nel suo ufficio, non risultava affatto!
A
questo punto cominciammo a capire che capitavano cose non chiare a
Roma. Siccome in quel periodo a Napoli vi erano degli indagini
alle quali ci si poteva riallacciare, ci presentammo in questa procura
consegnando del
materiale che poteva in qualche maniera collegarsi a tali indagini, e
facemmo contestualmente in settembre 2006 una
denuncia contro il
magistrato e il giudice di Roma per abuso d’ufficio e per aver
soppresso degli
atti veri nella Procura di Roma
(questo almeno sono i reati formulati dal magistrato di turno a
Napoli vedendo la nostra documentazione: noi non conoscevamo i reati
specifici)...
Presa la
denuncia, sigillata, e
portata con la massima urgenza sul tavolo di Giuseppe Borrelli (ora a
capo della DDA di Napoli) , questo non c’era
o era occupato. In Procura trovammo un altro magistrato: tal
Filippo Beatrice che sapevamo stava facendo delle indagini sulla FIGC e
ne approfittammo per raccontarli alcune cose. Per il resto
tornammo due settimane dopo: purtroppo il
procedimento era stato già trasferito da Borrelli a Perugia,
ovvero nella sede naturale
ove vengono svolti i processi che riguardano anomalie della procura di
Roma. A
Napoli ci invitano dunque di andare con urgenza a parlare con
il magistrato di Perugia e ci suggeriscono di far mettere tutti i
colloqui a verbale.
A
Perugia il magistrato non è più
dell’Antimafia come era quello di Napoli. Nonostante le numerose
richieste ci sarà impossibile parlare con il nuovo magistrato ne
tanto meno far mettere a verbale come ci aveva suggerito quello di Napoli
. Qui a perugia il
magistrato rifiuta ogni
incontro e
ogni nostra richiesta: altro che mettere i colloqui a verbale!
Ma
nel frattempo magistrato e Polizia
di Perugia fanno degli errori madornali sul nostro caso: ASSEGNANO la
nostra protezione alla stazione carabinieri del Maresciallo P.P.. :
cioè a Este.... E altri errori e banalità
che ci misero in pericolo di vita: i carabinieri di Este non
accettarono come si vede in figura:
Dovevo essere protetto dai
cc di Este? Cioè da quei carabinieri che avevo denunciato?
E poi me la sentivo che non andava bene. Quando lessi anni dopo, nel
2015 che Mauro Guerra era stato ammazzato da questi, sentii che
avevo molta ragione a non voler tornare. Cosa che invece il magistrato
di Perugia sembrava non voler capire per assegnare la mia protezione a
loro...
Dopo tre mesi di tentativi di colloquio con il magistrato senza
successo, trovammo a metà dicembre 2006 a Città di Castello dei
carabinieri
disponibili a scrivere un verbale e vagliare documentazione e
prove in nostro possesso. Si tratta del capitano Antonio
Morra e
del Maresciallo Vincenzo Viscito e dell'appuntato Ammaturo Salvatore.
Durante la giornata ne nasce una nuova
denuncia querela, dove ci convincono di denunciare pure i loro colleghi
di Este. Morra nel frattempo è stato a Perugia e alla sera quando
torna ci trova ancora a scrivere il verbale. Ma mentre al mattino
l'avevamo visto molto convinto, alla sera sembrava tutt'altra persona.
La Querela viene firmata anche da Viscito
e Ammaturo ma non da Morra come invece aveva promesso.
L'indagine
viene
assegnata a Gabriele
Paci. Paci è
diverso dal precedente magistrato, e si attiva subito. Ma giorni dopo
il fascicolo di Paci gli
viene “sottratto” quasi subito e viene inserito, come
aggiornamento, sul fascicolo del magistrato precedente. Così Paci non
gestisce più le indagini e tutte le
attività si arenano nuovamente.
Con l'operazione si chiuse tutta la
vicenda facendo praticamente niente e chiudendo ogni indagine.
Continueremo a scrivere fino al 2017 a Città di Castello ( e a San
Giustino dove nel 2014 Vincenzo Viscito venne trasferito in qualità di
comandante del paesetto). Se una
persona ha un incidente per strada e non la soccorri vieni accusato di
omissione di soccorso. Questi invece hanno
fatto di peggio e una prova che non hanno fatto nulla è
provata indirettamente in quanto accaduto poi tra il
3 e il 4 agosto 2010... Anzi sono avanzati di grado e di carriera...
[nota:La
denuncia-querela doveva essere
depositata alla Procura di Firenze e non a
Perugia! Perché conteneva
anche un'accusa contro il magistrato di Perugia
tale T.C.... E la
Procura
competente in questo caso doveva essere quella di
Firenze. Oggi a
distanza di anni qualcuno ha detto che quel
verbale serviva per
chiudere tutta la questione senza fare
assolutamente nulla: una volta
fatta una denuncia non se ne può presentare
un'altra di uguale! Dunque
quel verbale serviva da tappo. In quest'ottica è
chiaro dunque che
andava bene Perugia e non Firenze, perché poi è
successo veramente che
quel verbale è stato
tolto a Gabriele Paci e inserito come allegato nel
fascicolo già aperto
del primo magistrato di Perugia, e chiuso
quest'ultimo fascicolo chiuso
tutto! Successe quello che era successo a Roma, in
fotocopia! In quel
caso fu il fascicolo proveniente dalla Procura
Militare che fu inserito
come allegato nel primo fascicolo di Piazzale
Clodio. Chiuso poi il
primo fascicolo, chiuso anche il secondo. E' come
se voi prendete una
scatola grande e dentro vi mettete un'altra
scatola. Poi chiudete la
scatola grande... e chi vedrà mai la scatola
contenuta all'interno?
Nel
verbale vi era scritto che dovevamo essere
informati nel caso si
chiudesse il procedimento: ma non fummo mai
informati. Dunque venivamo
continuamente presi in giro...
Quando
venimmo a sapere che il verbale era stato
inserito come integrazione
sul fascicolo precedente del magistrato
T.C. di Perugia? Lo
venimmo a
sapere per caso il 22 maggio 2007 sbirciando tra
le carte
dell'ispettore Saulle di Terni
dell'anticrimine.
A confermare
l'ipotesi che
il verbale serviva solo per chiudere la vicenda
due fattori:
- L'operatrice della Caritas di Spoleto, già in gennaio
2007, ci disse che quel verbale di Città di Castello sarebbe stato
archiviato. Come faceva un'operatrice della Caritas , tale Barbara
Sciaboletta, in servizio a Spoleto sotto l'epoca del Vescovo
Fontana, a sapere che sarebbe stato archiviato?
- Non è stata fatta nessuna vera indagine. Quello successo dopo
né è la prova indiretta.
Inoltre
viene il dubbio che il magistrato di Perugia non
abbia mai aperto
nessun procedimento per quel fascicolo proveniente da
Napoli.
Perchè?
Perchè nelle comunicazioni non vi era il numero di
procedimento! Cioè
viene il dubbio che abbia fatto finta di aprire un
procedimento ma che
in realtà sia stato tutto insabbiato senza mai fare nulla!
Tra l'altro
il magistrato di Firenze, al quale erano arrivate le
nostre lamentele,
tal Rosario Minna... gli fu dato un premio e spostato da
Firenze a
Ferrara. Poi venne defenestrato dal CSM e sbattuto fuori
dai magistrati
e morto nel 2016. Dunque un eventuale testimone messo
fuori gioco! ]
Continuando la
storia...
Nel
2007 da Città di Castello finiamo
a vivere a
Terni. Mentre siamo a Terni facciamo visita anche a questa Questura. Visto
che la giustizia non si muove, a Terni
alcuni ispettori di Polizia tentano altre strade e ci aiutano
per chiedere una mano ai servizi
sociali del comune. Fanno notare che operazioni che potevamo fare dal
punto di vista di giustizia le avevamo già fatte i carabinieri con il
verbale dei
carabinieri del 19.12 a Città di Castello: altre denunce non si
potevano fare!
Però dicono che si potrebbe provare a smuovere le cose
utilizzando i media. Lo fanno tramite una conoscenza al giornale
e
un articolo di giornale
scritto da Antonio Mosca del Corriere dell'Umbria. Articolo che dia
risalto alla
nostra
vicenda. Si tratta dell'ispettore Stefano Onofri. Ma vengono a
conoscenza
della nostra situazione anche l'ispettore Saulle dell'anticrimine, il
commissario Carelli della squadra mobile, e altri ispettori
dell'anticrimine. Dal
Corriere dell'Umbria approdiamo a un programma della RAI,e
ad una rete
nazionale.
Giancarlo Magalli ci incontra il 13 marzo 2007 alle ore 11.18 in
diretta nel salotto di
"Piazzagrande",
un programma in onda ogni mattina sulla RAI DUE, e
lancia un appello all’Umbria perché ci
aiutino a trovarci un lavoro e una casa. Torniamo a Terni contenti
confidando nella fine dell'incubo anche se siamo contenti a metà
perché
ci fu impedito di parlare pubblicamente di magistrati e dei fatti
accaduti nelle Procure.
A QUESTO PUNTO PENSO CHE E' FINITA DI TRIBOLARE. DOPO TANTO
TRIBOLAMENTO E' FINALMENTE FINITA...
E INVECE NO! PENSIAMO CHE FINALMENTE ABBIAMO FINITO DI STARE NELLE CASE DI
ACCOGLIENZA INSIEME ALLE PUTTANE E AI CRIMINALI.
Il
comune di Terni non
interviene, e nemmeno il vescovo di Terni .
Viviamo in Caritas il qual direttore è un Veneto come noi:
un
padovano
subentrato nemmeno un mese dopo dal nostro arrivo al diacono
Andreoli Bruno. Il direttore ci è
ostile, come pure un altro prete vicentino in servizio in provincia ci è ostile: tal F. SEMPRE VENETO. E
cercano di
mandarci via il prima possibile senza offrirci soluzioni, soluzioni
invece che per altri ospiti della Caritas arriveranno.
COSTITUIRANNO QUEL FRONTE VENETO CHE CONTINUAva AD ESSERCI OSTILE IN
TERRA "STRANIERA".
Qualcuno
racconterà alla Polizia che la Caritas ci aveva trovato la casa e noi
avevamo rifiutato! All'interno della Questura emergono due figure
legate all'ambiente CARITAS che ci saranno ostili.
Sorge una linea di frattura in questura, tanto che dovremo incontrare
alcuni ispettori senza farci vedere da altri...
Sempre
in marzo 2007, dopo vari tentativi andati a vuoto nel voler incontrare
il magistrato di Perugia, e l'ennesimo silenzio anche dopo la denuncia
querela di Città di Castello, e ancor prima di presentarci in
tv, inviamo
noi stessi un esposto/denuncia alla Procura di Firenze, accusando il
magistrato di
Perugia di lesione del nostro diritto di legittima
difesa.
A
questo punto è il magistrato di Firenze che apre un fascicolo in
proposito: tale dott. Rosario Minna,
chiede notizie sul
procedimento alla Procura di Perugia. Minna nel 2008 andrà poi a
capo della
Procura di Ferrara ma sarà defenestrato dalla magistratura nel
2011 (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/08/ferrara-ascesa-e-caduta-di-minna-il-procuratore-degradato-e-trasferito-a-milano/156142/)
e morirà di lì a pochi anni a Firenze (http://www.estense.com/?p=571012).
Per
noi non ci sarà pace:né a Terni né nel resto dell'Umbria, né in
Abruzzo, né nelle Marche, né in Toscana, né in Emilia Romagna! Per
tutto
il periodo successivo otterremo una vera persecuzione perpetrata
anche attraverso l'uso strumentale di forze di polizia.
L'ESPULSIONE.
Nell'agosto
2010, proprio l'anniversario della morte
del padre di Giovanna, tre elementi della Polizia di Stato irromperanno
nella stanza dove abitavamo. E trovandomi da solo mi porteranno via a
forza accusandomi di oltraggio a pubblico ufficiale e mi faranno un
foglio di via con obbligo di tornare in Veneto. Entrati
come dei ladri!. A quel punto chiesi aiuto ai carabinieri e fu anche
contattato il maresciallo Vincenzo Viscito il quale davanti a me
rispose per
telefono ai suoi colleghi di non fare assolutamente nulla! Per me è
stata dunque la riprova dell'inazione del maresciallo che mi
lasciava in pasto dei miei persecutori dopo che aveva avuto in mano
tutti gli elementi per fermare la cosa. Questa cosa non è perdonabile e
i danni da me subiti sono altissimi, ma non ho mai ricevuto né un
indennizzo né delle scuse.
Né Antonio Morra né Viscito mai intervennero a sistemare le cose
sebbene gli innumerevoli richieste di aiuto e segnalazioni fatte dal
2006 al 2017. I fatti del 3 agosto 2010 furono inoltrati più volte ai
carabinieri di Città di Castello Che cosa ne abbiano fatto poi di tutta
quella documentazione
spedita, non lo sappiamo proprio.
Lasciarono che le cose accadessero...
Viscito avrebbe potuto chiamare la Polizia di Stato e spiegare come vi
era tutto un malinteso ma non lo fece!
Ma ciò che non fece il carabiniere lo fece l'avvocato, o almeno in
parte:
riusci a bloccare il foglio di via, facendo notare che la Polizia aveva
agito in quella maniera per liberare il posto dove stavo senza
ricorrere alle normali leggi che prevedono un iter con lo sfratto... e
le varie comunicazioni previste per legge. Bloccato però il foglio di
via non
potei più ritornare dentro quella stanza, nemmeno a prendere le mie
cose personali e cominciai ad avere ancora più paura della Polizia di
Stato e anche dei Carabinieri che si comportavano come delle pedine
idiote o colluse in mano a un potere che mi voleva far fuori.
In
foto il ricorso gerarchico al Prefetto contro il foglio di
Via.
Uno di questi poliziotti, tale A.A., che era comandante del posto
estivo di polizia che fu alla base dell'operazione del 3 agosto 2010, era
un tizio che
probabilmente non conosceva
il territorio e la mia vicenda come invece conoscevano i carabinieri
che vi erano
tutto l'anno. Si fece
abbindolare ed agì come io fossi un criminale abituale: dunque pure
convinto di liberare la terra da un pezzo di merda come ero stato
dipinto. Quel potere aveva tentato mesi prima di far fare la stessa
cosa con i carabinieri: ma non ci riuscì perché ci permisero almeno
di difenderci e spiegare come stavano funzionando le cose
... Lo stesso potere aspettò che qualche
mese dopo si insidiasse nel territorio il comando estivo, e andò a
chiedere il servizio a questo nuovo comandante di Polizia, che
probabilmente
non sapeva nulla della situazione e che non si preoccupò nemmeno di
darci la possibilità di difendersi e di spiegare.
Meno male che la polizia ci doveva proteggere, a ricordo....
A.A. era grosso di una certa stazza, tozzo e con il naso grosso e
con gli occhiali piccoli che gli davano una parvenza strana di bimbo
cresciuto troppo. Assomigliava ad Antonello
Fassari che interpretava la parte di Cesare Cesaroni nella
serie
televisiva "I Cesaroni". Invece B.A.
ispettore di polizia superiore, di sesso femminile, che mi fece
il foglio di via me lo presentò senza chiedermi nulla e senza
possibilità di replicare. Dovevo tornare in Veneto e basta!
Fu una delle esperienze più brutte vissute nella mia vita. Quanto
successo mi ricordava gli eventi del G8 a Genova dove la polizia
mandata da Roma s'infiltrò sulla polizia ordinaria e picchiò
senza motivo e con crudeltà parecchie persone. I giorni successivi
mandarono un elicottero da Roma per scovare i malviventi ... e fecero
retate in tutti i luoghi di accoglienza.
Io avevo paura e dormii in collina tra i filari di vigne. Non
avevo sbagliato perché lessi due giorni dopo sul giornale... E io certo
non avevo voglio di vedere ancora quelle persone, almeno fino a quando
non sarebbero tornate a ragionare...
.
Dal 2009 io e Giovanna non
riusciremo più ad ottenere un
lavoro, per il continuo perpetrarsi di un terrorismo nei nostri
confronti. Da
agosto 2010
cominceremo a vivere senza una casa, in rifugi di fortuna,
vivendo di Provvidenza.
Stremati, la nostra condizione fisica
peggiorerà a causa del tipo di vita.
Anche se l'avvocato aveva bloccato il foglio di via, l'aria che tirava
nel 2010 era molto cupa. Dunque non solo si doveva vivere in rifugi di
fortuna, ma si doveva pur stare alla larga dalle forze dell'ordine. Era
come se qualcuno avesse acceso un gran calderone e prima che le cose si
calmassero serviva tempo...La Polizia si comportava come un toro
infuriato e occorreva aspettare che si calmasse...
Solo dopo due mesi cercammo un aiuto presso il difensore
civico.
Gang
Stalking, Organized Stalking...
Breve Excursus
In Italia non si può parlare
di Mafia, a meno che non si sia Borsellino
o Polizia o qualche associazione come Libera... e siccome
non si può
parlare di mafia perché sennò si viene trattati da
matti.... si è cominciato ad usare altri termini per
spiegare la
situazione. Come ad esempio "Mobbing
Sociale",
"Organized
Stalking",
"Gang
Stalking" e via
così...
Oggi bisogna rinnovarsi anche nei termini ad esempio un
handicappato
diventa un "diversamente
abile",
e uno spazzino diventa un operatore
ecologico. Usare il termine "mafia" o
"massoneria" davanti
agli
agenti e/o autorità è altamente sconsigliato.
Come le aziende utilizzano i termini "eco-sostenibile",
"ad impatto zero", "bio-degradabile" , e cose del genere...
abbiamo
cambiato i termini e ridefinito anche noi il concetto. Dunque
siamo
passati ad utilizzare nuovi concetti come appunto "Mobbing Sociale", Organized Stalking e
Gang Stalking....
che sono concetti scientifici che non parlano di mafia e
massoneria...
Termini se così si può dire, ad impatto zero con le
autorità.
Un'azione
di Organised Stalking può essere creata dalla mafia o dalla
massoneria
o da qualche altro potere o persona, ma poi la situazione ed il
risultato sono molto simili. Dunque Organised Stalking
permette di
descrivere la situazione citando anche fonti esterne senza citare
per
così dire il potere che l'ha generato. E' come subire il furto
dell'auto: si va dalle autorità e si denuncia il furto ma non
l'autore:
in questa maniera si risolvono molti problemi con le autorità, le
quali non
hanno bisogno di fare gli eroi....
Così anche noi, denunciato "il furto" in Veneto chiedevamo
all'autorità
una mano per comprarci una "nuova auto" fuori dal Veneto ... tanto
per
dimenticarci furto e autore con tutte le implicazioni... e rifarci
una nuova vita...
Non solo
nessun intervento dei servizi sociali durante il 2010, durante il
2011,
durante il 2012... continuando a vivere in
giro peggio di animali, ma nel 2013 non
riuscirò
nemmeno ad ottenere un paio di
occhiali da vista dopo la rottura dei miei, e dovrò
arrangiarmi
con una miopia di 6/10, con la quale ho
difficoltà anche ad allacciarmi i lacci delle scarpe... Con febbre
a 38
e influenza lasciato a dormire fuori... Tutti eventi che mi hanno
segnato profondamente.
Il
progetto finale dei mancati interventi e del mobbing è di
farci morire,
facendo sembrare la cosa come il naturale evolversi di una vita ai
bordi della società (vita fatta da persone che vivono di malaffare
e
che non vogliono integrarsi nel tessuto sociale, cioè il vestito
che ci
hanno apposto addosso). Oppure rimandarci là dove siamo nati, per
darci
in pasto a quell’ambiente.
Da
agosto 2010
a settembre 2014 viviamo dunque dormendo fuori. I giorni si
susseguono
uguali.
Ogni giorno in biblioteca, poi alla sera all'ospedale fino alle
22.00 e
poi con le borse a dormire nascosti. Con noi eravamo comunque
riusciti
a tenere un notebook che di giorno in
biblioteca usavamo per scrivere e far conoscere la nostra storia
tramite internet.
[in foto uno spazio che occupavamo in biblioteca]
I servizi sociali non intervengono come pure il
difensore civico e
nemmeno il sindaco di questo nuovo paese. I carabinieri invece ci
guardavano quando passavamo come fossimo degli animali della
savana:
quegli animali che puoi guardare ma ai quali non devi dare da
mangiare
perché sennò interferisci con il ciclo naturale. Questo era
proprio il
senso. Oppure come i maratoneti che cadono durante la gara: se gli
aiuti a rialzarsi vengono squalificati!
Ma non pensate che stare in biblioteca era facile. Vi erano sempre
persone che venivano a creare problemi, per non parlare di quello
del
museo, un certo tipo che fece di tutto per farci andare via, fino
a
quando ci riuscì senza considerare che cosa significava questo per
noi...
Nel
2012 facciamo un nuovo esposto ai carabinieri. Un
carabiniere
della caserma, convinto che avessimo un casino di reati a carico,
passò
molto tempo davanti al database a cercarli: per lui era più facile
credere che il suo database in rete non funzionasse piuttosto di
pensare che quello che gli avevano raccontato era falso. Ci mise
parecchio per rendersene conto e solo dopo aver provato diverse
rete di
informazioni dati tramite i computer in uso...
Questo significava anche che i carabinieri di Città di Castello
non
avevano fatto nulla per spiegare alla locale caserma di quanto ci
era
successo, nemmeno a fronte dei fatti del 2010: cosa che era molto
pericolosa per noi, perché se i carabinieri non conoscevano sti
fatti,
potevano essere riusati come strumenti per rifarci un foglio di
via... E questo carabiniere ne era la prova: chi
gli aveva raccontato tante palle?
...
Se i carabinieri di Città di Castello non resero eruditi i carabinieri
locali DI SAMMARTINO*,
ci pensammo noi spiegando cosa ci stava succedendo, depositando
due
documenti sul mobbing sociale e un terzo esposto. Inoltrando
successivamente, alla stessa caserma, anche documenti utili
per
inquadrare la situazione da un punto di vista più generale
come "Arbre du Mal" e "The Black Cat".
Ma anche qui non si interveniva: Passati varie volte dai
carabinieri, ogni volta ci dicevano "la pratica
è aperta, se ci sono novità vi chiamiamo noi ..."...
Dicembre
2012: Il ritorno a scrivere in internet
A
fine 2012, 11 mesi dopo dell'esposto "mobo12" consegnato ai
carabinieri
di Sammartino*
, vista l'inazione degli stessi, cominciamo a esporci
pubblicamente e chiedere
aiuto in Facebook e Twitter. Ma non facciamo conoscere
Autodifesa. E' la prima volta che scrivo in Facebook e lo faccio
con il nick Facebook di Aleandro *****. , chiedendo interessamento
pubblico e aiuto al sindaco. Semplifichiamo la storia nostra
storia facendola partire dallo sfratto del 2010 e
invece di scriverla con i nomi di
Matteo e Giovanna sostituiamo i nostri nomi con altri.
Nascono dunque una serie di siti con informazioni circoscritte,
tra cui
"La Storia di ....." e un profilo Facebook "Comitato ...."
con
l'obiettivo
di
chiedere un aiuto alle autorità locali come cc, sindaco, servizi
sociali e ai cittadini.. Ma non si riesce e trovare
particolare
interessamento e si continuerà a vivere "open air" senza casa,
senza
medico e alla mercé dei bulli. Di giorno in biblioteca e di sera
in
ospedale fino alla chiusura alle 22.
Nel
2013 si
chiede nuovamente aiuto anche ad Amnesty International. Dopo
alcuni mesi una
responsabile di Roma mi risponde che il caso non può essere
trattato in
Italia e che l'incartamento è stato spedito a Londra. Passano gli
anni
e nessuna notizia su quel fronte. Chissà se anche quelle carte
sono
scomparse...
Nel 2013 riusciamo a comunicare con un'associazione nazionale, che
sembra interessata a darci una mano. Pubblica una intervista sul
suo
sito e la spedisce al sindaco di Sammartino* invitandolo ad
intervenire. Spediscono anche una diffida al sindaco tramite
lettera
raccomandata. Il sindaco non risponde e ci si convince, trascorso
il
tempo previsto dalla legge, di fare una denuncia contro il
sindaco. E in Luglio 2013 depositiamo l'ennesima denuncia in Procura:
senza esito! Forse sarà sparita anche questa!
IL
PUNTO DI SVOLTA DEL 2014 e del 2017
Nel
2014 vi sono le elezioni e viene eletto un nuovo sindaco, e
finalmente
troviamo un
piccolo lavoretto di distribuzione depliant per le elezioni. A
giugno 2014 ci stanchiamo pure di scrivere documenti e mettere
pagine
internet per chiedere aiuto. Molti siti finiranno dunque di essere
aggiornati verso quella data. E rimarranno fermi almeno fino alla
fine
del
2017. Qualsiasi cosa scrivevamo e facevamo non serviva a nulla e
la
nostra situazione non cambiava. Quei siti e quelle pagine scritte
in
vari anni sono rimaste immutate. Vi si possono trovare tutti i
post di
richiesta di aiuto.
Nel luglio 2014 conosco una donna pugliese vedova: diventiamo
amici e le
racconto le mie vicende, compreso questo sito.
Non avevo i soldi per gli occhiali e mi da quelli vecchi di suo
figlio
che più o meno potevano funzionare come gradazione ma comunque
meglio
di nulla. Mi da anche il telefono vecchio della figlia, un modello
Corby, superato, che però mi permette di chattare con lei tramite
il wifi
del centro commerciale. E anche un Nokia N97 che era stato
di suo marito
. Nemmeno
un mese dopo, in agosto, mi rubano il borsello con
tutti documenti e faccio regolare denuncia: vi è anche la Pugliese
con
me dai carabinieri.
In foto
la denuncia di furto del mio borsello e del passaporto e
carta
d'identità....
IL GUAIO è
che
non posso rifarmi i documenti rubati perché il comune
veneto di Baone
mi ha tolto la residenza
e non risulto più residente da nessuna parte!
AHIA!!!
Per legge dovrebbe
intervenire il comune di nascita: ma non risponde... E quando
risponde mesi dopo
è solo perché sollecitato dalla prefettura: il sindaco risponde di
arrangiarsi dove si ha il domicilio. Nemmeno Giovanna riesce a
rinnovare i suoi scaduti per lo stesso mio motivo.
Comincio da agosto 2014 a
vivere senza documenti e senza la
possibilità di rifarmeli, o comunque rimando la cosa a
quando avrò un
posto dove mettere residenza. Ma ho paura che se mi
fermano senza documenti mi fanno un altro foglio di
via.
Anche la pugliese
si chiama
Giovanna spesso chiamata con soprannome di Giovi.
Giovi mi invita in
casa sua, ed è proprio così che ritorno dopo ben 4 anni a vivere
in
una casa. Giovi è
vedova dal 2012, abita a Concanesia* , ha due figli, un cane e un
gatto. Giovanna invece
prosegue a
cercare una strada tra le
autorità sia per sistemare le cose irrisolte sia per ottenere i
documenti di identità miei (rubati) e suoi (scaduti) e spedisce
altra
documentazione. Si spediscono degli aggiornamenti anche nelle
altre
procure
dove uno aveva scritto in passato. E tante tante email a Polizia
di
Stato, Carabinieri e magistrati .... alle quali, come sempre, non
è
seguita nessuna
risposta.
Comincio a vivere in casa con la pugliese. Lei dopo la morte del
marito sta vivendo in emergenza abitativa in una casa del
comune.
Il comune non
concede possa farmi residenza perché, dicono hanno
un contratto
particolare con la Pugliese. Mi trovo
imprigionato in una
situazione delicata ove la mia permanenza non è gradita né dai
figli né
dai
parenti.
La
questione della Croce Rossa
Italiana
In
novembre 2014, dopo circa un mese e mezzo che vivo con la pugliese
a
Concanesia*, mi contatta una nuova leva della nuova giunta
comunale di
Sammartino* e mi fissa un incontro con un
assessore che si occupa della famiglia, che fa parte anche
della
Croce Rossa
Italiana... Sembra che finalmente dopo tanti anni si
voglia
aiutarmi! La procedura prevede che innanzitutto debba andare
con l'assessore dal capitano comandante dei carabinieri,
amico
suo. Il
comandante era lo stesso da vari anni, e certo lo era quando
mi
ero rivolto varie volte per chiedere aiuto. Non aveva mai fatto
nulla! Ed era comandante anche quando denunciai, con
l'aiuto del difensore civico nazionale, il sindaco
precedente nel 2013. Ma a
tutto vi era sempre
seguito
silenzio da parte dei CC e del comandante e del sindaco e dei
giornali. La consegna in caserma del documento "The BlackCat" e "Arbre du Mal" oltre che
agli esposti "Mobo12" e
"Mobbing Sociale"
e degli altri documenti successivi... non aveva mai smosso sto
capitano
. Cosa ci andavo dunque
a fare io dal
capitano? Quattro anni a dormire fuori con tanto dolore, non
si
scordano facilmente , soprattutto quando il capitano sapeva tutto
e non
aveva fatto nulla. Ora questo tizio, voleva che io andassi dal
capitano
per controllare, tra le altre cose, la mia fedina penale. Ancora
una
volta sembrava che volevano solo avere informazioni sulla mia
persona
più che aiutarmi. Lo stesso comportamento lo avevano avuto altre
persone in Sammartino*: poi una volta che avevano le informazioni
le
usavano a loro vantaggio.
[n]
Al di
là di tutto non aveva più senso quello che diceva
l'assessore perché si era aperta la strada con Giovi la
Pugliese.
Non raccontai nemmeno che abitavo in casa di Giovi per paura che
si
intromettessero anche in quella storia...
Settembre 2014: La vita senza documenti
in
casa della pugliese...
Dopo
quattro anni di vita vissuta a dormire in rifugi senza una
casa o un punto dove tenere le mie cose (anni 2010-2014).... il
risultato era una salute
malconcia, ed avevo perso gran parte dei denti. Credo non ce
l'avrei
fatta a passare un altro inverno fuori. Altri problemi di salute
semplicemente non li conoscevo per il semplice fatto che la
mia
situazione mi impediva di farmi esami medici.
Con salute
malconcia e senza
documenti validi
[n]
non potevo lavorare e nemmeno iscrivermi al
collocamento e nemmeno prendermi una scheda del telefono o fare un
c/c
bancario o prendermi una carta prepagata....: . Se mi fosse stato
consentito
di mettere la residenza, avrei potuto rifarmi i
documenti , farmi la tessera sanitaria e prendere il medico.
Ma
questo non era possibile e non successe. In questa maniera
dipendevo in
tutto e per tutto dalla pugliese anche se lei sembrava non
preoccuparsi. Passai settimane in dicembre sul divano con
mal di
denti e qualche linea
di febbre. Cominciai anche a prendere peso.
In casa diventai
una specie di badante e/o colf : facevo le pulizie, da
mangiare, la
spesa, le spese al market, mi occupavo delle pratiche
burocratiche... Un
vero lavoro perché la pugliese non era portata a queste cose, o
comunque lo faceva anche per lavoro molte volte. I figli erano
viziati e non facevano nessun lavoro in casa: anzi facevano
apposta a
sporcare per farci litigare. La pugliese avrebbe voluto che
mi comprassi varie cose, ma non vi erano soldi: si arrivava sempre
a malapena a fine mese.
Decidiamo
io e la pugliese di comune accordo di non dare informazioni ai
suoi
parenti che vivono in Puglia, perché per come erano, sarebbero
andati a
smuovere quel potere che mi vuole morto... andando a
chiedere informazioni sul mio conto: fa parte del loro modus
vivendi di
voler conoscere con chi è insieme la loro
figlia/parente
[n]
.
Ai figli però aveva già raccontato qualcosa di me e
Giovanna
[n]
. I figli non sapevano di
"Autodifesa-SelfDefense"
perché sarebbe stato pericoloso, o almeno così credo: la
ragazza l'avrebbe raccontato alle
sue amiche e il ragazzo ai suoi compagni di lavoro e
ai parenti!
Soldi
in banca non ve ne erano e rimasi con tutte le magagne da
sistemare, in
particolare senza occhiali adeguati e con tutti i denti da
sistemare. In aggiunta, la casa era piena di umidità e di muffa e
necessitava
di manutenzione continua e di lavaggio dei muri con candeggina
ogni
15-20 giorni. La pugliese e la
figlia soffrivano di asma
e occorreva
pulire spesso. A
forza di pulire i muri mi ammalai ad una spalla.
Senza residenza
niente tessera sanitaria (che non avevo mai avuto in Veneto ) e
nessuna
assistenza sanitaria eccetto il pronto soccorso. In
figura
a titolo di esempio la foto di una parete con la muffa.
in figura la foto della muffa che si formava dentro l'armadio.
Pur pulendo con candeggina, la muffa continuava a riformarsi in poche
settimane
Muffa del genere necessitava un lavoro continuo: si procedeva con la
pulizia a rotazione.
La muffa era spaventosa: mai vista una cosa del genere, sembrava una
malattia.
In foto il dorso di un raccoglitore ad anelli impestato dalla muffa.
Era divenuto così pur essendo su un mobile a distanza dal muro di 10 cm
e separato dal muro dal legno del mobile. La muffa sembrava passare
attraverso le cose!
In
Comune consideravano l'appartamento come uno di "lusso": pochi metri
quadri a 460 euro al mese a canone calmierato: due bagni, due piccole
camere da letto e un soggiorno con angolo cucina e un piccolo
terrazzo.
Oltre
i
problemi
precedenti, aumentavano i problemi di salute. In febbraio 2017 si
scatena una serie di eventi ed intimidazioni tra cui anche il taglio
delle gomme dell'auto, una botta sull'auto pochi giorni dopo,
insulti dai vicini, tentativo di estorsione da parte di un
vicino russo. Il figlio si ostina
a giocare fino alle due di notte ai videogiochi e si muove con la sedia
facendo irritare il condomino di sotto, anche lui in
casa del comune insieme con il padre Lino. E giù anche questo ad
aspettarci sulle scale ed insultarci e dire che chiamava i carabinieri
perché di notte si faceva troppo rumore... Poi i vigili a venire a
controllare la casa perchè qualcuno aveva detto che vi era molta gente. Le
incursioni di quelli del Comune. E pure la
chiusura da parte del vicino del nostro gatto nella cantina. Non
si poteva mai stare tranquilli...
Era una guerra continua fuori e dentro casa.
Biglietto di un vicino che ha finto di aver avuto dei danni
all'auto. Poi si sarebbe accontentato di 400 euro...
Un altro caso di accusa di falso incidente si era verificato nel 2015
sempre nella stessa via.
Dunque in febbraio passo un
mese intero con la febbre. Mi viene una grossa un'ernia, e una spalla
subisce
delle lesioni a forza di pulire la muffa e dell'umidità. La
situazione nel 2017 si complica dunque già dall'inizio.
La Pugliese cambia atteggiamento. Forse mi vede ammalato e inservibile
...
EPILOGO
L'estate del 2017
è infernale. La pugliese diventa sempre più nervosa e
scontrosa.
Io credo che sia un grande momento di stress nel
lavoro
[n]
e per la
rottura dell'auto...
Verso fine di settembre 2017, il figlio della Pugliese va a
trovare i
parenti in Puglia dopo vari anni.
Non ha mai fatto mistero che non mi voleva in quella casa,
e
probabilmente questa volta va a organizzare di persona un piano
per eliminarmi dalla casa definitivamente.
Difatti dopo
pochi giorni, Il 3 di ottobre 2017
[n]
,
anniversario della morte
di mio padre, vengo insultato e pregato di fare le valigie e
andarmene,
pena chiamare i carabinieri per farmi le valigie a forza.
La pugliese sembra essere presa nuovamente da degli attacchi di
panico,
cosa per cui era stata ricoverata in Puglia da giovane, ma che non
aveva più sofferto qui a Concanesia*. Attacchi di panico mischiati
a attacchi
di rabbia incontrollata , come quello del 3 ottobre appunto.
Sembra che
il riavvicinarsi ai parenti da parte del figlio non abbia fatto
bene, e
il suo ritorno abbia riportato vecchi mali...
La
pugliese viene riportata giù in Puglia l'11 ottobre di tutta
fretta, ma i figli
rimangono in casa
ed io, nonostante tutto, continuo a fare loro da mangiare ed
occuparmi della casa. Non so
nulla dai figli dell'evolversi della situazione al sud. Non
sembrano tanto preoccupati della situazione della
madre, anzi, sembrano contenti di avere la casa tutta per loro e
sembrano due bambini che giocano a fare i grandi. I primi giorni
chiudono la porta delle loro stanze a chiave, cosa che non avevano
mai
fatto. Poi però nei giorni successivi torna tutto normale.
Il
figlio esprime già il progetto di ricoverare sua madre in una
struttura e di prendersi un appartamento per lui e sua
sorella.
Chiedo informazioni ai parenti sullo stato di salute di Giovi: il
fratello nemmeno
mi risponde. La moglie invece mi manda un messaggio registrato
dove mi
invita ad uscire dalla vita di sua cognata e dei suoi nipoti con
le
buone, e comunque prima di quando ritorneranno loro perché
senno
non si sa cosa potrà succedermi. La sorella mi scrive che è
finita la
PACCHIA e sostanzialmente un altro messaggio in linea con quello
della
cognata. E poi minacce... Nella famiglia dei parenti della
pugliese
comandano le donne,
perché il fratello non risponde e neppure il compagno della
sorella.. i DUE UOMINI, che erano STATI gli unici ad
avermi
conosciuto di persona il giorno che sono venuti a prendersela,
fanno
scena muta! Quelle
altre donne non mi avevano mai visto e mai avevano parlato di
persona con me. Pensano solo ad insultarmi.
Giovi stessa
aveva passato il punto di non ritorno. E questo fu
devastante anche per me, perché non solo mi trovai tutti contro,
ma
rimasi pure molto male di quanto successo a Giovi. Una situazione
molto
pericolosa, perché Giovi stava usando il mio volerle bene, per
portarmi
all'inferno con lei...
Al di là di tutto, degli
insulti e della situazione da brivido...
Avevo
una carta firmata da Giovi che serviva nell'ultimo
periodo o nel caso le fosse successo qualcosa, una carta dove mi
dava
il consenso per l'ospitalità in casa con la sua firma. Prima non
si era
fatto perché si sapeva che ci avrebbe mosso contro il Comune. Ma
adesso
ormai i casini erano così tanti che non si poteva più aspettare.
Allora
la
spedisco e cerco di usarla per ottenere residenza e farmi i
documenti
il più in fretta possibile e prima che ritorni la pugliese con i
suoi
parenti dalla Puglia:
Vista questa situazione cerco disperatamente di chiedere AIUTO IN
COMUNE di CONCANESIA* AFFINCHE' MI FACCIANO LA RESIDENZA ALMENO PER FARMI
FARE LA
CARTA DI IDENTITA' E PRENDERMI IL MEDICO E LA TESSERA SANITARIA.
Qui mi vogliono sbattere fuori e dove vado senza documenti? Qui si sente
puzza di un nuovo foglio di via come nel 2010!
LA
MARIANGELA DELL'ANAGRAFE COMINCIA LA PRATICA, MA MI TELEFONA POCHI
GIORNI DOPO DICENDOMI CHE NON SI PUO FARE PERCHè I SERVIZI SOCIALI NON
DANNO IL VIA LIBERA. MA MI DICE DI ASPETTARE UGUALMENTE I VIGILI E MI
INVITA A PARLARE CON I SERVIZI SOCIALI PER CONVINCERLI A CAMBIARE
IDEA.
Ecco la pratica poi
respinta:
EL
COMUNE LA PRATICA SI FERMA PERCHE' I SERVIZI SOCIALI DI CONCANESIA* NON
MI CONCEDONO DI METTERE LA RESIDENZA! NEMMENO AL FINE DI
FARMI I SOLI
DOCUMENTI. NON E' UNA CASA POPOLARE MA SOLO UNA DI EMERGENZA
ABITATIVA E SANNO BENISSIMO CHE NON POTREI VANTARE DIRITTI
SULL'APPARTAMENTO...
CI VA GIOVANNA A PARLARCI PERCHE' GIA' LI CONOSCEVA. CI ERA GIA'
STATA A PARLARCI CON L'AVVOCATO E CON LA PUGLIESE IN OCCASIONE
DELLA VICENDA DELLO SFRATTO POI RIENTRATO.
RISULTANO INAMOVIBILI! SI PASSA ANCHE DAI CARABINIERI CHE RIMANDANO AI
VIGILI. IL VIGILE DELLA RESIDENZA, AL CONTRARIO DI QUANTO DETTO DA
QUELLA DELL'ANAGRAFE, DICE DI NON AVER MAI AVUTO NESSUN ORDINE DI
PASSARE DA ME: DIFATTI GLI AVEVO ASPETTATI INUTILMENTE PER VARIO TEMPO.
IL VIGILE MI INDICA DI ANDARE DA UN SUO COLLEGA CHE SI OCCUPA DI
CASI DI PERSONE SENZA FISSA DIMORA. SI VA DA VIGILE CHE MANDA DA UN
PRETE E IL PRETE MI RIMANDA DA un altro VIGILE...
IL VIGILE PARLA CON L'ANAGRAFE MA SEMBRA CHE TALE MARIANGELA NON SIA
PIU' DISPOSTA AD ACCETTARE RESIDENZE NELLA CASA DEL PRETE. DA OGGI SOLO
PRETI E SEMINARISTI...
IL VIGILE POI CI DICE CHE PARLERA' CON QUELLI DELLA GESTIONE CASE, TAL IVAN M., MA
IL VIGILE NON SI FARA' PIù SENTIRE...DUNQUE RIMANGO SENZA
DOCUMENTI E SENZA RESIDENZA.
La cosa è assurda: senza documenti dove vado?
Servizi sociali, vigili, anagrafe non fanno una
piega
[n]
.
SUCCEDE
UN'ALTRA COSA IMPERDONABILE
INTANTO
A FINE OTTOBRE LA PUGLIESE E' ANCORA IN PUGLIA E NON
SI SA QUANDO TORNA. I SUOI PARENTI
PUGLIESI E/O LEI STESSA CONTATTANO I PARENTI DI GIOVANNA
DANDO LORO
INFORMAZIONI SUL PROFILO FACEBOOK MIO E IL
NUMERO DI
TELEFONO PRIVATO DI GIOVANNA . I PARENTI VENETI COMINCIANO
DAL 31
OTTOBRE A INVIARE MESSAGGI SU FACEBOOK E PER
TELEFONO.
DUNQUE Dal
31 ottobre SONO TRA DUE FUOCHI: DAL SUD I PARENTI DELLA PUGLIESE E
DAL NORD I PARENTI DI GIOVANNA.
DAI PARENTI
DELLA PUGLIESE VENGONO SPEDITI
MESSAGGI CON TONO DECISAMENTE MINACCIOSO CHE MI INVITANO AD ANDARE
VIA
IL PRIMA POSSIBILE E DI USCIRE DALLA VITA DEI LORO NIPOTI IL PRIMA
POSSIBILE E CHE SE NON LO FACCIO CON LE BUONE CI PENSERANNO LORO A
FARLO.
DIFFICILE MANTENERE LA CALMA.
MA I MESSAGGI CHE INVIANO SONO DURI E TEMO PER LA MIA VITA E
QUELLA DI
GIOVANNA, COME TEMO PURE DI TROVARMI SOTTO CASA I PARENTI VENETI
CHE
VOGLIONO FARMELA PAGARE PER LE DENUNCE...
Dicembre
2017
L'ultimo
contatto con Giovi fu a metà dicembre tramite Messenger.
22/10/2018
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