Racconto dei fatti.

Questa pagina riassume i fatti ed eventi principali.
Un racconto molto più preciso e lungo è contenuto nel pdf "Sopravvissuti".  Questo racconto è formulato in maniera diversa da quello presente in prima pagina: qui si trovano alcune foto ed è affrontato in maniera più umana. 

Riassunto:
Nati fra fine anni sessanta e inizio anni settanta in terra veneta, abbiamo studiato a Padova. Da metà anni 90,   abbiamo e lavoriamo in una software house. Verso la fine del 2000 si respirano brutte arie in paese e cambiamo provincia . Il cambio della sede e della residenza  ci concedono solo qualche anno di tregua, ma verso il 2004 ricominciano   fatti contro il nostro patrimonio e contro le nostre persone che ci costringono questa volta, per difenderci! A chiedere aiuto alle autorità.
Tra fine 2004 e primi mesi 2005 nascono vari esposti inviati alla Procura di Roma.  A Roma emerge fin da marzo che molte delle carte da noi spedite non sono addirittura pervenute.  Siamo impreparati e sotto shock per quanto successo. Tornare indietro non si può e segue dunque ri-deposito delle carte e  una denuncia contro la Procura di Roma per la sottrazione e/o smarrimento di tali esposti depositando anche le ricevute timbrate da tale Procura [n]!  Roma non  fa nulla e non indaga su quanto accaduto al suo interno. Interviene la Procura di Napoli con una denuncia contro alcune persone della Procura di Roma. Aperto il procedimento penale viene trasferito per competenza a Perugia. A Perugia il magistrato non risolve nulla. A questo punto interviene la Procura di Firenze con il PM Rosario Minna che chiede informazioni sul procedimento. Ma Minna poco dopo viene trasferito alla corte di Ferrara e poco dopo preso dentro uno scandalo viene estromesso dall'ordine dei magistrati e muore. Nel frattempo noi siamo costretti letteralmente a scappare dal Veneto, ma in ogni posto dove tentiamo di rifarci una vita sorgono problemi, segno che quel potere che avevamo denunciato è forte e ci vuole morti. Quel potere ci fa perdere il lavoro ad Assisi nel 2006 come a Terni nel 2007 e a Pescara nel 2009 e così via...
n condizioni economiche disastrose siamo costretti a chiedere aiuto ai preti e alle associazioni che si occupano di queste cose... Ma ogni volta che ci rivolgiamo a tali enti caritativi per noi troviamo sempre e solo predisposta la strada del tornare in Veneto. Questa situazione viene evidenziata poi in esposto/denuncia contro il direttore della Caritas di Assisi...

La dinamica di quanto succede poi è in fotocopia e sembra quella di un doppio legame in psichiatria: ti faccio perdere il lavoro, ti metto in condizioni di non trovarne e/o farne altri, e ti accuso che non hai voglia di lavorare. Come conseguenza una vita ai margini. A richiesta di delucidazioni, viene spiegato a chi le chiede, che si è persone soggette a un certo disordine morale, incapaci di vivere socialmente e felici di vivere da zingari. Viene inoltre spiegato che abbiamo dei parenti in Veneto che sarebbero ben contenti di aiutarci. A richiesta di aiuto viene consigliato a chiunque venga in contatto con noi, dalla Caritas alle forze dell'ordine, di rimandarci in Veneto [n] .


Negli anni risultano coinvolte molte persone, chi in buona fede e chi no. Di sostanza quel potere, attraverso conoscenze o soldi o amicizie, comincia con attivare un apparato di diffamazioni per  far nascere  un nucleo di persone ostili [n] ...
E' successo ad esempio nel 2010, quando qualcuno cominciò a dire che eravamo dei criminali e fece in modo che tali diffamazioni passassero di bocca in bocca fino ad arrivare alle forze dell'ordine.
Le forze dell'ordine poi intervennero, facendoci uno sfratto illegale e presentandoci con un foglio di via. Elencarono sul foglio che eravamo delinquenti ma senza specificare quali reati avessimo compiuto e nemmeno indicazioni circostanziate dei presunti reati. Non fummo avvertiti per il foglio di Via e non ci fu data la possibilità di difenderci e/o replicare o un confronto con le fantomatiche persone che ci avevano dipinto in tale maniera. Tutte ipotesi le loro che non trovarono mai atti concreti e reali. L'avvocato replicava che era evidente che la polizia aveva agito in quella maniera per sfrattarci senza ricorrere ai costosi procedimenti di legge previsti per lo sfratto. In tale maniera avevano ottenuto tutto senza spendere un soldo...
Dopo questo foglio di Via, dal 2010 al 2014 viviamo addirittura senza un tetto e senza l'aiuto degli enti caritativi, ma con il solo aiuto di alcuni privati. Non è possibile fare nulla per sistemare la cosa, perché nell'operazione infame sono coinvolti il parroco, il sindaco, la polizia di stato e i carabinieri. Qui si raccontano di essere tutta brava gente generosa e se qualcosa va storto ovviamente è colpa degli altri. Così chi fa il male poi fa altro male per nascondere il male precedente... Se qualcuno chiederà a questa gente perché non siamo stati aiutati, risponderanno:  "non hanno voluto essere aiutati".

Dal 2012 spieghiamo quanto accadutoci con il termine "Mobbing Sociale" o Organised Stalking e/o Gang Stalking. In questo fenomeno sono coinvolti vari personaggi ed autorità. Chi fa partire queste azioni è però un potere ben preciso che molte volte è esterno al luogo ove si è manifestato il fenomeno...


Dal 2014 al 2017 io Matteo torno a vivere in una casa e in una famiglia pugliese, e dal 2016 anche Giovanna. Ma anche qui questi poteri agiscono nel non permettere di rifarsi una vita in varie maniere e con diversi espedienti. Nel 2014 mi rubano i documenti (passaporto, carta identità... ) e non posso rifarmeli perché non ho più nessuna residenza. E non posso mettere residenza perché dove abito è una casa del comune data solo alla famiglia che mi ospita, ma io non posso mettere residenza perché il contratto lo vieta. Senza documenti e residenza niente medico e tessera sanitaria e mancato accesso ad aiuti, contribuiti e soprattutto niente lavoro!  Si cerca la via di fare la residenza nella casa del prete, come era già stato fatto per altri, ma quella dell'anagrafe dice "stop basta residenze nella casa del prete".E alla fine anche la famiglia si stanca e scoppia nel 2017. Contattano i parenti di Matteo e Giovanna e  sono rimandanti di nuovo in strada...

Sullo sfondo di tutta questa storia tanto dolore e una situazione mai presa in carico dalle forze di Polizia che non hanno mai voluto mettere un freno a quel potere veneto, anzi in alcuni casi sporcatesi pure con la loro inazione o con il prestarsi a atti vili.

Finisce nel novembre 2017, con i servizi sociali che non concedono  la residenza nemmeno al solo fine di rifarmi i documenti. Finisce con il personale dell'anagrafe, con i vigili urbani, con  i carabinieri.... tutti a guardare adesso cosa potrà succedere...

Cosa farà l'uomo adesso rimesso in strada senza documenti e senza soldi?
E proprio in quel frangente qualcuno si preoccupa di avvisare i parenti che cominciano a tempestarci di messaggi e telefonate. Pronti a riportarci in Veneto...

La particolarità è che nella storia vi sono pure incluse molte persone che sono state convinte in buona fede di stare a fare la cosa giusta. Ma è proprio questa la forza di quel potere: coinvolgere persone anche in buona fede ed agire in background in maniera invisibile.



NARRAZIONE
Fino al 2004 una vita come lavoratori, con una casa con un mutuo come tanti altri cittadini.

Nel 2004 subiamo l’attacco definitivo di uno stalker.. Ma lo “stalker” è solo una pedina in un gioco più grande che parte dalle nostre famiglie e dal circolo di  dove siamo nati fatto di normali operai, imprenditori nazionali e internazionali, militari di alto lignaggio, gente di chiesa, ...

 Cominciamo a scrivere alle autorità il giro di amicizie dei parenti e quello che accadeva nel circolo degli “amici”. Ma non ci affidiamo a Padova o Vicenza —dove sarebbe naturale— ma a forze esterne che possono capire il fenomeno con più obiettività. Non ci rivolgiamo a Padova, semplicemente perché uno dei nostri zii andava fiero di avere come informatori i carabinieri di Padova per i procedimenti in  Procura di Padova!. Ci siamo rivolti prima ai carabinieri di  Rovigo, e poi alla Procura di Roma di piazzale Clodio e al Presidente della Repubblica.

A Roma e al Presidente della Repubblica (allora Mr. Ciampi)  mandammo per raccomandata vari esposti da Novembre 2004 a Maggio 2005, ma quando in marzo andammo alla Procura di  Roma a chiedere a quale magistrato fossero stati assegnati i fascicoli, gli impiegati ci dissero che solo il primo della lunga serie di raccomandate era pervenuta: delle altre non vi era traccia! Una persona intuendo il grosso del problema, ci consigliò di rivolgerci ad un’altra Procura. Il primo esposto, che era l’unico pervenuto, fu aperto da un certo dottore  Verusio (diventato famoso per il caso sulla  "Concordia") e  mandato a Padova per competenza (Verusio dunque ignorò quanto da noi scritto sull'esposto relativamente a possibili collusioni all'interno della Procura di Padova). Andammo anche al Quirinale per avere informazioni della copia (sostanzialmente identica salvo le forme di rito) e ci dissero che i documenti erano stati inviati al Ministero dell’Interno e poi dal Ministero erano andati in Prefettura di Padova. Tornati a Padova controllammo dal prefetto, ma tali documenti, che  erano stati inviati da Roma, tanto per cambiare, non risultavano inseriti nel database! O almeno così ci dissero.

Oltre metà aprile 2005 tornammo a Roma e verificammo se era arrivata o scomparsa la posta che avevamo inviato per raccomandata ad inizio marzo: essendo ancora mancante consegnammo per l'ennesima volta tutto il materiale all’ufficio primi atti, facendoci fare un bel timbro sulla nostra copia (pensammo, sbagliando, che questa volta la documentazione sarebbe pervenuta di certo visto che la consegnammo a mano! Ma non fu così!).

Tornati a casa, a fine aprile preparammo una denuncia contro ignoti per appunto la sottrazione e/o smarrimento della  serie di fascicoli inviati da dicembre 2004 a marzo 2005. Spedimmo anche questa denuncia tramite lettera raccomandata alla Procura (senza includere la copia di atti scomparsi). Questa denuncia corrispondeva oramai alla nostra settima raccomandata nella lunga serie  inviata alla Procura di Roma. Le varie raccomandate le abbiamo nominate poi con R1..R8, mentre i due atti depositati a Roma li abbiamo chiamati D1-D2. Il malloppo totale a maggio 2005 era di 7 raccomandate, 2 atti depositati all’ufficio primi atti, qualche email alla Procura.
La foto sotto riportata mostra l'elenco delle ricevute degli atti inviati e/o depositati  in Procura.

Di tutto il malloppo sopra indicato sapremo solo in novembre 2005, tramite un fax proveniente dalla Procura della Repubblica di Roma, che solo la nostra raccomandata R7 era pervenuta: del resto non vi era traccia (la prima non conta, perché era stata inoltrata a Padova e non l'avevamo dunque inserita nella lista degli atti scomparsi...) . Ecco qui uno stralcio del fax arrivato da Roma:



Quanto indicato qui sopra scritto per mano del magistrato e/o suo incaricato, in breve voleva dire che tutto quello che avevamo


spedito/depositato  prima dell'R7  e dopo l'R1, non era mai pervenuto! Spiego meglio: l'esposto  R7 indicava la sottrazione e/o smarrimento degli esposti precedenti fornendo ovviamente una lista del materiale scomparso...  Il magistrato, come vedremo meglio in seguito,  pur iscrivendo il reato specifico numero  616 c.p., inerente lo smarrimento/sottrazione di documentazione , non risolveva affatto il caso. A detta sua  non vi erano elementi utili per risolverlo! Dunque non si poteva sapere se era stato un furto o uno smarrimento... Mancando elementi non si poteva procedere e dunque fu archiviato tutto.  Ovviamente non si preoccupò di parlare con noi in proposito: l'unica comunicazione fu quella sopra esposta.

La controreazione
Ora torniamo un po’ indietro. Dal momento che cominciammo  a scrivere i documenti alle autorità le cose peggiorarono di brutto. Cominciò in particolare a diffondersi una serie di diffamazioni sul nostro conto: si spargevano a macchia d’olio sul lavoro, sulle forze dell’ordine locali e sul Comune di residenza. Un fenomeno inarrestabile!  Non solo, in più alcune nostre pratiche normali cominciarono a subire anomalie, rallentamenti e addirittura smarrimenti anche  all’interno di vari uffici dell'Amministrazione Pubblica e in alcuni istituti bancari! Oltre che problemi nella consegna della posta, violazione di domicilio, minacce... Continuavamo a chiedere un aiuto alle forze dell’ordine e ai magistrati e nessuno si faceva sentire.

Andammo avanti per vari mesi, coi nervi a fior di pelle, con gente che ci veniva a perseguitare sotto casa . La paura era di casa.
Finché in marzo 2005, sotto stress mi capitò un incidente. Presi una forte scossa e sotto stress per i fatti narrati, uscii e mi scaricai danneggiando alcune auto dei vicini parcheggiate davanti casa. Fu un attimo: quella scossa fu come una bibita drogata che mi fece perdere la ragione per pochi attimi.  L’incidente fu strumentalizzato dai carabinieri padovani  che ne modificarono la dinamica: in particolare dal vice-comandante. Il tal maresciallo si faceva chiamare comandante pur non essendolo...  Il maresciallo mi fece passare per un soggetto paranoico e convinse i vicini a farmi denunciare per minacce: curiosità è che non avevo nessun rapporto con tali persone delle quali non conoscevo nemmeno il nome! Nel verbale fu completamente omesso il fattore scossa elettrica (il   contatore segnò un sovraccarico dell'80% per due giorni! E per due ore fu impossibile ripristinare la corrente elettrica).

Ora questo passo è molto importante. Ora se vi ricordate, di tutti gli esposti che avevamo inviato a Roma: il primo era veramente arrivato e fu  letto dal magistrato Verusio. Era poi stato inviato per competenza a Padova. Dunque al momento dell'incidente era già arrivato per competenza al maresciallo  padovano per le indagini, visto che a Padova era arrivato tre mesi prima dell'incidente, e a Padova lo mandarono per competenza molto probabilmente ai carabinieri della locale stazione per il principio della competenza .

Fatalmente evidenziamo come  tutti gli esposti inviati successivamente all'inoltro del primo esposto a Padova non pervenirono a Roma! Un caso? L'unico che pervenne fu un esposto inviato in incognito con un altro nome: l'R7! Un altro caso?  Allora questo maresciallo  sapeva probabilmente tutto ma  non aveva mosso un dito?! Cosa poteva centrare eventualmente lui con la sparizione di tali documenti?

Torniamo all'incidente che ho avuto in marzo 2005: il maresciallo  cominciò a dirigere la situazione in modo da farmi considerare un mitomane, un paranoico. E nascose completamente la vicenda delle raccomandate sparite a Roma... Ma non solo. Cominciò con questa tecnica ancora  prima di vedermi, perché anche se l'incidente capitò il 25 marzo 2005, lui mi vide per la prima volta il 13 aprile... Ciò vuol dire che mi indicò come paranoico e mise in azione il suo piano  ancora prima di vedermi!

Io e mia moglie ci eravamo decisi, vista la situazione, di depositare anche  li da loro per le carte sparite a Roma: ma questo maresciallo che si faceva chiamare  "comandante" non solo si rifiutò di prendere tale carte, ma continuò a considerarci come persone che farneticavano.: dunque dovevamo essere sottoposti a visita psichiatrica!




La lettera di cui sopra mi arrivò a casa dopo l'incontro con il maresciallo P.P..: mi si dice di presentarmi a farmi una visita psichiatrica!
La spiegazione di questa lettera, da parte dell'avvocato professionista a cui ci eravamo rivolti per ottenere aiuto era chiara: “vogliono insabbiare tutto e farvi passare per matti”, ci disse. Nell’ottica di arrivare a portare a termine il suo progetto, il maresciallo fece degli abusi d’ufficio: era stato lui a fare pressioni sulla dottoressa che sottoscrisse tale lettera. Situazioni che molto probabilmente continuò a fare negli anni successivi.

Il nostro avvocato ci disse subito che la procedura non era legale e non doveva essere fatta nessuna visita! Si mandò dunque una lettera al responsabile superiore della dottoressa Chieco   chiedendo spiegazioni!

Non ci fu nulla da fare, alcuni carabinieri al comando  ci venivano a rompere le scatole e volavano bestemmie! Per tutelarci dovemmo emigrare!

Avere paura dei carabinieri di Este non era pura follia. Una notizia del 30 luglio 2015 lo conferma:
      
"Hanno ucciso un uomo nudo e disarmato. L’hanno freddato i carabinieri in mezzo alla campagna. Mauro Guerra, 33 anni, laureato in Economia aziendale, dipendente di uno studio di commercialista di Monselice, buttafuori per arrotondare in un locale di lap dance, pittore e designer per passione, è morto dissanguato dopo che un colpo di pistola gli ha oltrepassato il fianco destro. È successo ieri a Carmignano di Sant’Urbano, un paese dove tutti conoscono i carabinieri per nome. Lì la gente li conosce uno per uno perché loro sono la Legge. Solo che quella stessa Legge, ieri, ha tolto la vita a un uomo disarmato. Violento ma disarmato. l colpo fatale. Gli ha sparato il comandante di stazione, il maresciallo Marco Pegoraro, insediato appena tre mesi fa nel comando che copre una vasta zona rurale tra l’estremo lembo della provincia di Padova e l’inizio di quella di Rovigo. Due colpi in aria e uno al fianco (anche se alcuni testimoni dicono di aver sentito quattro botti) con la sua Beretta calibro 9 di ordinanza. Voleva salvare un collega. Voleva fermare il trentatreenne per togliergli dalle grinfie Stefano Sarto, 47 anni, brigadiere del nucleo Radiomobile di Este, l’unico a rincorrere Mauro Guerra mentre questo, scalzo e in mutande, provava a fuggire attraverso i campi."
[ http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/07/30/news/rifiuta-il-tso-gli-sparano-1.11857562]

Anche se non vi furono mai delle carte "DA MATTO" O CERTIFICAZIONI CHE ATTESTASSERO LA MIA INSANITA' MENTALE, IL MARESCIALLO  COINVOLSE MOLTE PERSONE, IN MANIERA INDIRETTA   IN TAL SENSO FACENDOLO CREDERE. LA STESSA POLIZIA DI STATO VI  RESTO' IMPIGLIATA , NEL 2010  QUANDO  ATTIVO' DEI  PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI ILLEGALI. IL TUTTO PER RISPEDIRMI IN VENETO E SOTTO LE GRINFIE  DI TUTTE QUELLE ISTITUZIONI CHE LUI TENEVA SOTTO SCACCO, COME APPUNTO I MEDICI DELL'ASL, I SERVIZI SOCIALI..!

Nel 2005 si abitava a Baone, il Sindaco era Antonella Buson e il vicesindaco Piva, divenuto quest'ultimo  poi sindaco di Este per due mandati. La Buson non volle entrare nella questione nonostante le nostre richieste e spiegazioni. All'epoca avevamo conosciuto anche il senatore Egidio Enrico Pedrini di Zeri (MS) che aveva capito la situazione e tentato una intermediazione con il sindaco nostro senza però ottenere nulla. L'assistente sociale, tale Gabaldo Paola non ci credeva nemmeno che stavamo vivendo in tenda e continuava a dire "che erano ben informati sui fatti" facendo intendere che vi erano delle persone che informava il comune e che secondo queste fonti le cose stavano diversamente da come la raccontavamo noi.  Chi erano queste persone? Probabilmente i carabinieri!

Torniamo alla narrazione della storia,
In giugno 2005, visto che in procura ordinaria perdevano tutto,  prendemmo la precauzione di spedire tutto il malloppo anche alla Procura Militare di Roma che chiamiamo RM1. La Procura Militare se non proprio per quanto successo a noi,  poteva entrare in gioco per la questione delle Antenne del Monte Cero citate in alcuni esposti...
A Roma il contenuto della raccomandata RM1, non ravvisandovi in esso reati militari,  fu inoltrato per competenza nuovamente alla Procura Ordinaria di Roma di Piazzale Clodio. Qui il fascicolo non venne perso e venne assegnato ad un magistrato, ma confluì poi in  nell'esposto  R7 e dunque al solito magistrato.

In giugno 2005 la vita in paese a Padova  non era più possibile, non solo per la persecuzione del maresciallo  ma anche per il clima teso che si era creato nell’intero paese: il maresciallo infatti mi aveva dipinto come un pericoloso mitomane paranoico  che senza ragione poteva creare danni e minacciare persone. Probabilmente si erano  convinti i vicini a denunciarmi per minacce, probabilmente facendo leva sulla paura e spiegando che in quella maniera si sarebbe potuto liberarsi facilmente di me.

Questa denuncia dei vicini, rientrando nel penale,  rovinò la vita a Matteo e Giovanna: da notare poi come mentre questi fatti vennero poi riversati alle forze dell'ordine di altri luoghi con molta attenzione, mentre gli altri fatti , incluso la violazione di domicilio, la sottrazione degli atti in Procura, e pure la scossa elettrica a base del fatto del 25 marzo, furono sistematicamente omessi: COSI' SEMBRAVA NON ESSERCI NESSUN LEGAME FRA CAUSA-EFFETTO NEI FATTI DEL 25 MARZO.


Dunque ripeto: In giugno 2005 la vita in paese a Padova  non era più possibile, non solo per la persecuzione del maresciallo,  ma anche per il clima teso che si era creato nell’intero paese: il maresciallo ed i giornali  mi avevano dipinto come un pericoloso mitomane paranoico  che senza ragione poteva creare danni e minacciare persone. Probabilmente si erano  convinti i vicini a denunciarmi per minacce, probabilmente facendo leva sulla paura e spiegando che tramite denuncia si sarebbe potuto liberarsi facilmente di me.
I vicini non sapevano cosa mi era successo nei mesi prima e avevano gli occhi pieni di odio e meditavano vendetta.  Si è rischiato lo scontro fisico e tutto questo era colpa del Sindaco, dei giornalisti e del carabinieri.... che dovevano spiegare cosa era stato alla base di quel gesto. Questo avrebbe contribuito a far calare la tensione.

Da giugno  2005 avevamo levato le ancore e cercato di risolvere il caso rimanendo fuori da quell’inferno. Per cinque mesi non tornammo più a casa. Tornammo pochi giorni di nascosto in ottobre, poi partimmo per non tornare mai più. Non ci fu nulla da fare: perdemmo tutto! Chi tentò di cercare informazioni su di noi a riguardo della casa , non ottenne nessuna informazione ufficiale e nemmeno "non ufficiale" come venimmo a sapere molto tardi nel 2017.

Perso tutto resistevamo dentro una tenda di campeggio. E Il magistrato di Roma  intanto, proprio mentre vivevamo dentro una tenda sul lago d'Iseo , ci inviò a novembre 2005 la notifica di richiesta di chiusura delle indagini sugli esposti spariti.
Vivevamo in una piccola tenda nel campeggio Breda (vedi foto) dove ci era stato concesso di rimanere e dove tentarono di aiutarci preoccupati che morissimo di freddo in tenda. Purtroppo i carabinieri del luogo e il loro comandante,  erano stati influenzati da quelli PADOVANI  e dunque non ci offrirono nessun appoggio e nessun appoggio avemmo nemmeno dal parroco di Marone, dai  servizi sociali e/o difensore civico della Comunità Montana di Sale Marasino.

Stavamo per finire morti di fame e freddo perché nessuno ci aiutava, ed era perché era stato dato ordine alle autorità di non farlo: volevano che fossimo costretti a ritornare a Padova per cuocerci ben bene e assegnarci in stato di indigenza ai nostri parenti che non aspettavano altro!  Sarebbe rientrato tutto: le nostre testimonianze erano sparite, io sarei stato dichiarato matto, mia moglie sarebbe stata dichiarata con un forte esaurimento... E sarebbero stati tutti felici e contenti.
In quel periodo molte persone avevano ricevuto l'ordine di non aiutarci. Per ottenere qualcosa dovevamo necessariamente uscire dalla zona e ci dovevamo  spingere almeo fino a Pisogne e/o in provincia di Bergamo.

il 23 di dicembre 2005 una suora dell'istituto Pro-Famiglia  di Sale Marasino ci fa entrare nell'istituto e ci prepara in una stanza dei giochi dei bambini al piano terra (vedi foto).






 Lasciamo la tenda e cominciamo a vivere qui. Ma la suora non ha le idee chiare. In febbraio 2006 andiamo dunque fuori dall'ambiente del lago d'Iseo, saltiamo i carabinieri  e puntiamo diritti alla Polizia di Stato. In Questura di Brescia presentiamo il nostro caso: a Brescia  non vorrebbero avere a che fare con una cosa del genere dove c'entra la Procura di Roma. Il vice questore, tale Dott. Gerardo Acquaviva non voleva avere a che fare con noi, ma la sua collega, ispettrice bionda di polizia superiore  scrive  la ratifica e acquisiscono tutto il materiale. Ri-depositiamo tutti i documenti di Roma insieme con un foglio riepilogativo dei reati. Il giorno dopo siamo sbattuti in strada dalla suora!  Vogliono che torniamo in Veneto! Ma dalla strada e di nascosto  riusciamo a raggiungere Roma in treno.

E’ marzo 2006. Vogliamo assolutamente parlare con il magistrato di Roma.: ma è fatalmente  in ferie e così vediamo un suo impiegato. ; Mostriamo all'impiegato  il fax che ci aveva scritto il magistrato.  Dunque spiegavamo all'impiegato che il materiale pervenuto era poca cosa: si trattava di un aggiornamento indicante tra le altre cose i fascicoli che non risultavano pervenuti al magistrato! Ci disse che il procedimento era stato chiuso e ci spinse ad andare in Cancelleria.  Ma quando eravamo già usciti dall'ufficio, 
si affrettò a richiamarci . L’impiegato controllando sul terminale  si accorse che il materiale era corposo e non poche pagine! Ci spiegò dunque, mostrandoci sul terminale,  che il nostro fascicolo era si in origine piccolo, ma era successivamente divenuto  ben corposo per il materiale proveniente da altro magistrato (si trattava del malloppo inviato un anno prima alla Procura Militare e spedito per competenza alla Procura Ordinaria, aperto da un magistrato e confluito poi al dott. C. che aveva già  un fascicolo aperto: l' R7 ).

Lasciata la segreteria del magistrato, ci dirigiamo in Cancelleria: effettivamente  il nostro procedimento era stato chiuso mesi prima! Esattamente Il  3 gennaio 2006!

In Cancelleria nonostante non fossimo avvocati riusciamo ad ottenere il decreto di archiviazione..
Scopriamo che il decreto contiene una serie di bizzarrie inconcepibili. La prima è che vi è scritto che noi abbiamo denunciato un reato verificatosi in una data posteriore all’invio dell’R7. Impossibile! Non è nemmeno concepibile che una persona possa denunciare un reato che avverrà in futuro! Non eravamo chiaroveggenti. E poi una serie di errori su date, su numeri… e una serie di parole formalmente corrette ma sostanzialmente  da gettare perché errate o false. Non si faceva nessuna menzione dei reati segnalati sugli altri documenti che erano pervenuti dalla Procura Militare e non vi era stato nessun procedimento specifico!

Morale della favola , quel decreto stabiliva che il reato 616 da noi asserito non si era mai verificato e chiudeva il caso senza mai averci sentiti come testimoni, senza darci la possibilità di presentare prove o indizi… Senza mai che quei nostri esposti (R2,R3,R4,R5,R6, D1, D2)  fossero stati analizzati!

Se fossimo stati presenti quel 3 gennaio avremmo potuto confutare chiaramente quanto stavano asserendo i giudici! Ma con noi i giudici non hanno mai voluto parlare, e non abbiamo nemmeno mai parlato con la polizia giudiziaria che doveva condurre le indagini... Del resto se fossero stati interessati ci avrebbero contattato loro. Ma si vede che a Roma non gliene fregava nulla dei nostri esposti o meglio erano abituati che gli atti venissero smarriti e/o persi e/o rubati.... ed essendo cosa normale non ci facevano caso. Difatti quando l'anno prima dicemmo  che mancavano le raccomandate... gli impiegati  non ebbero nessuna reazione: ci si sarebbe aspettato che ci avessero chiamato in qualche ufficio e controllata la cosa... Dunque sembrava cosa normale a Roma.

Noi non avevamo un soldo e rimanemmo a Roma solo pochi giorni. Alla fine delle ferie del magistrato eravamo già lontani da Roma: ad Assisi. E inviammo da Assisi un fax al magistrato contestando il decreto di archiviazione. Non facemmo nessuna menzione di essere passati al suo ufficio e aver visto sul suo terminale che disponeva di tutta la documentazione!

La replica del magistrato si fece attendere solo pochi giorni: ci scrisse che l’istanza di riapertura delle indagini da noi richiesta, era stata rigettata e che il caso era chiuso e l’unica soluzione era il ricorso in Cassazione. Ma scrisse anche che la documentazione non pervenuta continuava a non essere pervenuta: cioè che lui non aveva in mano tutti i nostri esposti. Cosa che a noi, per quanto avevamo visto nel suo ufficio, non risultava affatto!

A questo punto cominciammo a capire che capitavano cose non chiare a Roma.  Siccome in quel periodo a Napoli vi erano degli indagini alle quali ci si poteva riallacciare, ci presentammo in questa procura consegnando del materiale che poteva in qualche maniera collegarsi a tali indagini, e facemmo contestualmente in settembre 2006 una denuncia contro il magistrato e il giudice di Roma per abuso d’ufficio e per aver soppresso degli atti veri nella Procura di Roma (questo almeno sono i reati formulati dal magistrato di turno a Napoli vedendo la nostra documentazione: noi non conoscevamo i reati specifici)...


Presa la denuncia, sigillata, e portata con la massima urgenza sul tavolo di Giuseppe Borrelli (ora a capo della DDA di Napoli) , questo  non c’era o  era occupato. In Procura trovammo un altro magistrato: tal Filippo Beatrice che sapevamo stava facendo delle indagini sulla FIGC e ne approfittammo per raccontarli alcune cose. Per il resto  tornammo due settimane dopo: purtroppo il procedimento era stato già trasferito da Borrelli  a Perugia, ovvero nella sede naturale ove vengono svolti i processi che riguardano anomalie della procura di Roma. A Napoli ci invitano dunque di andare con urgenza a parlare con il magistrato di Perugia e ci suggeriscono di far mettere tutti i colloqui a verbale.

A Perugia il magistrato non è più dell’Antimafia come era quello di Napoli. Nonostante le numerose richieste ci sarà impossibile  parlare con il nuovo magistrato ne tanto meno far mettere a verbale come ci aveva suggerito quello di Napoli . Qui a perugia il magistrato rifiuta ogni incontro e ogni nostra richiesta: altro che mettere i colloqui a verbale!


 Ma nel frattempo magistrato e Polizia di Perugia fanno degli errori madornali sul nostro caso: ASSEGNANO la nostra protezione alla stazione carabinieri del Maresciallo P.P.. : cioè a Este....  E altri errori e banalità che ci misero in pericolo di vita: i carabinieri di Este non accettarono come si vede in figura:



Dovevo essere protetto dai cc di Este? Cioè da quei carabinieri che avevo denunciato?
E poi me la sentivo che non andava bene. Quando lessi anni dopo, nel 2015  che Mauro Guerra era stato ammazzato da questi, sentii che avevo molta ragione a non voler tornare. Cosa che invece il magistrato di Perugia sembrava non voler capire per assegnare la mia protezione a loro...

A ricordo vedere l'articolo:
 
[ http://mattinopadova.gelocal.it/p adova/cronaca/2015/07/30/news/rifiuta-il-tso-gli-sparano-1.11857562


Dopo tre mesi di tentativi di colloquio con il magistrato senza successo,  trovammo a metà dicembre 2006 a Città di Castello dei carabinieri disponibili a scrivere un verbale  e vagliare documentazione e prove in nostro possesso.  Si tratta del capitano Antonio Morra e del Maresciallo Vincenzo Viscito e dell'appuntato Ammaturo Salvatore. Durante la giornata ne nasce una
nuova denuncia querela, dove ci convincono di denunciare pure i loro colleghi di Este.  Morra nel frattempo è stato a Perugia e alla sera quando torna ci trova ancora a scrivere il verbale. Ma mentre al mattino l'avevamo visto molto convinto, alla sera sembrava tutt'altra persona. La Querela viene firmata anche da Viscito  e Ammaturo ma non da Morra come invece aveva promesso.




L'indagine viene assegnata a Gabriele Paci. Paci è diverso dal precedente magistrato, e si attiva subito. Ma giorni dopo il fascicolo di Paci gli viene “sottratto” quasi subito  e viene inserito, come aggiornamento, sul fascicolo del magistrato precedente. Così Paci non gestisce più le indagini e tutte le attività si arenano nuovamente. 

Con l'operazione si chiuse tutta la vicenda facendo praticamente niente e chiudendo ogni indagine. Continueremo a scrivere fino al 2017 a Città di Castello ( e a San Giustino dove nel 2014 Vincenzo Viscito venne trasferito in qualità di comandante del paesetto).  Se una persona ha un incidente per strada e non la soccorri vieni accusato di omissione di soccorso. Questi  invece hanno fatto di peggio e una prova che non hanno fatto nulla  è  provata indirettamente in quanto accaduto poi  tra il 3 e il 4 agosto 2010... Anzi sono avanzati di grado e di carriera...

[nota:La denuncia-querela doveva essere depositata alla Procura di Firenze e non a Perugia! Perché conteneva anche un'accusa contro il magistrato di Perugia tale T.C.... E la Procura competente in questo caso doveva essere quella di Firenze. Oggi a distanza di anni qualcuno ha detto che quel verbale serviva per chiudere tutta la questione senza fare assolutamente nulla: una volta fatta una denuncia non se ne può presentare un'altra di uguale! Dunque quel verbale serviva da tappo. In quest'ottica è chiaro dunque che andava bene Perugia e non Firenze, perché poi è successo veramente che quel verbale è stato tolto a Gabriele Paci e inserito come allegato nel fascicolo già aperto del primo magistrato di Perugia, e chiuso quest'ultimo fascicolo chiuso tutto! Successe quello che era successo a Roma, in fotocopia! In quel caso fu il fascicolo proveniente dalla Procura Militare che fu inserito come allegato nel primo fascicolo di Piazzale Clodio. Chiuso poi il primo fascicolo, chiuso anche il secondo. E' come se voi prendete una scatola grande e dentro vi mettete un'altra scatola. Poi chiudete la scatola grande... e chi vedrà mai la scatola contenuta all'interno?

Nel verbale vi era scritto che dovevamo essere informati nel caso si chiudesse il procedimento: ma non fummo mai informati. Dunque venivamo continuamente presi in giro...

Quando  venimmo a sapere che il verbale era stato inserito come integrazione sul fascicolo precedente del magistrato T.C. di Perugia? Lo venimmo a sapere per caso il 22 maggio 2007 sbirciando tra le carte dell'ispettore Saulle di Terni dell'anticrimine.

A confermare l'ipotesi che il verbale serviva solo per chiudere la vicenda due fattori:
  1. L'operatrice della Caritas di Spoleto, già in gennaio 2007, ci disse che quel verbale di Città di Castello sarebbe stato archiviato. Come faceva un'operatrice della Caritas , tale Barbara Sciaboletta, in servizio a Spoleto sotto l'epoca del Vescovo Fontana,  a sapere che sarebbe stato archiviato?
  2. Non è stata fatta nessuna vera indagine. Quello successo dopo né è la prova indiretta.
Inoltre viene il dubbio che il magistrato di Perugia  non abbia mai aperto nessun procedimento per quel fascicolo proveniente da Napoli.
Perchè? Perchè nelle comunicazioni non vi era il numero di procedimento! Cioè viene il dubbio che abbia fatto finta di aprire un procedimento ma che in realtà sia stato tutto insabbiato senza mai fare nulla! Tra l'altro il magistrato di Firenze, al quale erano arrivate le nostre lamentele, tal Rosario Minna... gli fu dato un premio e spostato da Firenze a Ferrara. Poi venne defenestrato dal CSM e sbattuto fuori dai magistrati e morto nel 2016. Dunque un eventuale testimone messo fuori gioco! ]

Continuando la storia...
Nel 2007 da Città di Castello  finiamo a vivere a Terni. Mentre siamo a Terni facciamo visita anche a questa Questura. Visto che la giustizia non si muove,  a Terni alcuni ispettori di Polizia tentano altre strade e  ci aiutano per chiedere una mano ai servizi sociali del comune. Fanno notare che operazioni che potevamo fare dal punto di vista di giustizia le avevamo già fatte i carabinieri con il verbale dei carabinieri del 19.12 a Città di Castello: altre denunce non si potevano fare!

Però dicono che si potrebbe provare a smuovere le cose utilizzando i media.  Lo fanno tramite una conoscenza al giornale e un 
articolo di giornale scritto da Antonio Mosca del Corriere dell'Umbria. Articolo che dia risalto alla nostra vicenda. Si tratta dell'ispettore  Stefano Onofri. Ma vengono a conoscenza della nostra situazione anche l'ispettore Saulle dell'anticrimine, il commissario Carelli della squadra mobile, e altri ispettori dell'anticrimine.  Dal Corriere dell'Umbria  approdiamo a un programma della RAI,e ad una rete nazionale.   Giancarlo Magalli ci incontra il 13 marzo 2007 alle ore 11.18 in diretta nel salotto di "Piazzagrande", un programma in onda ogni mattina sulla RAI DUE, e lancia un appello all’Umbria perché ci aiutino a trovarci un lavoro e una casa. Torniamo a Terni contenti confidando nella fine dell'incubo anche se siamo contenti a metà perché  ci fu impedito di parlare pubblicamente  di magistrati e dei fatti accaduti nelle Procure.

A QUESTO PUNTO PENSO CHE E' FINITA DI TRIBOLARE. DOPO TANTO TRIBOLAMENTO E' FINALMENTE FINITA...
E INVECE NO! PENSIAMO CHE FINALMENTE ABBIAMO FINITO DI STARE NELLE CASE DI ACCOGLIENZA INSIEME ALLE PUTTANE E AI CRIMINALI.

Il comune di Terni non interviene, e nemmeno il vescovo di Terni . Viviamo in Caritas il qual direttore è un Veneto come noi: un padovano subentrato nemmeno un mese dopo dal nostro arrivo  al diacono Andreoli Bruno. Il direttore ci è ostile, come pure un altro  prete vicentino in servizio in provincia ci è ostile: tal F. SEMPRE VENETO. E cercano di mandarci via il prima possibile senza offrirci soluzioni, soluzioni invece che per altri ospiti della Caritas arriveranno.  COSTITUIRANNO QUEL FRONTE VENETO CHE CONTINUAva AD ESSERCI OSTILE IN TERRA "STRANIERA".

Qualcuno racconterà alla Polizia che la Caritas ci aveva trovato la casa e noi avevamo rifiutato! All'interno della Questura emergono due figure legate all'ambiente CARITAS che ci saranno ostili. Sorge una linea di frattura in questura, tanto che dovremo incontrare alcuni ispettori senza farci vedere da altri...


Sempre in marzo 2007, dopo vari tentativi andati a vuoto nel voler incontrare il magistrato di Perugia, e l'ennesimo silenzio anche dopo la denuncia querela di Città di Castello, e  ancor prima di presentarci in tv,  inviamo noi stessi un esposto/denuncia alla Procura di Firenze, accusando il magistrato di Perugia di lesione del nostro diritto di legittima difesa.

A questo punto è il magistrato di Firenze che apre un fascicolo in proposito: tale dott. Rosario Minna,  chiede notizie sul procedimento alla Procura di Perugia.  Minna nel 2008 andrà poi a capo della Procura di Ferrara ma sarà defenestrato dalla magistratura nel 2011  (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/08/ferrara-ascesa-e-caduta-di-minna-il-procuratore-degradato-e-trasferito-a-milano/156142/) e morirà di lì a pochi anni a Firenze (http://www.estense.com/?p=571012).


Per noi non ci sarà pace:né a Terni né nel resto dell'Umbria, né in Abruzzo, né nelle Marche, né in Toscana, né in Emilia Romagna! Per tutto il periodo successivo  otterremo una vera persecuzione perpetrata anche attraverso l'uso strumentale di forze di polizia.

 
L'ESPULSIONE.
Nell'agosto  2010, proprio l'anniversario della morte del padre di Giovanna, tre elementi della Polizia di Stato irromperanno nella stanza dove abitavamo. E trovandomi da solo mi porteranno via a forza accusandomi di oltraggio a pubblico ufficiale e mi faranno un foglio di via con obbligo di tornare in Veneto.  Entrati come dei ladri!. A quel punto chiesi aiuto ai carabinieri e fu anche contattato il maresciallo Vincenzo Viscito il quale davanti a me rispose per telefono ai suoi colleghi di non fare assolutamente nulla! Per me è stata dunque la riprova dell'inazione del maresciallo che mi lasciava in pasto dei miei persecutori dopo che aveva avuto in mano tutti gli elementi per fermare la cosa. Questa cosa non è perdonabile e i danni da me subiti sono altissimi, ma non ho mai ricevuto né un indennizzo né delle scuse.
Né Antonio Morra né Viscito mai intervennero a sistemare le cose sebbene gli innumerevoli richieste di aiuto e segnalazioni fatte dal 2006 al 2017. I fatti del 3 agosto 2010 furono inoltrati più volte ai carabinieri di Città di Castello Che cosa ne abbiano fatto poi di tutta quella documentazione spedita, non lo sappiamo proprio.

Lasciarono che le cose accadessero...
Viscito avrebbe potuto chiamare la Polizia di Stato e spiegare come vi era tutto un malinteso ma non lo fece!
Ma ciò che non fece il carabiniere lo fece l'avvocato, o almeno in parte: riusci a bloccare il foglio di via, facendo notare che la Polizia aveva agito in quella maniera per liberare il posto dove stavo senza ricorrere alle normali leggi che prevedono un iter con lo sfratto... e le varie comunicazioni previste per legge. Bloccato però il foglio di via non potei più ritornare dentro quella stanza, nemmeno a prendere le mie cose personali e cominciai ad avere ancora più paura della Polizia di Stato e anche dei Carabinieri che si comportavano come delle pedine idiote o colluse in mano a un potere che mi voleva far fuori.


In foto il ricorso gerarchico al Prefetto contro il foglio di Via.





Uno di questi poliziotti, tale A.A., che era comandante del posto estivo di polizia che fu alla base dell'operazione del 3 agosto 2010, era un tizio che probabilmente non conosceva il territorio e la mia vicenda come invece conoscevano  i carabinieri che vi erano tutto l'anno. Si fece abbindolare ed agì come io fossi un criminale abituale: dunque pure convinto di liberare la terra da un pezzo di merda come ero stato dipinto. Quel potere aveva tentato mesi prima di far fare la stessa cosa con i carabinieri: ma non ci riuscì perché ci permisero almeno di  difenderci e spiegare come stavano funzionando le cose ...  Lo stesso potere aspettò che qualche mese dopo si insidiasse nel territorio il comando estivo, e andò a chiedere il servizio a questo nuovo comandante di Polizia, che probabilmente non sapeva nulla della situazione e che non si preoccupò nemmeno di darci la possibilità di difendersi e di spiegare.

Meno male che la polizia ci doveva proteggere, a ricordo....

 A.A. era grosso di una certa stazza, tozzo e con il naso grosso e con gli occhiali piccoli che gli davano una parvenza strana di bimbo cresciuto troppo. Assomigliava ad Antonello Fassari che interpretava la parte di Cesare Cesaroni nella serie televisiva "I Cesaroni".   Invece B.A. ispettore di polizia superiore, di sesso femminile,  che mi fece il foglio di via me lo presentò  senza chiedermi nulla e senza possibilità di replicare. Dovevo tornare in Veneto e basta!


Fu una delle esperienze più brutte vissute nella mia vita. Quanto successo mi ricordava gli eventi del G8 a Genova dove la polizia mandata da Roma s'infiltrò sulla polizia ordinaria e  picchiò senza motivo e con crudeltà parecchie persone. I giorni successivi mandarono un elicottero da Roma per scovare i malviventi ... e fecero retate in tutti i luoghi di accoglienza.
Io avevo paura e  dormii in collina tra i filari di vigne. Non avevo sbagliato perché lessi due giorni dopo sul giornale... E io certo non avevo voglio di vedere ancora quelle persone, almeno fino a quando non sarebbero tornate a ragionare...
.

Dal 2009 io e Giovanna non riusciremo più ad ottenere un lavoro, per il continuo perpetrarsi di un terrorismo nei nostri confronti. Da agosto 2010  cominceremo a  vivere senza una casa, in rifugi di fortuna, vivendo di Provvidenza.



 Stremati, la nostra condizione fisica peggiorerà a causa del tipo di vita.
Anche se l'avvocato aveva bloccato il foglio di via, l'aria che tirava nel 2010 era molto cupa. Dunque non solo si doveva vivere in rifugi di fortuna, ma si doveva pur stare alla larga dalle forze dell'ordine. Era come se qualcuno avesse acceso un gran calderone e prima che le cose si calmassero serviva tempo...La Polizia si comportava come un toro infuriato e occorreva aspettare che si calmasse...
Solo dopo due mesi  cercammo  un aiuto presso il difensore civico.

Gang Stalking, Organized Stalking...

Breve Excursus
In Italia non si può parlare di Mafia, a meno che non si sia Borsellino o Polizia o qualche associazione come Libera... e siccome non si può parlare di mafia perché sennò si viene trattati da matti.... si è cominciato ad usare altri termini per spiegare la situazione. Come ad esempio "Mobbing Sociale", "Organized Stalking", "Gang Stalking" e via così...

Oggi bisogna rinnovarsi anche nei termini ad esempio un handicappato diventa un "diversamente abile", e uno spazzino diventa un operatore ecologico. Usare il termine "mafia" o "massoneria"  davanti agli agenti e/o autorità è altamente sconsigliato.
Come le aziende utilizzano i termini "eco-sostenibile", "ad impatto zero", "bio-degradabile" , e cose del genere... abbiamo cambiato i termini e ridefinito anche noi il concetto. Dunque siamo passati ad utilizzare nuovi concetti come appunto "Mobbing Sociale", Organized Stalking e Gang Stalking.... che sono concetti scientifici che non parlano di mafia e massoneria... Termini se così si può dire,  ad impatto zero con le autorità.

Un'azione di Organised Stalking può essere creata dalla mafia o dalla massoneria o da qualche altro potere o persona, ma poi la situazione ed il risultato sono molto simili. Dunque Organised Stalking permette di descrivere la situazione citando anche fonti esterne senza citare per così dire il potere che l'ha generato. E' come subire il furto dell'auto: si va dalle autorità e si denuncia il furto ma non l'autore: in questa maniera si risolvono molti problemi con le autorità, le quali non hanno bisogno di fare gli eroi....
Così anche noi, denunciato "il furto" in Veneto chiedevamo all'autorità una mano per comprarci una "nuova auto" fuori dal Veneto ... tanto per dimenticarci furto e autore con tutte le implicazioni... e rifarci una nuova vita...


Non solo nessun intervento dei servizi sociali durante il 2010, durante il 2011, durante il 2012...  continuando a vivere in giro peggio di  animali, ma nel 2013 non riuscirò nemmeno ad ottenere un paio di occhiali da vista dopo la rottura dei miei,  e dovrò arrangiarmi con una miopia di 6/10, con la quale ho difficoltà anche ad allacciarmi i lacci delle scarpe... Con febbre a 38 e influenza lasciato a dormire fuori... Tutti eventi che mi hanno segnato profondamente.

Il progetto finale dei mancati interventi e del mobbing è  di farci morire, facendo sembrare la cosa come il naturale evolversi di una vita ai bordi della società (vita fatta da persone che vivono di malaffare e che non vogliono integrarsi nel tessuto sociale, cioè il vestito che ci hanno apposto addosso). Oppure rimandarci là dove siamo nati, per darci in pasto a quell’ambiente.

Da agosto 2010 a settembre 2014 viviamo dunque dormendo fuori. I giorni si susseguono uguali. Ogni giorno in biblioteca, poi alla sera all'ospedale fino alle 22.00 e poi con le borse a dormire nascosti. Con noi eravamo comunque riusciti a tenere un notebook che di giorno in biblioteca usavamo per scrivere e far conoscere la nostra storia tramite internet.

[in foto uno spazio che occupavamo in biblioteca]


 I servizi sociali non intervengono  come pure il difensore civico e nemmeno il sindaco di questo nuovo paese. I carabinieri invece ci guardavano quando passavamo come fossimo degli animali della savana: quegli animali che puoi guardare ma ai quali non devi dare da mangiare perché sennò interferisci con il ciclo naturale. Questo era proprio il senso. Oppure come i maratoneti che cadono durante la gara: se gli aiuti a rialzarsi vengono squalificati!


Ma non pensate che stare in biblioteca era facile. Vi erano sempre persone che venivano a creare problemi, per non parlare di quello del museo, un certo tipo che fece di tutto per farci andare via, fino a quando ci riuscì senza considerare che cosa significava questo per noi...

Nel 2012 facciamo un nuovo  esposto ai carabinieri. Un carabiniere della caserma, convinto che avessimo un casino di reati a carico, passò molto tempo davanti al database a cercarli: per lui era più facile credere che il suo database in rete non funzionasse piuttosto di pensare che quello che gli avevano raccontato era falso. Ci mise parecchio per rendersene conto e solo dopo aver provato diverse rete di informazioni dati tramite i computer in uso...
Questo significava anche che i carabinieri di Città di Castello non avevano fatto nulla per spiegare alla locale caserma di quanto ci era successo, nemmeno a fronte dei fatti del 2010: cosa che era molto pericolosa per noi, perché se i carabinieri non conoscevano sti fatti, potevano essere riusati come strumenti per rifarci un foglio di via... E questo carabiniere ne era la prova: chi gli aveva raccontato tante palle?
...
Se i carabinieri di Città di Castello non resero eruditi i carabinieri locali DI SAMMARTINO*, ci pensammo noi spiegando cosa ci stava succedendo, depositando due documenti sul mobbing sociale e un terzo esposto.  Inoltrando successivamente, alla stessa caserma,  anche documenti utili per inquadrare la situazione da un punto di vista più generale  come  "Arbre du Mal" e "The Black Cat".
Ma anche qui non si interveniva: Passati varie volte dai carabinieri, ogni volta ci dicevano "la pratica è aperta, se ci sono novità vi chiamiamo noi ..."...


Dicembre 2012: Il ritorno a scrivere in internet
A fine 2012, 11 mesi dopo dell'esposto "mobo12" consegnato ai carabinieri di Sammartino* ,  vista l'inazione degli stessi,  cominciamo a esporci pubblicamente e chiedere aiuto  in Facebook e Twitter. Ma non facciamo conoscere Autodifesa. E' la prima volta che scrivo in Facebook e lo faccio con il nick Facebook di Aleandro *****. , chiedendo interessamento pubblico e aiuto al sindaco. Semplifichiamo  la storia nostra storia  facendola partire dallo sfratto del 2010 e  invece di scriverla con i nomi di Matteo e Giovanna sostituiamo i nostri nomi con altri.
Nascono dunque una serie di siti con informazioni circoscritte, tra cui "La Storia di ....." e  un profilo Facebook "Comitato ...." con l'obiettivo di  chiedere un aiuto alle autorità locali come cc, sindaco, servizi sociali e ai  cittadini.. Ma non si riesce e trovare particolare interessamento e si continuerà a vivere "open air" senza casa, senza medico e alla mercé dei bulli. Di giorno in biblioteca e di sera in ospedale fino alla chiusura alle 22.



Nel 2013 si chiede  nuovamente aiuto anche ad Amnesty International. Dopo alcuni mesi una responsabile di Roma mi risponde che il caso non può essere trattato in Italia e che l'incartamento è stato spedito a Londra. Passano gli anni e nessuna notizia su quel fronte. Chissà se anche quelle carte sono scomparse...

Nel 2013 riusciamo a comunicare con un'associazione nazionale, che sembra interessata a darci una mano. Pubblica una intervista sul suo sito e la spedisce al sindaco di Sammartino*  invitandolo ad intervenire. Spediscono anche una diffida al sindaco tramite lettera raccomandata. Il sindaco non risponde e ci si convince, trascorso il tempo previsto dalla legge,  di fare una denuncia contro il sindaco. E in Luglio 2013 depositiamo l'ennesima denuncia in Procura:  senza esito! Forse sarà sparita anche questa!




IL PUNTO DI SVOLTA DEL 2014 e del 2017

Nel 2014 vi sono le elezioni e viene eletto un nuovo sindaco, e finalmente troviamo un piccolo lavoretto di distribuzione depliant per le elezioni. A giugno 2014 ci stanchiamo pure di scrivere documenti e mettere pagine internet per chiedere aiuto. Molti siti finiranno dunque di essere aggiornati verso quella data. E rimarranno fermi almeno fino alla fine del 2017. Qualsiasi cosa scrivevamo e facevamo non serviva a nulla e la nostra situazione non cambiava. Quei siti e quelle pagine scritte in vari anni sono rimaste immutate. Vi si possono trovare tutti i post di richiesta di aiuto.

Nel luglio 2014 conosco una donna pugliese vedova: diventiamo amici e le racconto le mie vicende, compreso questo sito.
Non avevo i soldi per gli occhiali e mi da quelli vecchi di suo figlio che più o meno potevano funzionare come gradazione ma comunque meglio di nulla. Mi da anche il telefono vecchio della figlia, un modello Corby, superato, che però mi permette di chattare con lei tramite il wifi del centro commerciale. E anche un Nokia N97 che era stato di suo marito .  Nemmeno un mese dopo, in agosto,  mi rubano il borsello con tutti documenti e faccio regolare denuncia: vi è anche la Pugliese con me dai carabinieri.

In foto la denuncia di furto del mio borsello e del passaporto e carta d'identità....


IL GUAIO è che  non posso rifarmi i documenti rubati perché il comune veneto di Baone mi ha tolto la residenza e non risulto più residente da nessuna parte!

AHIA!!!

Per legge dovrebbe intervenire il comune di nascita: ma non risponde... E quando risponde mesi dopo è solo perché sollecitato dalla prefettura: il sindaco risponde di arrangiarsi dove si ha il domicilio. Nemmeno Giovanna riesce a rinnovare i suoi scaduti per lo stesso mio motivo.



Comincio da agosto 2014  a vivere senza documenti e senza la possibilità di rifarmeli, o comunque rimando la cosa a quando avrò un posto dove mettere residenza. Ma ho paura che se mi fermano senza documenti mi fanno un altro foglio di  via.

 Anche la pugliese si chiama Giovanna spesso chiamata con soprannome di Giovi.

Giovi mi invita in casa sua, ed è proprio così che ritorno dopo ben 4 anni a vivere in una casa. Giovi è vedova dal 2012, abita a Concanesia* , ha due figli, un cane e un gatto. Giovanna invece prosegue a cercare una strada tra le autorità sia per sistemare le cose irrisolte sia per ottenere i documenti di identità miei (rubati) e suoi (scaduti) e spedisce altra documentazione. Si spediscono degli aggiornamenti anche nelle altre procure dove uno aveva scritto in passato. E tante tante email a Polizia di Stato, Carabinieri e magistrati .... alle quali, come sempre, non è seguita nessuna risposta.
Comincio a vivere in casa con la pugliese. Lei dopo la morte del marito sta vivendo in emergenza abitativa in una casa del comune.  Il comune non concede possa farmi residenza perché,  dicono hanno un contratto particolare con la Pugliese.   Mi trovo imprigionato in una situazione delicata ove la mia permanenza non è gradita né dai figli né dai parenti.



La questione della Croce Rossa Italiana
In novembre 2014, dopo circa un mese e mezzo che vivo con la pugliese a Concanesia*, mi contatta una nuova leva della nuova giunta comunale di Sammartino*  e mi fissa un incontro con  un assessore che si occupa della famiglia, che fa parte  anche della Croce Rossa Italiana... Sembra che finalmente dopo tanti anni si voglia aiutarmi! La procedura prevede che innanzitutto debba andare con l'assessore  dal capitano comandante dei carabinieri, amico suo. Il  comandante era lo stesso da vari anni, e certo lo era quando  mi ero rivolto varie volte per chiedere aiuto. Non aveva mai fatto nulla! Ed era comandante anche quando denunciai, con l'aiuto del difensore civico nazionale, il sindaco precedente  nel 2013. Ma a tutto vi era sempre seguito silenzio da parte dei CC e del comandante e del sindaco e dei giornali.  La consegna in caserma del documento "The BlackCat" e "Arbre du Mal" oltre che agli esposti "Mobo12" e "Mobbing Sociale" e degli altri documenti successivi... non aveva mai smosso sto capitano . Cosa ci andavo dunque a fare io  dal capitano?  Quattro anni a dormire fuori con tanto dolore, non si scordano facilmente , soprattutto quando il capitano sapeva tutto e non aveva fatto nulla. Ora questo tizio, voleva che io andassi dal capitano per controllare, tra le altre cose, la mia fedina penale. Ancora una volta sembrava che volevano solo avere informazioni sulla mia persona più che aiutarmi. Lo stesso comportamento lo avevano avuto altre persone in Sammartino*: poi una volta che avevano le informazioni le usavano a loro vantaggio. [n]

Al di là di tutto non aveva più senso quello che diceva l'assessore  perché si era aperta la strada con Giovi la Pugliese. Non raccontai nemmeno che abitavo in casa di Giovi per paura che si intromettessero anche in quella storia...



Settembre 2014: La vita senza documenti in casa della pugliese...
Dopo quattro anni di vita vissuta a dormire in rifugi  senza una casa o un punto dove tenere le mie cose (anni 2010-2014).... il risultato era una salute malconcia, ed avevo perso gran parte dei denti. Credo non ce l'avrei fatta a passare un altro inverno fuori. Altri problemi di salute semplicemente non li conoscevo per il semplice  fatto che la mia situazione mi impediva di farmi esami medici.

Con salute malconcia e senza documenti validi [n]    non potevo  lavorare e nemmeno iscrivermi al collocamento e nemmeno prendermi una scheda del telefono o fare un c/c bancario o prendermi una carta prepagata....: . Se mi fosse stato consentito di mettere la residenza, avrei potuto  rifarmi i documenti , farmi la tessera sanitaria e  prendere il medico. Ma questo non era possibile e non successe. In questa maniera dipendevo in tutto e per tutto dalla pugliese anche se lei sembrava non preoccuparsi. Passai  settimane in dicembre sul divano con mal di denti e qualche linea di febbre. Cominciai anche a prendere peso.

In casa diventai una specie di badante e/o colf : facevo le pulizie,  da mangiare, la spesa, le spese al market, mi occupavo delle pratiche burocratiche... Un vero lavoro perché la pugliese non era portata a queste cose, o comunque lo faceva anche per lavoro molte volte. I figli erano viziati e non facevano nessun lavoro in casa: anzi facevano apposta a sporcare per farci litigare. La pugliese avrebbe voluto  che mi comprassi varie cose, ma non vi erano soldi: si arrivava sempre a malapena a fine mese.

Decidiamo io e la pugliese di comune accordo di non dare informazioni ai suoi parenti che vivono in Puglia, perché per come erano, sarebbero andati a smuovere quel potere che mi vuole morto... andando a chiedere informazioni sul mio conto: fa parte del loro modus vivendi di voler conoscere con chi è insieme la loro figlia/parente [n] .

Ai figli però aveva già raccontato qualcosa di me e Giovanna [n] . I figli non sapevano di "Autodifesa-SelfDefense" perché sarebbe stato pericoloso, o almeno così credo: la ragazza l'avrebbe raccontato alle sue amiche e il ragazzo ai suoi compagni di lavoro e ai  parenti!

Soldi in banca non ve ne erano e rimasi con tutte le magagne da sistemare, in particolare senza occhiali adeguati e  con tutti i denti da sistemare. In aggiunta, la casa era piena di umidità e di muffa e necessitava di manutenzione continua e di lavaggio dei muri con candeggina ogni 15-20 giorni. La pugliese e la figlia soffrivano di asma e occorreva pulire spesso.  A forza di pulire i muri  mi ammalai ad una spalla.

Senza residenza niente tessera sanitaria (che non avevo mai avuto in Veneto ) e nessuna assistenza sanitaria eccetto il pronto soccorso.   In figura a titolo di esempio la foto di una parete con la muffa.




in figura la foto della muffa che si formava dentro l'armadio.
Pur pulendo con candeggina, la muffa continuava a riformarsi in poche settimane


Muffa del genere necessitava un lavoro continuo: si procedeva con la pulizia a rotazione.
La muffa era spaventosa: mai vista una cosa del genere, sembrava una malattia.



In foto il dorso di un raccoglitore ad anelli impestato dalla muffa. Era divenuto così pur essendo su un mobile a distanza dal muro di 10 cm e separato dal muro dal legno del mobile. La muffa sembrava passare attraverso le cose!


In Comune consideravano l'appartamento come uno di "lusso": pochi metri quadri a 460 euro al mese a canone calmierato: due bagni, due piccole camere da letto e un soggiorno con angolo cucina e un piccolo terrazzo.  

Oltre i problemi precedenti, aumentavano i problemi di salute. In febbraio 2017 si scatena una serie di eventi ed intimidazioni tra cui anche il taglio delle gomme dell'auto, una botta sull'auto pochi giorni dopo,  insulti dai vicini, tentativo di estorsione da parte di un vicino russo.  Il figlio si ostina a giocare fino alle due di notte ai videogiochi e si muove con la sedia facendo irritare il condomino di sotto, anche lui in casa del comune insieme con il padre Lino.  E giù anche questo ad aspettarci sulle scale ed insultarci e dire che chiamava i carabinieri perché di notte si faceva troppo rumore... Poi i vigili a venire a controllare la casa perchè qualcuno aveva detto che vi era molta gente. Le incursioni di quelli del Comune.  E pure la chiusura da parte del vicino  del nostro gatto nella cantina. Non si poteva mai stare tranquilli...
Era una guerra continua fuori e dentro casa.



Biglietto di un vicino che ha finto di aver avuto dei danni all'auto. Poi si sarebbe accontentato di 400 euro...
Un altro caso di accusa di falso incidente si era verificato nel 2015 sempre nella stessa via.



Dunque in febbraio passo un mese intero con la febbre. Mi viene una grossa un'ernia, e una spalla subisce delle lesioni a forza di pulire la muffa e dell'umidità. La situazione nel 2017 si complica dunque già dall'inizio.

La Pugliese cambia atteggiamento. Forse mi vede ammalato e inservibile ...


EPILOGO
L'estate del 2017 è infernale. La pugliese diventa sempre più nervosa e scontrosa.
Io credo che sia un grande momento di stress nel lavoro
[n] e per la rottura dell'auto...
Verso fine di  settembre 2017, il figlio della Pugliese va a trovare i parenti in Puglia dopo vari anni.
Non ha mai fatto mistero che non mi voleva in quella casa, e
probabilmente questa volta va a organizzare di persona un piano per eliminarmi dalla casa definitivamente.

Difatti dopo pochi giorni,  Il 3 di ottobre 2017 [n] , anniversario della morte di mio padre, vengo insultato e pregato di fare le valigie e andarmene, pena chiamare i carabinieri per farmi le valigie a forza.

La pugliese sembra essere presa nuovamente da degli attacchi di panico, cosa per cui era stata ricoverata in Puglia da giovane, ma che non aveva più sofferto qui a Concanesia*. Attacchi di panico mischiati a attacchi di rabbia incontrollata , come quello del 3 ottobre appunto. Sembra che il riavvicinarsi ai parenti da parte del figlio non abbia fatto bene, e il suo ritorno abbia riportato vecchi mali...

La pugliese viene riportata giù in Puglia l'11 ottobre di tutta fretta,  ma i figli rimangono in casa ed io, nonostante tutto,  continuo a fare loro da mangiare ed occuparmi della casa. Non so nulla dai figli dell'evolversi della situazione al sud. Non sembrano tanto preoccupati della situazione della madre, anzi, sembrano contenti di avere la casa tutta per loro e sembrano due bambini che giocano a fare i grandi. I primi giorni chiudono la porta delle loro stanze a chiave, cosa che non avevano mai fatto. Poi però nei giorni successivi torna tutto normale.  Il figlio esprime già il progetto di ricoverare sua madre in una struttura  e di prendersi un appartamento per lui e sua sorella.


Chiedo informazioni ai parenti sullo stato di salute di Giovi: il fratello nemmeno mi risponde. La moglie invece mi manda un messaggio registrato dove mi invita ad uscire dalla vita di sua cognata e dei suoi nipoti con le buone, e comunque  prima di quando ritorneranno loro perché senno non si sa cosa potrà succedermi. La sorella  mi scrive che è finita la PACCHIA e sostanzialmente un altro messaggio in linea con quello della cognata. E poi minacce... Nella famiglia dei parenti della pugliese comandano le donne, perché il fratello non risponde e neppure il compagno della sorella..  i DUE UOMINI, che   erano STATI gli unici ad avermi conosciuto di persona il giorno che sono venuti a prendersela, fanno scena muta! Quelle altre donne non mi avevano mai visto e mai avevano parlato di persona con me. Pensano solo ad insultarmi.


Giovi stessa aveva passato il punto di non ritorno. E questo fu devastante anche per me, perché non solo mi trovai tutti contro, ma rimasi pure molto male di quanto successo a Giovi. Una situazione molto pericolosa, perché Giovi stava usando il mio volerle bene, per portarmi all'inferno con lei...


Al di là di tutto, degli insulti e della situazione da brivido...

Avevo una carta firmata da Giovi che serviva nell'ultimo periodo o nel caso le fosse successo qualcosa, una carta dove mi dava il consenso per l'ospitalità in casa con la sua firma. Prima non si era fatto perché si sapeva che ci avrebbe mosso contro il Comune. Ma adesso ormai i casini erano così tanti che non si poteva più aspettare. Allora la spedisco e cerco di usarla per ottenere residenza e farmi i documenti il più in fretta possibile e prima che ritorni la pugliese con i suoi parenti dalla Puglia:



Vista questa situazione cerco disperatamente di chiedere AIUTO IN COMUNE di CONCANESIA* AFFINCHE' MI FACCIANO LA RESIDENZA ALMENO PER FARMI FARE LA CARTA DI IDENTITA' E PRENDERMI IL MEDICO E LA TESSERA SANITARIA.

Qui mi vogliono sbattere fuori e dove vado senza documenti? Qui si sente puzza di un nuovo foglio di via come nel 2010!

LA MARIANGELA DELL'ANAGRAFE COMINCIA LA PRATICA, MA MI TELEFONA POCHI GIORNI DOPO DICENDOMI CHE NON SI PUO FARE PERCHè I SERVIZI SOCIALI NON DANNO IL VIA LIBERA. MA MI DICE DI ASPETTARE UGUALMENTE I VIGILI E MI INVITA  A PARLARE CON I SERVIZI SOCIALI PER CONVINCERLI A CAMBIARE IDEA.

Ecco la pratica poi respinta:


EL COMUNE LA PRATICA SI FERMA PERCHE' I SERVIZI SOCIALI DI CONCANESIA* NON MI CONCEDONO DI METTERE LA RESIDENZA!  NEMMENO AL FINE DI  FARMI I SOLI DOCUMENTI. NON E' UNA CASA POPOLARE  MA SOLO UNA DI EMERGENZA ABITATIVA E SANNO BENISSIMO CHE NON POTREI VANTARE DIRITTI SULL'APPARTAMENTO...

CI VA GIOVANNA A PARLARCI PERCHE' GIA' LI CONOSCEVA. CI ERA  GIA' STATA A PARLARCI CON L'AVVOCATO  E CON LA PUGLIESE IN OCCASIONE DELLA VICENDA DELLO SFRATTO POI RIENTRATO.

RISULTANO INAMOVIBILI! SI PASSA ANCHE DAI CARABINIERI CHE RIMANDANO AI VIGILI. IL VIGILE DELLA RESIDENZA, AL CONTRARIO DI QUANTO DETTO DA QUELLA DELL'ANAGRAFE, DICE DI NON AVER MAI AVUTO NESSUN ORDINE DI PASSARE DA ME: DIFATTI GLI AVEVO ASPETTATI INUTILMENTE PER VARIO TEMPO. IL VIGILE  MI INDICA DI ANDARE DA UN SUO COLLEGA CHE SI OCCUPA DI CASI DI PERSONE SENZA FISSA DIMORA. SI VA DA VIGILE CHE MANDA DA UN PRETE E IL PRETE MI RIMANDA DA un altro VIGILE...

IL VIGILE PARLA CON L'ANAGRAFE MA SEMBRA CHE TALE MARIANGELA NON SIA PIU' DISPOSTA AD ACCETTARE RESIDENZE NELLA CASA DEL PRETE. DA OGGI SOLO PRETI E SEMINARISTI...
IL VIGILE POI CI DICE CHE PARLERA' CON QUELLI DELLA GESTIONE CASE, TAL IVAN M., MA IL VIGILE  NON SI FARA' PIù SENTIRE...DUNQUE RIMANGO SENZA DOCUMENTI E SENZA RESIDENZA.

La cosa è assurda: senza documenti dove vado?
Servizi sociali, vigili, anagrafe  non fanno una piega [n] .


SUCCEDE UN'ALTRA COSA IMPERDONABILE

INTANTO A FINE OTTOBRE LA PUGLIESE E' ANCORA  IN PUGLIA E NON SI SA QUANDO TORNA. I SUOI PARENTI PUGLIESI E/O LEI STESSA CONTATTANO I PARENTI DI GIOVANNA DANDO LORO INFORMAZIONI  SUL PROFILO FACEBOOK MIO E IL  NUMERO DI TELEFONO PRIVATO DI GIOVANNA . I PARENTI VENETI COMINCIANO DAL 31 OTTOBRE   A INVIARE MESSAGGI SU FACEBOOK E PER TELEFONO.


DUNQUE Dal 31 ottobre SONO TRA DUE FUOCHI: DAL SUD I PARENTI DELLA PUGLIESE E DAL NORD I PARENTI DI GIOVANNA.

DAI PARENTI  DELLA PUGLIESE VENGONO SPEDITI MESSAGGI CON TONO DECISAMENTE MINACCIOSO CHE MI INVITANO AD ANDARE VIA IL PRIMA POSSIBILE E DI USCIRE DALLA VITA DEI LORO NIPOTI IL PRIMA POSSIBILE E CHE SE NON LO FACCIO CON LE BUONE CI PENSERANNO LORO A FARLO.


DIFFICILE MANTENERE LA CALMA.
MA I MESSAGGI CHE INVIANO SONO DURI E TEMO PER LA MIA VITA E QUELLA DI GIOVANNA, COME TEMO PURE DI TROVARMI SOTTO CASA I PARENTI VENETI CHE VOGLIONO FARMELA PAGARE PER LE DENUNCE...







Dicembre 2017
L'ultimo contatto con Giovi fu a metà dicembre tramite Messenger.


  22/10/2018




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