- AUTODIFESA / SELF DEFENSE  2024
 
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  1.Intro.

Autodifesa/SelfDefense, abbreviato in "ASD",  è presente in rete dal 2005.
Le informazioni di ASD sono di dominio pubblico!   I contenuti hanno avuto vari aggiornamenti nel corso degli anni. Alcune parti sono state rivisitate ed aggiornate mentre altre sono rimaste così come erano perché la forma  testimonia il modo di sentire e di essere del periodo!

ASD è molto estesa ed articolata, il sommario contiene i vari argomenti. Recentemente sto facendo lo sforzo di renderla responsive per essere consultata facilmente anche da smartphone e tablet.
Il contenuto del sito è fondamentale per inquadrare la questione nel suo complesso
.
UN DISCORSO IMPORTANTE VA FATTO A PROPOSITO DELLA QUESTIONE di ASD in relazione alle forze dell'ordine: POLIZIA DI STATO, CARABINIERI, MAGISTRATI:

le informazioni qui contenute sono servite — e servono ancora — per informare le autorità. Servono per scavalcare la burocratizzazione delle informazioni, e più che altro per scavalcare  LE ALTERAZIONI  AVVENUTE NEL RAMO GIUSTIZIA.

Sono evidenziate in queste pagine comportamenti anomali di alcune forze dell'ordine, sparizione di documenti in Capo alla Procura..., indagini chiuse in un cassetto e mai condotte!

Ed ancora ASD evidenzia: errori formali, errori di trascrizione in atti..., errori di assegnazione nelle indagini...

Quanto sopra elencato ha finito per creare negli anni una parvenza "ufficiale" della situazione alquanto lontana dalla realtà: realtà non facilmente individuabile perché troppo spesso nascosta in procedimenti o in carte finite dentro faldoni di  fascicoli archiviati che nessuno mai andrà a vedere. Dunque queste pagine servono a mostrare la realtà e ciò che non è facilmente accessibile. La parvenza estetica e superficiale delle cose  ha creato nelle forze di Polizia la presunzione di sapere tutto leggendo solo la "copertina" di qualche carta rimasta nel loro database (magari preventivamente depauperata delle pagine più importanti).

Senza mai un dibattimento o confronto, senza mai una esposizione dei fatti, senza mai un colloquio!  La verità scritta nella "copertina" è qualcosa che non ha sostanza. Così come in mancanza di un'autopsia del "corpo" non si ha nessun riscontro sulle cause, chi si affida alla superfice non ha nulla di concreto. 

Il venticello di diffamazione contro la mia persona —sollevatosi dopo l'inizio della vicenda— ha rinforzato le dicerie. Negli anni tutto questo si è risolto a mio sfavore: di fatto mi è stato soppresso  il diritto fondamentale della difesa.

Per questo motivo il  sito si chiama AUTODIFESA: perché è una esposizione autonoma di informazioni ad uso del legittimo diritto della difesa previsto dalla Costituzione. Diritto che mi è sempre stato negato.  Questo è successo non solo per l'intercettazione e sparizione delle carte inviate o sottoposte da me all'autorità, ma anche perché quando sono riuscito finalmente a far passare tali incartamenti senza che venissero intercettati.. i relativi procedimenti furono chiusi senza dibattimento, senza mai un colloquio con un magistrato...! Dunque sempre lesione del diritto della difesa.
Dunque nel corso degli anni è pure  successo  che alcuni personaggi della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri  mi hanno fatto GUERRA perché convinti che fossi un poco di buono o per altri motivi che solo loro sanno. E' accaduto che alcuni di questi si attivassero in comportamenti fuori limite ed oltre misura. ASD contiene anche vari fatti di questo tipo. E' successo che alcuni si attivassero contro la mia persona in buona fede, ma sempre Guerra è stata!

Al fine di evitare che questa GUERRA  possa recare ad una ulteriore  situazione di danno o pericolo — per le persone e per l’autorità stessa—  si portano pubblicamente le informazioni contenute in questo sito.

Va detto che nel corso degli anni molte autorità hanno mostrato di non conoscere, o conoscere solo in parte la questione: ad esempio alcune "iniezioni" e somministrazione di "caffé" drogati al corpo delle istituzioni, hanno portato a trattarmi come un pidocchio della società...  e questo ha portato spesso le forze dell'ordine a prendere decisioni errate o ad essere coinvolte loro stesse in qualcosa che non si rendevano pienamente conto. Questo ha causato danni su tutti i fronti: sia ai protagonisti (chi vi sta scrivendo) sia al nome  e decoro delle autorità sia a chi ha fatto questo in buona fede. Nelle Guerre molte persone vengono spinte contro il nemico con ideali sbagliati. In questa Guerra si sono sprecati energie ed anni.
Alcune persone mi hanno fatto guerra in assoluta buona fede, mentre altre persone assolutamente no! Alcune persone hanno spinte altre a farmi Guerra, anche attraverso fatti fasulli, occultamento di notizie, manipolazione di atti.
Ebbene questi contenuti servono per coprire questi vuoti cognitivi e informativi evitando da subito conseguenze negative ed usi strumentali “contro legge” della legge, come purtroppo è successo ed è continuato a succedere!

[i casi già accaduti sono contenuti in questo sito]

Queste pagine servono ad aprire gli occhi a chi è stato offuscato, ma anche a condannare chi — avendo in mano queste informazioni — ha agito contro di me non avendo nessuna scusanza di legge e nemmeno scusanza morale. E' evidente che chi si trova  in questa ultima fattispecie mi odia a dismisura! Ma non sono io a giudicare. Sono i fatti che raccontano. Io prima o poio muoio ma i fatti resteranno anche dopo la mia dipartita! Ricordatevi che io stesso sono stato usato come alcuni di voi. Sono stato usato in lotte di potere che non mi appartengono. Mi dispiace per questo e per questa Guerra. Guardate come sono stato ridotto fisicamente ed economicamente. Io non ho più nulla! Sono stato devastato, deturpato e tolto di ogni cosa. Ho vissuto anni da senzatetto con le forze dell'ordine che mi fermavano a chiedermi perché vivevo in tale maniera! Una presa in giro... alcuni erano pure in buonafede. Ma cosa avrei potuto spiegare?
Io avevo già la risposta scritta in queste pagine. Ma chi aveva il tempo di leggere e capire? A detta loro, loro stessi non lo avevano questo tempo. E a chi sarebbe interessata la mia vita?

Questi contenuti sono utili anche per i giornalisti, gente che è sempre mancata in questa storia. Ma utili anche  per gli avvocati, sopratutto quelli che lavorano con il "diavolo":  non sempre sanno esattamente per chi lavorano e in che problematiche possono essere convogliati, certo è che  diventanto loro stessi poi elementi di questo enorme intruglio di fatti e persone che è diventato "Autodifesa Self Defense".
Che siano avvocati o  uomini di ogni tipo... ho visto  che poi questi elementi "utili" vengono "sistemati" in un secondo tempo di modo che non rimangano testimoni o tracce. Questo non succede solo a uomini di legge, ma anche a forze dell'ordine che dopo essere state utilizzate come manovalanza per atti a volte al limite del lecito, vengono "riposti" e sistemati.

Faccio un esempio: due tizi chiamano caio per compiere un omicidio. Poi fanno ammazzare anche caio.

Detto questo è molto importante capire che il sito serve anche a far capire che dietro tutti questi fatti narrati vi è un trauma umano non indifferente, e dunque serve per far capire o per introdurre un background informativo necessario per qualsiasi tipo di controversia.
Per il cittadino normale quanto scritto in queste pagine è pesante perché racconta di una Italia con poche prospettive. Autodifesa tra le righe racconta di una situazione peggiore di quanto si possa immaginare. Questa situazione si è propagata nelle maggiori Procure della Repubblica come Roma, Napoli, Perugia, Firenze, Genova e Padova. Un viaggio assurdo tra i problemi italiani...
Qui dentro vi sono più di  20 anni di fatti.Qui dentro si è anche cercato di tracciare il potere che ha generato questa situazione assurda. In tutto questo ci si ritrova una situazione nella quale io non sono l'unico protagonista, ma lo siete diventati anche voi, perché elevando il problema e tracciando il potere che l'ha generato, questo potere —e questo problema— è  diventato un problema non solo mio. Dunque quanto è successo a me, può essere successo anche a voi o potrà succedere domani. Quel potere che ha distrutto la mia vita è lo stesso che sta distruggendo la società italiana.
Io avrei voluto un futuro migliore. Non è andata bene. Ma ogni volta che passo vicino ad una scuola per l'infanzia penso che vi sono tanti bambini che avrebbero diritto ad un futuro migliore e non certo come il mio. Uno dei motivi che mi ha portato a tirare avanti negli anni è stata la speranza di arrivare ad un minimo di giustizia anche per questi bambini.
Questa è Autodifesa!     21 Marzo 2024



 2. (Check per visualizzare altro testo...)

A seguito di alcune truffe e minacce i due protagonisti (Matteo e Giovanna) chiesero aiuto alle autorità nel 2004. Si trattò di una situazione complessa e decrissero in alcuni documenti il "sistema" che  muoveva i fili  contro di loro, e il background dell'ambiente dove erano nati, comprese le reti di relazione tra persone importanti dell'economia, delle forze dell'ordine e delle organizzazioni trasversali di "mutuo" soccorso.

  1. Dopo aver richiesto aiuto  i loro  fascicoli sparirono addirittura dagli uffici della Procura.
  2. Subirono intimazioni, minacce.
  3. Subirono la violazione di domicilio nell'ufficio dove lavoravano. Si rifugiarono a casa chiedendo intervento delle autorità. La denuncia di violazione di domicilio fu persa. Per mesi  non poterono più recarsi al lavoro perché alcune persone pericolose li aspettavano alla porta.
  4. Persero il lavoro.
  5. Senza reddito non poterono pagare le rate del mutuo della casa.
  6. Dovettero allontanarsi dal Veneto perché alcune persone arrivarono anche all'indirizzo di casa e cominciarono a minacciarli sotto casa.
  7. Finirono a vivere da senzatetto in Lombardia, poi in Umbria e altre regioni non riuscendo mai più a rientrare a vivere socialmente per i motivi descritti nel sito.
  8. Finirono poveri e senza casa, con periodi in case di accoglienza per poveri, da non permettersi né avvocati né una vita sufficente per difendersi da quello che stava accadendo.
  9. Furono sobbarcati da pesi principalmente a causa dell'inazione delle forze dell'ordine che non si occuparono mai realmente del caso lasciandoli a loro stessi.
  10. Furono aperti dei fascicoli per la sottrazione delle denunce in capo alla Procura di Roma, Napoli, Perugia e Firenze che coinvolsero anche i magistrati. Ma non si venne mai a capo di nulla, per perdita di documenti, ritardi, morte del magistrato...
  11. Tutti i problemi della casa con il mutuo lasciata in Veneto,e  tutte le posizioni aperte rimasero  pendenti.
  12. Per moltissimi anni rimasero senza possibilità di mettere residenza, vivendo senza dimora, e non ebbero nemmeno la possibilità di avere medico e la tessera sanitaria.
  13. Non tornarono mai più in Veneto dal 2005.
  14. Tutte le richieste di interventi ai servizi sociali, carabinieri, polizia... non ebbero esito. Rimane la traccia in questo sito dei vari esposti e denunce, atti subiti e altro materiale depositato nel corso degli anni.
  15. In ogni luogo dove si trasferirono furono coperti di fango con il sorgere in loco di storie assurde sul loro conto che finirono sempre per farli perdere il lavoro e isolarli socialmente.
  16. Quando tornarono alcuni anni fa ad avere un minimo di vita umana, dopo tanti anni da senzatetto, scoprirono che non avevano più la casa in Veneto che era stata probabilmente venduta all'asta. Sparirono inspiegabilmente anche delle loro proprieta che avevano ereditato. Questo successe senza che mai fosse loro notificato nulla e/o senza mai aver firmati atti di compra-vendita o cose simili. Alcune persone impiegate nei sindacati dissero che questa situazione non poteva essere stata fatta in maniera legale. Non potendo tornare in Veneto e non avendo un reddito sufficente per pagare dei professionisti non riuscirono a capire e venire a capo di quanto successo.
  17. Ai due fu data la morte civile e furono diffamati in varie maniera senza che potessero difendersi. Probabilmente al fine di azzerare le loro testimonianze depositate a partire dal 2004: furono isolati,  e quel potere che aveva distrutto la loro vita continuò sempre ad agire muovendo pedine in maniera semi-invisibile nel Comune, nelle varie autorità instillando notizie false pure nei datori di lavoro e agendo constantemente nel tenerli perennemente in uno stato di vita relegato ai bordi della società e nella povertà e solitudine.
  18. Nel 2024 sono ancora attive molte situazione "sospese" incluse le diffamazioni poste in essere dal venticello di diffamazione..

3.FATTI  INTERCONNESSI....

  I documenti fatti pervenire dai due alle varie autorità sono molteplici e sotto varie forme: esposto, esposto/denuncia, denuncia, denuncia querela e materiale integrativo fatto attraverso le forze dell'ordine. I primi documenti erano di tipo narrativo ed avevano la forma di esposto e spiegavano la situazione chiedendo contestualmente un aiuto urgente allo Stato delineando in narrativa una serie di reti di persone e di fatti che potevano essere la causa.
Anche se quei primi documenti non contenevano in se nessun reato esplicito, l’invio all’autorità di quelli scritti generò una specie di vespaio ed innescò una serie di atti di rivalsa e di diffamazione. Difatti seguirono atti di minaccia, violazione di domicilio, violenza privata, persecuzione continuata… fino addirittura alla sparizione dei fascicoli inviati con la denuncia conseguente presso altra Procura controllante.
Dunque chi analizza oggi  questo materiale pubblicato su AUTODIFESA si trova davanti ad una mole impressionante di fatti e situazioni che si sono dipanate negli anni: iniziate e  propagatesi poi in vari contesti. Tra tutti i fatti, riassumiamo alcuni a titolo di esempio :

  1. Denuncia per violazione di domicilio con trafugamento effetti personali nel 2005;
  2. Denuncia nel 2005 presso Procura di Roma per reato 616 c.p. per la sottrazione e/o smarrimento lettere raccomandate e fascicoli inviati alla Procura della Repubblica;
  3. Denuncia nel 2006 per reato 323 e 490 c.p. presso Procura di Napoli, procedimento spostato per competenza alla Procura di Perugia; Sulla quale è intervenuta poi anche la Procura di Firenze.
  4. Denuncia nel 2008 per Stalking articolo 612 bis depositata a Terni ed inviata per competenza a Padova;
  5. Denuncia nel 2013 per abuso di ufficio…
Questi elencati sono solo alcuni fatti denunciati nel corso degli anni. Vi è stato un vero e proprio martellamento dei due nel corso del tempo: per difendersi è stato utile cambiare città, per cui molti fatti sono stati poi depositati in vari luoghi dove si era presa dimora ed ogni volta è stato necessario spiegare il contesto generale e quanto successo precedentemente. Per questo ad un certo punto furono scritti dei documenti generali a riguardo dell’intera vicenda come "Screening". Tutto questo è spiegato più avanti.
Dunque in linea di massima non ci si trova davanti ad un semplice fatto —come ad esempio nel caso di un furto— ma ad una serie di situazioni correlate e succedutesi nel tempo, che mai risolte si sono propagate nel tessuto sociale e nei meandri della macchina di giustizia, coinvolgendo le stesse forze operanti nella macchina di giustizia (basti pensare ad esempio all’esposto denuncia contro dei magistrati del 2006... ).
A tutt'oggi esiste molta confusione anche nella macchina della giustizia: questo perché nessuno ha mai voluto fare chiarezza su quanto accaduto e soprattutto perché non sono mai state sentite le parti lese o fatto colloqui, dibattimenti e quant'altro dove le persone offese (Matteo e Giovanna) abbiano potuto difendersi. Dunque si ribadisce come alla fine questo sito che è presente in rete dal 2005 abbia costituito di fatto l'unico sistema di difesa dove abbiano potuto esprimere e apportare tale difesa.


  4.  "Così cominciò l'inizio della fine" ...
A partire dall’anno 2004 Matteo e Giovanna  hanno fatto pervenire vari documenti agli uffici della Procura e al Presidente della Repubblica, segnalando una situazione critica per la quale cercavano un aiuto urgente dallo Stato Italiano. La maggior parte di questi documenti non arrivò mai ad un magistrato perché venne smarrita**. Questo smarrimento generò molto tempo più tardi anche un esposto specifico da parte dei due e fu aperto un procedimento contro ignoti in capo alla stessa Procura ove si era verificato il presunto furto e/o smarrimento ( e poi nel corso degli anni la questione si trasferì anche in altre Procure chiamate ad indagare sulla Procura di Roma). **Il GIP sostenne che tali furti non vi furono mai in Procura, ma se fosse stato così quei documenti avrebbero dovuto generare un qualche fascicolo di ipotesi di reato. In realtà il giudice nel suo decreto di archiviazione commise errori banali tipo sbagliare date e fu anche per questo che si chiese una indagine ad altra Procura successivamente...
Tornando all’inizio, in novembre ‘04 i due cominciarono ad inviare delle raccomandate e a marzo del 2005 quando si recarono in Procura scoprirono che mancavano. Era evidente che lo smarrimento era avvenuto all’interno degli uffici della Procura della Repubblica perché i due erano in possesso di timbri di “pervenuto” applicati nelle ricevute di ritorno delle lettere raccomandate da loro inviate… Con grande sorpresa i due scoprirono che quei documenti non essendo stati mai protocollati non arrivarono mai a compiere l’iter previsto dalla legge! Nel contempo va sottolineato che pur chiedendo un aiuto urgente, i due furono lasciati a loro stessi anche quando fu evidente della scomparsa dei fascicoli! In particolare fra quelle carte scomparse vi erano dei documenti importanti come la denuncia di violazione di domicilio. Quella denuncia, tecnicamente, sarebbe dovuta essere inoltrata presso l’autorità padovana del luogo ove era successo il fatto, ma per i strani modi di come tale violazione era stata compiuta pareva più una minaccia o controreazione all’invio degli esposti. Insomma pareva ben incastrata in una lunga serie di eventi che colpirono i due dopo aver segnalato le cose all’autorità ! I due avevano dunque chiesto di relazionare la “violazione di domicilio” a tutti i fatti precedenti raccontati negli esposti: dunque anche quella denuncia fu inoltrata come i documenti precedenti! Tecnicamente proprio in marzo 2005 un maresciallo incontrato a Roma disse che la procedura non era scorretta, ma avrebbe inevitabilmente allungato i tempi di risposta dello Stato. Di fatto però i due cittadini ed il maresciallo non sapevano ancora quel giorno del colloquio che quella denuncia era già scomparsa e mai pervenuta e che quei tempi di conseguenza si allungarono all’infinito! Dopo che i due si resero conto della scomparsa dei fascicoli, formalizzarono anche una denuncia di scomparsa e/o sottrazione. Ma questo fu fatto molto più tardi quando la cosa diventò chiara. Fu aperto un procedimento penale contro ignoti in capo alla stessa Procura dove si era compiuto il supposto reato. Il magistrato che condusse le indagini inizialmente aveva solo gli estremi del numero delle lettere raccomandate scomparse, ma ricevette successivamente anche una copia di tutti i contenuti originali. Qui accadde l’imprevedibile: il magistrato ignorò completamente il contenuto dell’incartamento scomparso e si limitò ad allegarlo come integrazione nel fascicolo senza fare assolutamente nulla! Cioè ad esempio quella denuncia di violazione di domicilio scomparsa non ebbe nessun iter come se non fosse mai stata presentata e così fu per tutte le carte che erano state inviate e scomparse. Le conseguenze furono molto gravi.
Considerando ad esempio la sola violazione di domicilio, Matteo e Giovanna avevano subito una vera e propria perquisizione dei loro beni personali presso la sede della loro attività. Erano stati chiusi fuori dai loro stessi uffici e aspettavano l’autorità per far riaprire gli uffici a norma di legge. I due avevano ricevuto minacce pesanti dai vicini e aspettavano di entrare protetti dalle autorità. L’autorità ovviamente non fece mai il suo lavoro perché la denuncia scomparve, e loro aspettarono inutilmente, e quando si accorsero di questo fatto, era passato oramai parecchio tempo e nessuno intervenne a sistemare la cosa che non era colpa loro. Questo decretò la fine della loro piccola azienda perché non poterono più entrare in sede ed operare e diede vita alle chiacchiere più assurde perché nessuna autorità spiegò nei mesi successivi che cosa era successo! Le stesse autorità locali ignorarono i fatti perché i documenti non erano stati inoltrati loro per competenza.[Precisazione dovuta]
Va fatto notare che solo il loro primo esposto, contenuto dentro la prima raccomandata, era arrivato a Roma ed assegnato a un magistrato e re-inviato per competenza a Padova. I due avevano specificato proprio in quel primo esposto che a Padova un loro parente, citato nelle carte, diceva di avere favori dai carabinieri e che anche per tale motivo consideravano non appropriato inviare tale documentazione a Padova. Di fatto però la Procura inviò lo stesso il plico a Padova ignorando l’avvertimento dei due. E fu proprio dopo dell’arrivo a Padova del primo esposto che tutti gli altri scomparvero: scomparvero 5 raccomandate! Statisticamente Il numero di raccomandate sparite evidenziava che non era uno smarrimento ma una sottrazione, e il timbro di pervenuto raccontava che erano state sottratte dopo essere arrivate negli uffici della Procura! Una cosa assai dura da digerire per gente non di mestiere! Alla fine, al passare dei mesi vedendo uno “Stato” completamente assente i due cittadini furono costretti di loro iniziativa a prendere delle decisioni drastiche per la loro stessa sopravvivenza e da li a pochi mesi furono costretti a spostarsi più volte nel territorio italiano per fuggire alla fonte dei problemi perdendo tutto quello che avevano... Questo “spostamento” nel territorio generò una serie di contatti con le varie autorità locali sia per quei procedimenti già aperti nelle varie Procure —correlati ai documenti precedentemente inviati— sia per altri nuovi fatti che continuavano ad originarsi nei luoghi dove si trasferivano. Queste situazioni nascevano da una problematica generale di base ampiamente elencata dai due, ma mai risolta dallo Stato Italiano! Purtroppo nessuno si preoccupò di spiegare e sistemare quanto successo e nacquero anche in capo allo Stato dei vuoti cognitivi che generarono dei veri e propri “mostri” diffamatori . Ad esempio era cominciata a circolare la voce che i due cittadini erano due criminali fuggiti con i soldi della ditta. In Umbria addirittura si diceva che fossero due criminali che si facevano le ferie con i soldi della Caritas. Quando vivevano in tenda sul lago di Iseo si diceva che avevano semplicemente litigato con la famiglia e dunque potevano ritornarsene a casa senza essere aiutati. Ma queste sono solo alcune delle voci assurde circolate. Non riuscirono a difendersi da questa situazione assurda se non cambiando città o regione.In ogni caso riuscirono a rifugiarsi in Umbria da marzo 2006. Per i documenti scomparsi, e le varie questioni dubbie accorse all'interno della Procura di Roma, si rivolsero nel 2006 alla Procura di Napoli, la quale inviò il fascicolo alla Procura di Perugia perché quest'ultima competente per legge nel giudicare i magistrati romani. E poi vi fu un fascicolo aperto anche nel 2007 nella Procura di Firenze per supposta lesione del diritto della difesa a carico della Procura di Perugia. I due cittadini si erano anche rivolti alla Questura di Brescia nel periodo che vissero sul lago di Iseo (2005-2006) e alla Questura di Terni durante il periodo Umbro (2006-2008) e alla Questura di Pescara nel periodo Abruzzese (2008) etc...

Diciamo che fu una cosa naturale rivolgersi a così tante autorità per Il fatto che i problemi di fondo non erano mai presi in carico e risolti: dunque continuavano a riproporsi e rimbalzare di luogo in luogo. Ogni qualvolta varcavano la porta di un ufficio dovevano rispiegare la vicenda... Questo ha portato i due a scrivere anni dopo documenti generali come “Screening” o altri “dossier” che affrontassero la vicenda dall’inizio e nel complesso e che inquadrassero i fattori più importanti: almeno per farla capire all’interlocutore di turno. Questi documenti, che non avevano nulla a che fare con dei documenti legali né per linguaggio né per struttura, furono poi consegnati al bisogno ai Carabinieri o Polizia di Stato o altre autorità di vari luoghi, in maniera autonoma o sotto forma di allegati o di altre informazioni esplicative e furono fatte anche delle versioni da poter pubblicare, e furono inviati pure nella loro regione dalla quale si erano allontanati da anni. Tutto questo per coprire quel vuoto cognitivo nelle autorità venete.

Il fatto che spesso Polizia e Carabinieri non parlassero tra loro creò molti danni e malintesi: come quello accaduto nell’agosto del 2010 quando i carabinieri, che conoscevano molto bene la situazione perché informati dei fatti, non avvertirono la Polizia di Stato di quella situazione nel territorio, e questo fatto generò dei danni gravissimi senza che mai nessuno pagasse o riparasse quanto fatto.
Va ribadito che la perdita da parte della Procura delle denunce di violazione di domicilio, ancora nel 2005, e e tutti gli errori successivi determinarono la necessità di lasciare la propria terra nativa per salvare la vita. Purtroppo rimase nello "Stato", soprattutto in Veneto, un vuoto cognitivo di quello che era successo: nessuno ad esempio aveva spiegato all'ufficio delle entrate e ad altre autorità venete quello che stava succedendo. Nessuno si prese mai la briga di sistemare la questione e questa divenne con gli anni sempre più ingarbugliata. Errori, negligenze, favori personali, qualche parente in polizia, e forse corruzione ed altro… contribuirono a creare una situazione molto ingarbugliata che nessuno volle mai risolvere. La povertà indotta da questa situazione impedì anche di rivolgersi ad avvocati e a personale a pagamento. Subentrarono anche problemi di salute.Alcune persone, compresi agenti e militari, vedendo che i due erano lasciati a loro stessi, hanno agito in qualche situazione abusando del loro potere, magari in virtù di un qualche servizio a qualche amico, senza tra l’altro che ben sapessero la situazione o volessero saperla. Altri non volevano entrare nella questione, come ad esempio un ispettore che diceva che loro non possono fare nulla contro i poteri occulti: diceva questo perché era evidente che nella questione vi era un qualcosa che tirava i fili in maniera invisibile, e se ne tiravano fuori adducendo queste cose. Per quanto qui premesso è fondamentale sapere e conoscere la situazione. Per questo di seguito si evidenziano i vari passi fatti nel tempo presso le diverse autorità.Situazione prima del novembre 2004 Prima del novembre 2004 Matteo e Giovanna erano “normali” cittadini incensurati con un’istruzione di tipo universitario, lavoratori nel settore della new economy con esperienza più che decennale. Casa di proprietà con un mutuo da pagare. Auto in leasing intestata alla loro piccola ditta: indipendenti economicamente, legati sentimentalmente, avevano interrotto tutti i rapporti con le rispettive famiglie di origine già nel 2002 per gravi problemi con le stesse e con il territorio nativo, spostando il fulcro della loro vita in altra provincia. Quando quel mondo che avevano lasciato non li lasciò in pace, decisero di cominciare a descrivere la situazione alle autorità e così nacque il primo esposto. La segnalazione non fece altro che risvegliare un vespaio con conseguenti atti contro le loro persone. Tutti correlati. Questa situazione ebbe nei due una contro-reazione che li portò a scrivere ulteriormente quanto accadeva e aggiornare i documenti pregressi con i fatti nuovi e con dettagli nuovi di vecchi fatti.

  5> PASSO DOPO PASSO...


.1.

Novembre 2004

Matteo e Giovanna, dopo aver parlato con dei carabinieri, ricevono il consiglio di inviare il documento nelle loro mani alla Procura della Repubblica. La Procura scelta è quella di Roma. Viene dunque inviato a Roma. Seguono poi nei mesi successivi altri documenti inviati sempre nello stesso luogo. I due ricevono delle minacce, e una violazione di domicilio nella sede della loro ditta. Correlando questi fatti con i precedenti, inviano anche questa denuncia a Roma chiedendo che venga valutata congiuntamente alle carte già inviate. In quei mesi rimangono nascosti a casa. Scoprono vari mesi dopo, quando si recano negli uffici della Procura per capire il da farsi, che le lettere raccomandate non sono per niente pervenute! O meglio: sono arrivate a giudicare dal timbro apposto nella ricevuta di ritorno in loro possesso, ma quelle lettere raccomandate in realtà non si trovano e non sono state neppure protocollate ed inserite nel registro apposito! Dopo lo shock iniziale, i due denunciano anche questo fatto e sempre alla stessa Procura. Questa volta la raccomandata perviene ed un magistrato apre un fascicolo per indagare...Tuttavia le cose sembrano non proseguire e i due cittadini decidono di rivolgersi ad un organismo esterno per far chiarezza su quanto successo perché è evidente che una Procura non può indagare su se stessa... I due non erano assistiti da nessun avvocato e cercarono di trovare una soluzione con i propri mezzi, senza conoscere a fondo la burocrazia, la prassi documentale e il gergo procedurale… In pochi mesi si trovarono in una situazione assurda dove ogni certezza, anche nel diritto e nella giustizia, si infranse in eventi incomprensibili…


.2.

I due cittadini dopo aver inviato il primo documento alla Procura, pensarono di inoltrarne una copia simile anche al Presidente della Repubblica. Avevano fiducia nello Stato e nel Presidente. Si recarono in marzo al Quirinale per sapere con chi potevano parlare per quelle carte inviate i mesi precedenti. L’officer spiegò che erano state re-inoltrate al prefetto di Padova. Quando però, tornati in Veneto, andarono all’ufficio di Padova di quelle carte non ne trovarono traccia. L’impiegata disse che forse che erano da qualche altra parte e che dovevano ritornare la settimana dopo per darle maniera di cercare meglio: di risposta le rispedirono loro direttamente al Prefetto, ma giorni dopo decisero di interrompere il collegamento con Quirinale e con il Prefetto di Padova perché quella strada non era più giudicata sana.

Intanto a casa continuavano a capitare fatti… Le comunicazioni con la Procura di Roma e con il Quirinale duravano già da mesi. In marzo erano già 4 dall’invio del primo esposto, e avrebbero voluto parlare con un magistrato quanto prima. I due andarono a Roma per capire cosa fare. All’ufficio primi atti di Piazzale Clodio scoprirono che tutte le lettere raccomandate —dalla seconda in avanti— non risultavano nemmeno protocollate! Solo la prima raccomandata inviata a Novembre 2004 era stata assegnata e rispedita in Veneto per competenza ancora verso l’inizio di dicembre. Fanno il conto che sono scomparse le lettere dopo il re-inoltro da Roma a Padova! Chiesero se era possibile che le altre fossero state inviate a Padova. L’impiegato disse che comunque in ogni caso le raccomandate dovevano comparire nel suo database! Non vi erano! Sotto shock tornarono a casa in Veneto. Prepararono altre comunicazioni per la Procura di Roma inclusa la segnalazione di questa anomalia riscontrata. Poi verso metà Aprile ‘05 ritornano a Roma e scoprirono che anche le ultime raccomandate non vi erano: cominciarono ad essere troppe per essere uno smarrimento casuale. Ovviamente non essendo pervenute non avevano generato nessun fascicolo e nessun magistrato se ne era occupato e nessuno si era interessato dei loro problemi e denunce! Verso fine Aprile decisero di inviare una segnalazione anche ad una Procura esterna a Roma: la Procura di Milano.

Pagina:Procura_roma
Pagina: Procura_Milano

.3.

Intanto…

Non vi erano novità con la Procura di Roma. Taceva quella di Milano e nessun segnale dal Quirinale/Prefetto. Tutto taceva. I due cittadini mandarono una segnalazione anche alla Procura MILITARE di Roma: segnalazione corredata di copia di tutto il materiale precedentemente inviato alla Procura ordinaria!

Rimanere a casa era diventato pericoloso e ad inizio di giugno 2005 partirono con alcune valigie. Abitavano in collina, non avevano più a disposizione l’automobile che rimasta senza assicurazione e pagamento delle rate, e non esistevano mezzi pubblici dove abitavano. Partirono in treno.

L'estate del 2005 la passarono in una piccola tenda di campeggio sperando che lo Stato sarebbe intervenuto presto. Pensarono che era solo una questione di aspettare l’intervento lento della Procura, ed intanto bastava resistere lontano da casa. L’estate passò senza notizie dalle autorità interpellate e finirono i soldi rimasti. In Veneto avevano ancora la casa di residenza gravata da un mutuo, ma non potevano tornare perché troppo pericoloso! Avevano lasciato sul conto un po' di soldi per pagare qualche mese ancora il mutuo pensando che sarebbero tornati a vivere in quella casa...

In settembre ancor tutto taceva e cominciarono così a scrivere le prime righe in internet sulla loro vicenda sul sito di “ Autodifesa SelfDefense” . Cioè questo! In autunno finirono pure i soldi che avevano e a partire da ottobre ‘05 chiesero aiuti alimentari e un posto dove dormire nella zona del Lago di Iseo. Intanto dormirono in una piccola tenda fino alla vigilia di Natale.

Ormai persa ogni speranza, finalmente in novembre 2005 sembrò aprirsi improvvisamente uno spiraglio: ricevettero per la prima volta in assoluto una comunicazione da un magistrato romano che fece ben sperare .

La comunicazione informava che effettivamente i documenti da loro segnalati non erano pervenuti e che era stata aperta una indagine per smarrimento e/o sottrazione di documentazione. Per loro tutto questo era fondamentale perché ora finalmente non si trattava più solo della loro parola ma anche la conferma di un magistrato!

Era la prima volta che un magistrato scriveva per cui cercarono un appoggio per andare a Roma a parlargli personalmente, ma le autorità locali dissero di arrangiarsi . Non vollero nemmeno sapere niente perché comunque loro essendo “autorità” avevano l’arroganza di sapere già tutto! Purtroppo i carabinieri del lago erano in stretto contatto con quelli di residenza e quest’ultimi non si erano comportati bene. Addirittura uno in servizio al lago disse di provenire da Baone cioè da dove vivevano i due in Veneto!

I due erano bloccati senza soldi e riuscirono a malapena a cibarsi, altro che parlare con il magistrato! Mesi dopo, in febbraio del ‘06 riuscirono a fuggire dalla rete di controllo locale che li teneva praticamente a vivere come dei vegetali con carenza di cibo e al freddo. Riuscirono a raggiungere la Polizia di Stato del capoluogo bresciano. La Polizia si comportò in maniera totalmente diversa dai carabinieri: in commissariato rimasero stupiti del foglio del magistrato e suggerirono di fare quanto prima una tabella con tutti gli esposti e reati che erano stati denunciati nelle cosiddette “carte scomparse” e di ridepositare nuovamente le carte scomparse con una nuova denuncia querela.

Dunque in Questura venne fatta una nuova denuncia querela. Nel sito vi sono anche i documenti depositati in Questura.

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Quando a fine febbraio si erano recati in Questura a Brescia, abitavano in uno sgabuzzino trasformato in stanzetta da una suora, ma dopo della denuncia furono rimessi in strada dalla religiosa che portò di impeto le loro borse fuori dal cancello. Diceva che i carabinieri erano d’accordo con lei. Visti i precedenti pensarono che era vero. Non sarebbe stato possibile discutere con quelle persone. Cercarono aiuto fuori zona, portandosi via solo lo zaino, lasciando la valigia e la tenda là al lago. Un sacerdote al di fuori della cerchia locale diede loro dei soldi per andare a Roma. Finalmente arrivarono a Roma dove cercarono di parlare subito con il magistrato che aveva aperto l'indagine sulla loro documentazione scomparsa. Arrivati a Roma, riuscirono ad ottenere un aiuto in soldi e usarono quei soldi per fermarsi qualche giorno all’ostello di Roma. Arrivati in piazzale Clodio trovarono l’amara sorpresa che il magistrato era in ferie . Riuscirono entrare lo stesso nel suo ufficio e egualmente a parlare con un dipendente. Il dipendente molto gentile spiegò che il loro procedimento era già stato archiviato due mesi e mezzo prima. Venne mostrato nel terminale che comunque quella documentazione che il magistrato scriveva “scomparsa” era comunque pervenuta. Disse che un altro fascicolo di un certo Poli2 era confluito su quello lì. Il dipendente suggeriva di andare subito in cancelleria.
Nonostante non fossero avvocati riuscirono ad ottenere in cancelleria, con la marca da bollo adatta, il decreto di archiviazione del procedimento.

Appena usciti da piazzale Clodio inviarono copia del foglio appena avuto in cancelleria, vale a dire il decreto di archiviazione. Lo inviarono alla Questura di Brescia all’attenzione dell’ispettrice superiore e del vice-questore chi si erano occupati del caso.

Purtroppo non avevano più soldi per rimanere ancora a Roma ad aspettare il ritorno in servizio del magistrato dopo le ferie. Dunque partirono da Roma e trovarono miracolosamente aiuto in casa di accoglienza per poveri ad Assisi. Ad Assisi uno dei due, con l’aiuto del personale della casa di accoglienza, trovò un piccolo lavoro e questo parve prospettare l’inizio di una vita nuova in Umbria. Ma qualcosa si ruppe anche ad Assisi. Dopo l'estate, vennero scaricati anche dalla casa di accoglienza. Sembrava che il direttore avesse chiamato i parenti Veneti, e questi ultimi non volendo sborsare soldi, avessero indotto a mandarli via. In realtà pensarono probabilmente che non avendo più aiuti in Umbria sarebbero ritornati in Veneto. Una cosa simile era successa anche al Lago d’Iseo quando ad un sindaco fu fatto credere che i due erano scappati dalle famiglie per una banale lite ed invitando dunque il sindaco a non aiutarli3!

Nei mesi passati ad Assisi i due speravano che comunque la denuncia querela depositata a Brescia avrebbe aperto qualche strada, ma anche il filone “Brescia” finì nel silenzio e in settembre ‘06 erano ancora lasciati completamente da soli dalla Polizia di Stato. I due chiesero aiuto al Vescovo di Assisi e poi rifugiarono da delle suore vicino ad Assisi . Visto che anche la strada di Brescia era andata chiusa, i due si convinsero ancora di più in quel tempo che i problemi sorti in capo a procure e/o magistrati dovevano essere giudicati da una entità esterna. La legge stabiliva che la Procura esterna detta “controllante” per il loro caso era quella di Perugia.

Decidevano dunque per quella strada, ma per una indicazione errata si rivolsero alla Procura di Napoli invece che a quella preposta per legge. I due dunque si trovarono a Napoli in data 8 settembre 2006 davanti ad un addetto molto disponibile che acquisiva comunque la documentazione e la portava immediatamente da un magistrato. Un impiegato che diceva di avere avuto 30 anni di esperienza in Polizia diceva di tenersi disponibili e pronti per un blitz… A Napoli avevano informazioni che confermavano quanto loro dicevano: non tanto del loro caso specifico ma di casi molto simili per cui non vi fu nessun problema a far capire di che cosa si trattava. L’indagine era stata portata immediatamente davanti a un magistrato dell’antimafia. Sigillata. Nel sito si trova la denuncia depositata nella Procura di Napoli. Contestati ai magistrati romani i reati 323 e 490 del codice penale

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I due cittadini dopo essere stati a Napoli l’8 settembre ‘06 , si aspettavano finalmente uno sblocco della situazione imminente e una soluzione veloce come era stata a loro prospettata. Questo perché a Napoli parlavano di blitz e come dovevano essere svolte certe operazioni... Ma passarono i giorni e tutto tacque. Si aspettavano una chiamata a giorni, ma a fine mese ancora niente e così decisero per la festa di San Michele Arcangelo a fine settembre di ritornare a Napoli. A Napoli una persona disse che “L’Acqua della laguna era arrivata fino a là”. Fu sicuramente una frase profetica.      A NAPOLI ebbero una amara sorpresa: il procedimento era già stato trasferito alla Procura di Perugia!      Dunque quel giorno ebbero solo uno scambio breve di parole con il magistrato di Napoli, che li invitò a recarsi il prima possibile a parlare con il magistrato di Perugia raccomandando di far mettere tutti i colloqui a verbale!      Passando davanti l’ufficio del PM Filippo Beatrice, si fermarono una mezz'oretta e fecero anche una chiacchierata con questo. Capirono che il magistrato aveva letto alcune loro lettere che avevano inviato mesi prima per questioni legate allo scandalo del calcio...e capirono che aveva parlato con i carabinieri probabilmente del loro luogo di residenza...



Tornati in Umbria dove risiedevano in quel periodo, i due si recarono dunque a Perugia, ma tutto procedeva lentamente là. La prima sensazione fu che a Perugia non avrebbero concluso nulla! Quando finalmente riuscirono ad ottenere il nome del magistrato che aveva ereditato il procedimento da Napoli, questo si rifiutò categoricamente di incontrarli! Con grande disappunto vennero a sapere che il magistrato perugino aveva incaricato la Polizia giudiziaria di Roma di fare le indagini sui fatti accaduti a Roma. Come si dice cane non mangia cane, e una indagine interna nella Procura di Roma su fatti gravi accaduti a Roma… voleva dire esattamente un nulla di fatto e non occorreva essere avvocati o magistrati per capire queste cose! In più erano venuti a sapere che il magistrato perugino aveva avvertito quello romano delle denunce a suo carico. Dunque dal blitz prospettato a Napoli ci si trovò in una situazione completamente cambiata: il magistrato se colpevole, avrebbe avuto tutto il tempo di far sparire le prove! Sollecitando il colloquio, sempre nel perugino, ebbero uno scambio verbale con una persona responsabile capo delle segreterie, la quale era molto sorpresa che il magistrato non volesse vedere i due. Siccome aveva una concezione idilliaca del magistrato, per spiegare questa cosa ipotizzò nella sua testa che il magistrato non voleva incontrarli perché non aveva in mano la loro documentazione Cosa che poteva essere secondo lei perché la documentazione era in mano alla POLIZIA GIUDIZIARIA. Fece dunque loro ri-depositare nuovamente tutti i documenti ai quali lei stessa appose i timbri. Ma anche questo non cambiò la decisione del magistrato che rimase inamovibile nelle sue decisioni. Nel sito vi è la documentazione intercorsa con la Procura di Perugia.

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Nel frattempo, in novembre 2006 erano rimasti senza posto dove stare ed era finito il lavoro stagionale e cercarono aiuto in vari luoghi, tra cui a Spoleto e a Trevi. Il comune di Trevi avrebbe voluto aiutarli ed era disposto pure a finanziare il pagamento di una stanza e aiutarli per mettere residenza e cercare un lavoro: ma per accordi la stanza doveva essere fornita dalla Caritas che non si impegnò in proposito e si chiuse così la possibilità aperta dal Comune di Trevi. Non era una novità: sapevano bene che ormai le Caritas in zona erano poco propense ad aiutare loro e che avevano una serie di nemici in quei contesti. Finirono allora a Città di Castello in una casa di accoglienza che prendeva le distanze dalle posizioni assunte da Assisi dove si voleva rimandarli i Veneto. I due durante la permanenza a Città di Castello si rivolsero ai carabinieri del luogo. I carabinieri visti i fatti e documenti, li invitarono a riscrivere tutti i fatti dall'inizio e si dissero disponibili a scriverli in verbale, e dunque i due passarono una giornata intera in caserma per scrivere il verbale e depositare gli allegati . Più di 10 ore a scrivere il verbale e a depositare il vario materiale in loro possesso. Era la prima volta che i carabinieri davano disponibilità di tempo: prima in Veneto e Lombardia erano stati trattati molto “superficialmente”. Nacque così la denuncia querela del 19 dicembre 2006

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La Denuncia Querela dei carabinieri di Città di Castello venne depositata pochi giorni dopo in Procura di Perugia. Venne assegnato il magistrato Gabriele Paci che notificò la convalida entro pochi giorni, e i due tornarono varie volte in caserma per firmare le notifiche. Poi però il silenzio. Pochi giorni dopo la casa di accoglienza dove dormivano chiudeva. Una responsabile inviò i due a Terni che riuscirono a trovare posto nei dormitori della città. Purtroppo pochi giorni dopo del loro arrivo a Terni divenne direttore un Veneto il quale complicò in molti modi la vita dei due. Malgrado la fervente attività iniziale del magistrato Paci, tutto si interruppe bruscamente e i due ne conobbero il motivo solo in maggio: il fascicolo di Paci era stato trasferito nel fascicolo del magistrato perugino che aveva ricevuto il procedimento dalla Procura di Napoli. Il magistrato perugino, che aveva sempre negato qualsiasi colloquio con i due, continuò su quella linea . Per cui fu chiaro che il verbale dei carabinieri venne affossato dentro quel procedimento già aperto (sempre che fosse stato aperto veramente con i reati contestati perché anche di questo avevano dei dubbi i due …) e silenziato tutto. Appena arrivati a Terni, si trovarono aver a che fare con degli amici del direttore di Assisi. E ancora peggio, poco dopo del loro arrivo sostituirono pure il direttore di Terni con uno di origine Veneta. Quest’ultimo fu come una spina nel fianco in tutto il periodo ternano. Nacquero subito problemi anche a Terni, cercarono di parlarne con la Polizia di Stato e pareva che alcuni ispettori dell’anticrimine avessero capito bene la situazione e cercarono di metterci una pezza a tutte quelle situazioni assurde che nacquero in territorio ternano e che avevano l’obiettivo di sbatterli fuori per farli ritornare in Veneto. In Questura conobbero anche per caso un ispettore che era molto curioso. Questo ispettore dopo aver acquisito un po’ di informazioni disse che le cose che dovevano fare le avevano fatte tutte (riferendosi soprattutto al verbale dei 19 dicembre 2006). L’ISPETTORE non amava gli ambienti di “chiesa” e pareva avere una soluzione per farli uscire dagli ambienti di chiesa per essere aiutati dai servizi sociali del Comune. E forse la sua idea sarebbe servita anche a mettere un po’ di pepe sotto il sedere del magistrato . Così lì convinse ad andare da un giornalista. La sua soluzione era di uscire con un articoletto sul giornale che smuovesse l’interesse nel Comune e forse forse anche il magistrato. L’articolo uscì sul “Corriere dell’Umbria” ad inizio marzo 2007. Pochi giorni dopo i due inviarono anche un esposto/denuncia per lesione del diritto alla difesa alla Procura di Firenze. In quei fogli allegarono l’articolo del Corriere dell’Umbria per dare più importanza alle carte inviate. Il magistrato di Firenze, tal Rosario Minna, chiese spiegazioni alla Procura di Perugia. Nel sito vi è la denuncia e incartamento inviato a Firenze
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Dopo l’articolo sul Corriere dell’Umbria e la denuncia del magistrato di Perugia presso la Procura di Firenze, i due si aspettavano una qualche forma di cambiamento a Terni. Questo invece non successe. Purtroppo il Comune di Terni non si interessò a loro come avrebbe auspicato l’ispettore di Polizia. Quelli della casa di accoglienza, spinti dall’opinione pubblica, sembravano però aprire qualche spiraglio di dialogo promettendo una qualche forma di aiuto per un appartamento e un lavoro come avevano fatto per altri “ospiti”. Ma dopo due mesi, quando l’effetto mediatico scemò, non rispettarono la parola data. Anche in Questura si aprì una frattura e due “linee di pensiero”: una di aiuto e una di contrasto. Alcuni “abitanti” della Questura legati alla diocesi cercarono di ostacolarli mentre altri cercarono di aiutarli: erano due linee che rispecchiavano quanto stava succedendo a Terni e non solo in Questura. Persino all’interno dell’associazione delle case di accoglienza vi fu una guerra interna. Nemmeno con l’appoggio di un veterano e persona molto influente in Terni riuscirono a spuntarla. A Terni nacquero molte situazioni pericolose e difficili, come quella di bullismo che fu spedita anche a Firenze e che generò il secondo procedimento penale in capo alla Procura.
Il sito contiene le interazioni ufficiali con la Questura di Terni.
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Si ricorda che I due giunsero a Terni da Città di Castello dopo le feste di Natale del 2006, e vi rimasero fino a Marzo 2008. Durante quel periodo vi furono delle serie speranze di rifarsi una vita in quelle terre, ma poi naufragarono per diversi motivi raccontati qui e in “Screening”. L’ultimo periodo fu disastroso e alla fine non restò altro che andare via, più o meno dovettero fare questo per gli stessi motivi che erano successi a Padova nel 2005, per gli stessi motivi accaduti a Marone nel 2005 ed Assisi nel 2006. I contatti con la Polizia di Stato di Terni avevano rallentato il fenomeno che aveva rovinato loro la vita, ma non fermato! Anzi ad un certo punto nacquero delle ostilità anche da parte di un ramo della Questura: quello legato agli ambienti veneti.

Durante la permanenza a Terni non ci furono novità sostanziali né dal procedimento di Perugia né dai Procedimenti aperti nella Procura di Firenze dal magistrato Minna. O almeno a loro non fu detto nulla. Tanto che non vennero nemmeno informati dell’archiviazione dei procedimenti sebbene fosse stato chiesto espressamente nelle carte depositate a Perugia e Firenze!

La realtà è che i due furono spesso trattati come irreperibili quando non si voleva trovarli!

Partiti da Terni nel 2008 finirono per un po’ più di un mese in Abruzzo. Finirono anche qui in un dormitorio, ma non trovando lavoro in quel solo mese di disponibilità, furono costretti ad andare via nuovamente con il pesante fardello, da soli, con due zaini e un quantitativo di carte non indifferente.

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Dopo Terni e Abruzzo i due giunsero nella primavera del 2008 nelle Marche. Qui riuscirono a trovare l’interessamento di una famiglia facoltosa che concesse un appartamento. Uno dei due trovò subito un lavoro stagionale. L’altro invece non riuscì a trovare lavoro e si mise a sistemare i files che poi generarono il fascicolo della denuncia contro lo Stalker e la Storyboard. Fu un lavoro meticoloso che durò mesi. Questo lavoro fu poi depositato in Questura a Terni tra la fine di marzo 2009 e l’inizio di Aprile e riportato di seguito.
L’interessamento della famiglia facoltosa era avvenuto tramite un loro figlio, il quale aveva degli obiettivi molto diversi dall’aiutare i due per solidarietà come faceva credere. Quella persona, che all’inizio fu un aiuto determinante, divenne poi un incubo e una vera disgrazia. Avrebbero dovuto scrivere “due righe” alla Polizia su quanto era successo, ma il pargolo era di famiglia molto conosciuta e vantava buone amicizie nel campo delle forze dell’ordine. Dunque un po’ per rispetto verso i genitori e un po’ per l’impossibilità di parlare dell’argomento… lasciarono perdere. Ma questa situazione purtroppo si propagò nel tempo, probabilmente nelle forze dell’ordine ed in altri contesti generando situazioni assurde. Probabilmente il pargolo iniettò una certa disinformazione e diffamazione nella rete non ufficiale della Polizia e questo è sicuramente desumibile da fatti successivi accaduti nel 2010. Purtroppo le forze dell’ordine hanno spesso il vizio di acquisire storielle senza verificarle solo perché a raccontarle è il figlio di qualche personaggio importante! E questo è un vizio molto comune in Italia!

Finita malamente l’avventura nelle Marche, passarono per Terni per lasciare la “StoryBoard” all’ispettore che avevano conosciuto nel 2007 e depositare una denuncia di Stalking nell’ufficio denunce da inviare a Padova.

Nel sito vi si tratta la denuncia per stalking e la “storyboard”.

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MARE NERO

Passati per Terni e depositata la denuncia per Stalking all’ufficio denunce e la “StoryBoard” ad un ispettore… i due cercarono lavoro nuovamente in Abruzzo e poi in provincia di Firenze. Trovarono solo vitto e alloggio per qualche mese e poi partirono di nuovo senza aver trovato nulla di certo. In Agosto 2009 trovarono un prete che li lasciò vivere in una stanzetta che non si usava in parrocchia. Qui cominciarono a vivere raccogliendo cibo presso i numerosi locali, ristoranti e supermercati. Trovarono degli ostacoli in alcune persone e tanta cattiveria. Fu un periodo nel quale non avevano nemmeno un telefono. Nacquero le storie più assurde su di loro che culminarono in bruttissimi fatti.

Questo periodo fu etichettato con il nome “Mare Nero”. Dunque da agosto 2009 diciamo che iniziò il periodo denominato “MARE NERO”. I due sbarcarono in questa terra senza soldi e senza amicizie e conoscenze. Questo territorio fu storicamente molto legato al fascismo e la terminologia “NERO” deriva da questo nesso. Il fenomeno non era certamente scomparso rilevando nel territorio una certa nostalgia per tale periodo sebbene attualmente sia esteriormente territorio rosso.

In questo periodo la loro vita subì una svolta radicale ancora una volta. Rappresentava in linea teorica una nuova possibilità, visto che non conoscevano nessuno ed era in un certo senso un territorio vergine. Approfittando di questo fatto, Il primo anno vissero da invisibili: senza telefono, senza essere registrati da nessuna parte, senza collegamenti con la Caritas, senza essere dichiarati dai vigili, senza scrivere in internet!

Un prete aveva dato una stanza della parrocchia in un condominio a qualche km dal centro dove non davano fastidio ai buon-pensanti. La stanza non era utilizzata e loro si arrangiarono senza chiedere soldi al prete o impegni particolari. Erano indipendenti e si procurarono vestiti e cibo autonomamente senza chiedere aiuto alla parrocchia. Sapevano che ogni contatto con la Caritas o cose del genere sarebbe finito in una disgrazia perché la Caritas prendeva i loro nomi e poi si informava presso le altre Caritas e presso le forze dell’ordine in Veneto che erano ormai chiaramente parte avversa… Questo contatto determinava immancabilmente il comando di rispedirli in Veneto, insieme a una cozzaglia di diffamazioni. Questo era già accaduto ad Iseo, Assisi, a Terni, in Abruzzo… e non era difficile capire cosa sarebbe successo in qualsiasi altro posto! Dunque cercarono questa volta di rimanere il più possibile invisibili!

Dunque i due cercarono di cogliere l’occasione data dal prete per rimanere il più invisibile possibile. Questo perché il prete non aveva nemmeno chiesto i documenti e si era pure dimenticato i loro nomi. Dunque dormivano nella stanza ma si spostavano nei paesi limitrofi per cercare cibo e lavoro di modo da non far rumore nel piccolo paese. Questa situazione pareva ottimale per eliminare tutti i problemi avuti precedentemente e magari trovare un lavoro senza passare tra le maglie dei servizi per i poveri.

NB:
iN QUESTO SITO non fu pubblicato nulla a riguardo in un primo periodo, ed anni dopo usarono dei pseudonimi per indicare questi paesi al posto dei nomi reali:

-Fenili* come nome per il paese del prete;
-Sammartino* per il paese limitrofo situato a Nord;
-PiediGrossi* e Tiberius* per il capoluogo.

Purtroppo il loro comportamento “misterioso”, ed a Fenili* poco sociale, destò molti sospetti che portarono a considerarli da alcuni come dei criminali che si nascondevano e fu fatta una vera e propria caccia all’uomo mirante a pulire il territorio da gente indesiderata. In realtà in zona vi era gente molto pericolosa ma quelli magari non destavano problemi. Loro due invece davano fastidio perché una signora voleva usare la stanza per i suoi usi e consumi e si mise a fare loro guerra muovendo l’inferno. Una banale signora di paese volontaria nella parrocchia si trasformò in una rovina per i due. I due come controreazione informarono costantemente i carabinieri di Città di Castello perché erano stati gli unici ad ascoltarli nel passato e a confrontarsi con loro per vari giorni e gli unici a poter capire la situazione nel complesso e dunque anche ciò che stava accadendo. Questa signora però non fu messa a tacere dai carabinieri e continuò imperterrita a seminare zizzania su tutti i fronti. Al prete all’inizio non davano fastidio i due perché si arrangiavano, ma la signora andava spesso dal prete a protestare per cui anche lui ad un certo punto divenne ostile. Il prete aveva l’amico d’infanzia che era sindaco, conosceva bene il comandante dei carabinieri locale e aveva amici nella Polizia oltre che nella Curia. Insomma quel che capitava quasi in ogni piccolo paese italiano. Si vedono anche in tv situazioni come queste, come nella Fiction di “Don Matteo” con l’attore Terence Hill: solo che quella è una fiction e nella realtà le cose funzionano in maniera un po’ diversa perché gli esseri umani sono mossi da dinamiche di interesse personale e le persone non sono sempre avvedute...

Nonostante le condizioni di vita difficili e l’azione della donna, riuscirono a resistere e scrissero in autunno “SCR-Screening” che mandarono in Questura a Padova e all’ufficio delle Entrate in Veneto. Poi quell’inverno scrissero anche “Blackcat”, che inviarono poi ai carabinieri di Città di Castello il 17 aprile 2010 unitamente a una versione aggiornata di “Screening”. Con questi documenti speravano di completare la documentazione già inviata e depositata di modo che la vicenda fosse coperta a 360 gradi. Questi documenti spiegavano anche il background nel quale si era consumata l’intera vicenda. La speranza in una soluzione della vicenda non si era mai assopita del tutto e l’impegno profuso in documenti di questo tipo ne è la prova. Non tutti riescono a scrivere documenti di questo tipo, con una struttura complicata e di così tante pagine! Ma cercavano di far capire la situazione e non era possibile con documenti di poche pagine!  

Pagina: FaseMareNero

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Siamo in pieno “Mare Nero”, periodo iniziato ad agosto 2009.
In febbraio 2010 i due avevano avuto per la prima volta l’incontro con i carabinieri del nucleo radiomobile locale. I carabinieri li avevano fermati come fossero dei criminali e —capito l’andazzo e l’aria che tirava— i due chiesero ai carabinieri di mettersi in contatto con il maresciallo che aveva scritto il verbale il 19/12/06. Nonostante fosse passata la mezzanotte, contattarono subito il maresciallo e, dopo del contatto, i carabinieri cambiarono completamente atteggiamento diventando persino gentili! Questo lasciava presupporre ai due che sarebbero stati lasciati in pace dai carabinieri e che le cose si sarebbero chiarite proprio per mezzo dei cc. La pattuglia si era anche resa conto delle falsità che erano state raccontate ed i due si resero conto proprio dalle domande fatte dai carabinieri di tutte le chiacchiere assurde che stavano andando in giro per il paese.

Quella sera qualcuno aveva chiamato il 112 e questo perché convinto che fossero dei criminali a piede libero e questo era dovuto alle chiacchiere che qualcuno aveva deliberatamente fatto circolare per il paese. Questo era un fatto molto grave. Purtroppo i carabinieri non fecero nulla per bloccare queste chiacchiere e la situazione ebbe un esito fatale mesi dopo per i due.

Alcuni mesi dopo quel primo incontro con il nucleo radiomobile, tra maggio e giugno verso le 2 di notte, arrivarono di nuovo i carabinieri a battere come solo loro san fare sulla porta! Questa volta erano quelli della stazione locale. I due presero paura perché era evidente che anche questi avevano informazioni fuorvianti sul loro conto: venivano mandati carichi, se uno fosse stato un criminale a vedersi questi come minimo li avrebbe ammazzati sulla porta! Con pazienza i due parlarono attraverso la porta, passando anche un foglietto che avevano spedito ai loro colleghi carabinieri di Città di Castello. Piano piano gli animi si calmarono e i carabinieri capirono di non trovarsi davanti a quanto era stato loro raccontato! I due aprirono la porta quando si erano chiarite alcune cose. Questi carabinieri erano stati mandati dal loro comandante che era diverso dal superiore di quelli cc di febbraio e non sapeva niente. Vollero i documenti e presero i dati di identità. Li passarono al prete. I cc quella sera scoprirono che i due vivevano in una piccola stanza che non vi era posto per nulla mentre era stato raccontato loro che vivevano in un bel appartamento con cucina e tutti i comfort approfittando della bontà del prete. In realtà non avevano nemmeno un fornelletto e nemmeno la caldaia e l’acqua calda…
I carabinieri locali ancora una volta avevano dimostrato di non sapere nulla perché non erano stati informati né dai carabinieri di Città di Castello né da quelli della radiomobile incontrati in febbraio!

I carabinieri presero i dati dai documenti. Quello che sembrò essere un normale dovere di un carabiniere fu il preludio alla vaccata del 3 agosto 2010. I carabinieri vengono spesso usati per fare le vaccate senza che essi se ne rendano spesso conto. E difatti non si resero conto di che porta stavano aprendo passando i dati al prete. Vi sono situazione che bisogna affrontare in modo non formale, ma non sono preparati a farlo.

Passata anche questa paura pensarono che ora non avrebbero più avuto problemi con i carabinieri locali!

Ma due mesi dopo, in Agosto arrivò questa volta la Polizia di Stato. La Polizia svolgeva servizio solo in estate in quei luoghi. La polizia non volle ascoltare nulla e nemmeno volle contattare i carabinieri che trattavano il caso. Entrarono con la forza forzando la tapparella della porta finestra. Dentro vi era solo uno dei due. Fu ammanettato, caricato in auto e gli fu imputato un oltraggio a pubblico ufficiale per portarlo via dall’immobile e per dargli un foglio di via. Gli strapparono l’unica chiave in loro possesso e lo portarono in gattabuia in attesa di essere portato in Questura il mattino successivo. In Questura gli fecero un foglio di via senza permettersi di difendersi e spiegare. Nessuno aveva tempo di ascoltarlo! Per loro il caso era chiuso: se ne doveva tornare in Veneto e basta! L’avvocato d’ufficio che si occupò del caso scrisse che era evidente che la Polizia aveva agito in quel modo per liberare la stanza senza ricorrere ai procedimenti di legge che prevedono lo sfratto e un certo iter burocratico! Ma nei paesetti si conoscono tutti, dal prete al sindaco, al comandante… e nessuno va ad ascoltare due poveri. I due ne avevano subite di tutti i colori nel corso degli anni e si capiva benissimo che nessun poliziotto sarebbe stato maltrattato per quella azione. Quando si fece notare al poliziotto che stavano facendo una cosa assurda pregandoli di chiamare i carabinieri per informarsi sul loro caso… il poliziotto rispose “noi siamo Polizia e non siamo secondi a nessuno, tanto-meno ai carabinieri”. E gli chiuse la bocca e non volle sapere nulla! Fu impossibile parlare con la Polizia per cui emisero un foglio di via di tutta fretta creando una delle situazioni più brutali che i due abbiano subito dallo Stato Italiano. Avevano preso solo uno dei due, perché l’altro non era ancora tornato. Furono giorni orrendi che nessuno ha mai pagato. Fu l’inizio del massimo disprezzo per la Polizia di Stato o almeno per quelli che avevano fatto quelle cose e per i carabinieri che non avevano fatto nulla per fermarli. Una situazione orribile in cui sai che non puoi chiedere aiuto a chi è preposto per legge. Una paura mista a rabbia.


Fatto ricorso al Prefetto, i due non tornarono in Veneto ma rimasero a vivere da senzatetto stando ben nascosti dalla Polizia di Stato che era diventata una minaccia tanto quanto i criminali. L’avvocato aveva specificato chiaramente che l’azione della Polizia e l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale era stata strumentale per liberare l’immobile da un personaggio innocuo senza che si applicassero le procedure di legge. Cioè per asportare a forza i due senza la procedura di sfratto.
Ormai la Polizia stessa comportandosi in quella maniera aveva indotto tutti a non aiutarli e difatti fu così perché le richieste di aiuto, esposti, denunce successive non servirono a nulla. I fatti accaduti in riviera parlano da soli. I fatti veri e non le storielle! I carabinieri informati sui fatti non mossero un dito in loro favore. Lasciarono che le cose capitassero.

Probabilmente l’ispettore che aveva condotto il “blitz” era di estrema destra. Poche ore di contatto furono sufficienti per individuare un profilo psicologico di una persona che odiava i nullafacenti (così erano stati dipinti alla Polizia). Questi esseri di estrema destra videro i due come pidocchi da eliminare dal tessuto sociale. Quella sera purtroppo al nostro protagonista gli scapparono parole che peggiorarono la situazione: quando lo portarono via ammanettato disse che stavano scrivendo una nuova pagina nera della Polizia come quella della Diaz. Il poliziotto si adirò parecchio dicendo con disprezzo verso gli altri due poliziotti cose del tipo “avete sentito? Questo è uno di quelli di Genova…” . Era sicuramente uno legato a quella filosofia e queste parole lo fecero uscire di testa come se fosse stato un attacco alla Polizia intera. Ogni parola in più veniva mal interpretata e per questo il nostro protagonista chiese alla Polizia di mettersi in contatto con i carabinieri che erano informati sui fatti, ma non vollero perché tanto loro sapevano già tutto! Figuriamoci poi come questo personaggio, che è stato ipotizzato legato agli ambienti di estrema destra possa aver agito! Certamente il poliziotto aveva agito in base ad informazioni false senza prima verificarle...ma i suoi preconcetti minavano qualsiasi possibilità di dialogo. Lui doveva estirpare il pidocchio dal territorio.

Però non si è mai verificato l’eventuale legame di questi elementi con il potere di estrema destra. E’ chiaro che quella linea di pensiero è totalmente avversa ai due, visto i documenti prodotti e le denunce fatte negli anni precedenti dove risalta un potere legato a questi ambienti: basti pensare a quello che è scritto in “BlackCat” per capire che i due possono essere perseguitati da quel filone che ha “adepti” e simpatizzanti in tutte le forze dell’ordine. Fu dunque una azione mirata quella del 3 agosto o una azione totalmente slacciata dal resto dei fatti?

Morale della favola i due non poterono più tornare nella stanzetta e i due vissero da Agosto 2010 e per più di 4 anni da senzatetto. Uno dei fu aiutato da una famiglia in settembre 2014 riuscendo a tornare a dormire sotto un tetto e mangiare su una tavola. L’altro passò ancora più di un anno e mezzo prima di uscire da quella condizione. Con il problema che erano rimasti senza più residenza e senza più documenti d’identità validi e senza un modo per rifarli per questioni meramente burocratiche e di persone bestiali. In più con la salute rovinata senza che fosse colpa di nessuno e senza nessun risarcimento. Era chiaro che erano stati fortunati ad essere ancora vivi perché poi la vita non fu meno dura.

Fu una vera persecuzione per quello che avevano denunciato. Nemmeno i criminali avevano quel trattamento. Durante tutta la fase “Mare Nero” vi fu una comunicazione di quello che succedeva nel territorio ai carabinieri di Città di Castello, e richieste ai carabinieri locali della riviera: vengono proposte di seguito

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Siamo in pieno “Mare Nero”.
Verso la fine del 2011 è più di un anno che i due vivono da senzatetto. I loro tentativi di ricevere un aiuto dal sindaco, dai servizi sociali e dal difensore civico erano tutti naufragati. Si prospettava un altro inverno che non sapevano se ne sarebbero usciti vivi. Una donna che lavorava nell’ospedale si propose di aiutarli e lì portò a casa sua. Vi era qualcosa che non quadrava perché scoprirono più avanti che in realtà si stava facendo pagare l’affitto da un prete per fare questo. Qualcuno li mise in guardia e presumibilmente la donna cercò di ottenere informazioni da loro per poi venderle. Forse contattò addirittura i parenti o il prete era in contatto con i parenti. Sono tutte ipotesi senza prove certe, ma la donna cominciò ad attivarsi in atti di violenza privata contro i due fino a cacciarli da sera a mattina in gennaio 2012. Furono portati in pronto soccorso sotto shock. I giorni successivi scrissero quanto accaduto in un esposto e lo depositarono dai carabinieri insieme ad alcune registrazioni prese con il telefonino. Insieme a quell’esposto depositarono anche un documento chiamato “Mobbing Sociale” e poi inviarono ai carabinieri anche altri documenti. Passarono varie volte a chiedere aiuto e se vi erano novità. Per un anno i carabinieri risposero che la pratica era in “lavorazione” e che chiamavano loro. Da fine gennaio 2012 dunque ricominciarono a dormire da senzatetto. Ritrovarono le coperte che avevano nascosto nelle casette al mare dentro dei sacchi neri. E rimasero senzatetto per altri anni.

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.14.

DENUNCIA DEL SINDACO

Siamo in pieno “Mare Nero”.
Tutte i tentativi attraverso i carabinieri locali a partire da gennaio 2012 non avevano dato nessun risultato… passarono anche l’inverno a cavallo tra il 2012 e il 2013 all’addiaccio. A gennaio uno dei due rischiò di morire per il freddo e la malattia. Così tentarono ancora di cercare aiuto attraverso Facebook ed emails… Una associazione si disse solidale ed invio delle lettere al sindaco. Il sindaco non rispose e l’associazione convinse i due a denunciare il sindaco. La denuncia fu depositata in Procura della Repubblica del capoluogo. Ma non se ne seppe nulla. Quelli dell’associazione si diedero per dispersi. Così i due dovettero affrontare anche l’inverno del 2013-2014.

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.15.

FOGLIO11

Siamo in pieno “Mare Nero”.
Nel 2014, passati 4 anni dal foglio di via, i due pensano che le acque in questura si siano calmate e provano a cercare un dialogo facendo presente quello che era successo in agosto 2010 e delle conseguenze che stavano ancora patendo per quell’atto amministrativo inappropriato. Scrivono dunque un nuovo documento denominato “Foglio11” che inviano alla Questura e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Firenze.

.16.
IL RITORNO A CITTA' DI CASTELLO DEL 2017

Dopo aver inutilmente tentato un dialogo con le autorità locali e la Questura dal 2014 al 2017, uno dei due cittadini prova a tornare a Città di Castello per capire cosa era successo dopo del verbale del 19/12/06 e cosa ne avevano fatto i carabinieri di tutti i documenti inviati loro successivamente. Per tutta risposta in quei giorni in cui uno dei due è in Umbria a tentare di parlare con i cc, l’altro viene rincorso da una volante e fermato per un controllo. Vogliono sapere dove sta vivendo. Ma non fanno altro.

.CONSIDERAZIONI FINALI.


Parole dovute.:
in queste pagine presentiamo dei fatti gravi accaduti all'interno delle Istituzioni dello Stato Italiano.  Non vogliamo sostituirci alla magistratura, ma riteniamo doveroso dover presentare, senza censure, quanto da noi patito e appreso. Persistendo una situazione di pericolo, mai risolta né dalla magistratura né dalle forze dell'ordine, che si dicono incapaci di risolvere un problema come il nostro e che si rifiutano di fare un qualche cosa per tirarci fuori da questa situazione. Visto che la situazione  è irrisolta, siamo costretti  a rendere pubbliche - a nostra tutela e della comunità -  alcune informazioni che nelle prime fasi di stesura di questo sito erano state omesse.